Il progetto del ponte sullo Stretto di Messina, guidato dalla Webuild di Pietro Salini, continua a sollevare interrogativi e controversie. Nonostante non sia stata ancora posata la prima pietra, le discussioni si intensificano attorno alla tenuta sismica dell’infrastruttura. Dopo l’azione legale degli ambientalisti per la tutela della fauna locale, ora è il professor Carlo Doglioni, ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia , a esprimere preoccupazioni sulla capacità del ponte di resistere a eventi sismici significativi.
Le preoccupazioni sulla progettazione sismica
Il professor Doglioni ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Repubblica in cui mette in evidenza come il progetto del ponte potrebbe non essere adeguatamente preparato per affrontare scosse telluriche rilevanti. Secondo lui, oltre alla magnitudo dei terremoti è fondamentale considerare l’accelerazione del suolo durante un evento sismico. Questa misura è cruciale per determinare se una struttura possa reggere sotto stress estremo.
Doglioni avverte che se si verificasse un terremoto simile a quelli de L’Aquila o Amatrice nella zona di Messina, le conseguenze potrebbero essere disastrose. La sua analisi ha suscitato reazioni immediate da parte della Società Stretto di Messina, che ha difeso con vigore il proprio progetto sottolineando che sono stati effettuati studi approfonditi sulle condizioni geologiche e sismiche dell’area.
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La risposta della Società Stretto di Messina
La Società Stretto di Messina ha contestato le affermazioni del professor Doglioni, definendole semplicistiche e fuorvianti. In un comunicato stampa ufficiale hanno chiarito che parlare esclusivamente dell’accelerazione al suolo non tiene conto delle complessità ingegneristiche necessarie per valutare la resistenza strutturale alle sollecitazioni sismiche.
In particolare, i rappresentanti della società hanno specificato che il progetto prevede accelerazioni massime superiori a 1,5 g nel caso limite d’integrità strutturale e non i 0,58 g citati da Doglioni. Inoltre hanno fatto sapere che sono stati realizzati oltre 300 elaborati geologici dettagliati riguardanti tutte le faglie presenti nell’area dello Stretto.
Sicurezza contro i terremoti: dati tecnici
La Società ha anche rassicurato riguardo alla sicurezza del ponte nei confronti dei potenziali eventi sismici nella regione. Hanno affermato che il potenziale sismo massimo previsto nello Stretto non supererebbe una magnitudo pari a 7.1 sulla scala Richter e hanno aggiunto che l’infrastruttura sarà progettata per rimanere operativa anche in caso di scosse più forti.
Ulteriormente, sottolineano come i punti d’appoggio tra il ponte e il terreno siano stati concepiti appositamente per evitare interazioni con le faglie attive circostanti. Questo approccio ingegneristico mira ad assicurare una stabilità duratura nel tempo anche nelle condizioni più avverse.
Confronto con altre infrastrutture globali
Infine, la Società Stretto di Messina ha richiamato l’attenzione sull’esistenza nel mondo contemporaneo di ponti sospesi simili situati in zone ad alta attività sismica come Turchia, Grecia o Giappone; esempi concreti dimostrano come tali opere possano essere realizzate senza compromettere la sicurezza pubblica.
Nonostante queste rassicurazioni tecniche rimane aperta una domanda cruciale: dopo anni caratterizzati da progetti mai concretizzati o abbandonati prematuramente, sarà finalmente possibile vedere realizzato questo ambizioso collegamento tra Calabria e Sicilia?