Ombrelloni è uno spettacolo che esplora il legame tra memoria e comicità, presentato in anteprima al Ridotto del Teatro Goldoni di Bagnacavallo. La prima ufficiale è prevista per la fine di settembre nell’ambito della rassegna Colpi di Scena, organizzata da Accademia Perduta / Romagna Teatri. Scritto da Iacopo Gardelli e interpretato da Lorenzo Carpinelli, lo spettacolo promette un’esperienza unica che mescola poesia e ironia.
Un’anteprima evocativa
Il 10 maggio scorso, il pubblico ha avuto l’opportunità di assistere a una prova generale dello spettacolo Ombrelloni. Al centro della scena si trova un lettino da spiaggia solitario, simbolo dell’estate e delle vacanze. L’atmosfera è essenziale: non ci sono decorazioni superflue ma solo ciò che serve a raccontare una storia profonda. Lorenzo Carpinelli interpreta un bagnino-narratore vestito con camicia aperta, shorts balneari e occhiali da sole; la sua figura appare sia familiare che straniante.
Con una fotografia incorniciata del sé bambino in mano, Carpinelli invita il pubblico a non ridere: “Vi ho portato un reperto”. Questa frase rompe immediatamente la quarta parete ed esorta gli spettatori a riconoscere le proprie esperienze piuttosto che scoprirle per la prima volta. È qui che si attiva il meccanismo relazionale tra attore e pubblico; entrambi sono coinvolti in un gioco di ricordi condivisi.
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Trasformazione degli aneddoti in visioni poetiche
La comicità presente nello spettacolo nasce dall’eco dei ricordi comuni. Ombrelloni gioca su questa risonanza interna creando momenti comici attraverso una parodia centrata su elementi culturali condivisi. La scrittura di Gardelli utilizza strumenti della poesia popolare per costruire immagini vivide sul palco.
Il testo presenta elementi felliniani non tanto per l’ambientazione quanto per come trasforma aneddoti quotidiani in visioni artistiche potenti. Le parole diventano immagini evocative mentre i nomi degli stabilimenti balneari romagnoli vengono pronunciati come invocazioni nostalgiche; ogni ombrellone diventa così portatore di storie significative legate all’estate italiana.
La lingua utilizzata nello spettacolo si arricchisce con dialettismi locali — termini come “sabbione” o “smanezzo” — rendendo il racconto ancora più autentico e vicino alla cultura romagnola.
Misura nella sguaiatezza dell’interpretazione
Lorenzo Carpinelli offre una performance misurata anche nei momenti più sguaiati dello spettacolo. Ogni gesto è calibrato con attenzione ai dettagli ritmici; i crescendo vocali si alternano a pause strategiche creando tensione senza mai oltrepassare i limiti del buon gusto comico.
La sua interpretazione riflette quella “pacata indifferenza” descritta dal critico Ennio Flaiano: c’è ironia ma anche affetto verso il pubblico, trasformando gli spettatori in complici piuttosto che semplici osservatori passivi delle sue storie estive.
Reperti affettivi nel racconto teatrale
Ombrelloni trae ispirazione dalla vita quotidiana trasformandola in teatro attraverso l’eccesso minimo tipico delle fotografie balneari moderne. A differenza dell’approccio distaccato dell’artista Martin Parr, qui lo sguardo rimane affettuoso verso le piccole cose della vita romagnola; le risate scaturiscono dalla necessità umana di affrontare la malinconia attraverso l’umorismo condiviso.
I luoghi rappresentati nel racconto non sono meri sfondi scenografici ma veri depositi emotivi dove ogni presenza evoca ricordi reali mescolati ad illusioni poetiche simili alle opere fotografiche del maestro Luigi Ghirri scattate lungo le coste italiane.
Un finale aperto verso nuove immaginazioni
Nella conclusione dello spettacolo, Carpinelli assume una posizione contemplativa mentre guarda verso il pubblico; sembra osservare qualcosa oltre loro—un mare immaginario o forse se stesso bambino seduto sulla sabbia? L’immagine finale richiama alla mente scene iconiche come quelle descritte nel racconto “Il viaggio” di Tonino Guerra dove personaggi anziani contemplano paesaggi mai visti prima nella loro vita reale ma sempre presenti nei loro sogni d’infanzia.
Questa chiusura lascia spazio all’immaginazione senza fornire spiegazioni definitive né rassicurazioni facili; crea invece uno spazio temporale sospeso dove risuonano ancora le risate del pubblico come nuvole estive pronte a galleggiare nell’aria.