Nuove riforme sulla caccia: il governo italiano prepara un disegno di legge controverso

Un disegno di legge ministeriale per modificare la legge sulla caccia del 1992 suscita preoccupazioni tra ambientalisti e opposizione, evidenziando potenziali minacce alla biodiversità italiana e controversie politiche.
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Un disegno di legge ministeriale sta per essere presentato, con l’obiettivo di modificare la legge sulla caccia del 1992. Il documento, di cui ilFattoQuotidiano.it ha ottenuto una copia, solleva preoccupazioni tra esperti e ambientalisti. La proposta sembra avere radici più profonde rispetto a quanto inizialmente previsto, coinvolgendo direttamente la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e Coldiretti.

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Le origini della proposta

Secondo fonti vicine al mondo venatorio, l’iniziativa non è esclusivamente attribuibile al ministero dell’Agricoltura guidato da Francesco Lollobrigida. Si segnala infatti che Giorgia Meloni ha avviato un dialogo con Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. Questo approccio potrebbe essere influenzato da eventi recenti che hanno coinvolto la sorella della premier e altre questioni politiche interne. La collaborazione tra il governo e Coldiretti è vista come cruciale per ottenere consensi in un settore che può mobilitare significativi voti elettorali.

Il disegno di legge non è stato presentato nel Consiglio dei ministri del 19 maggio a causa delle lunghe trattative sul testo stesso. Eugenio Dupré della Direzione generale Tutela della biodiversità ha confermato che ci sono stati ritardi dovuti alla necessità di rivedere alcuni articoli in contrasto con le normative europee riguardanti la protezione degli uccelli.

Controversie e opposizioni

Le misure proposte nel ddl stanno suscitando forti reazioni sia all’interno che all’esterno del Parlamento. Diverse associazioni ambientaliste come Enpa, Lac, Lav, Lipu e Wwf hanno espresso preoccupazione per i potenziali danni alla fauna selvatica e agli ecosistemi italiani. Tra le critiche principali ci sono l’apertura della caccia anche durante i periodi tradizionalmente chiusi e l’eliminazione delle restrizioni sulle aree protette.

In particolare si segnala la liberalizzazione delle catture degli uccelli ed una serie di deroghe alle norme vigenti che potrebbero favorire pratiche già considerate problematiche dal punto di vista ecologico. Queste misure sono percepite come una minaccia diretta alla biodiversità italiana ed evidenziano uno scontro aperto tra diversi ministeri governativi.

Le reazioni politiche

I partiti dell’opposizione stanno manifestando una forte contrarietà nei confronti del ddl proposto dal governo Meloni. Sergio Costa, ex ministro dell’Ambiente ora deputato M5s, ha descritto il provvedimento come “una deregulation totale” capace solo di incentivare attività illegali come il bracconaggio. Anche Eleonora Evi del Pd ha criticato aspramente le intenzioni governative definendole “grottesche” rispetto alla tutela degli animali selvatici.

La capogruppo Avs Luana Zanella ha sottolineato l’importanza della battaglia contro questa normativa ma anche contro disposizioni più ampie nel Codice civile relative ai diritti dei cacciatori sui terreni privati agricoli.

Il clima politico attuale suggerisce quindi un acceso dibattito su questo tema delicatissimo che tocca aspetti fondamentali legati alla conservazione ambientale in Italia.

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