Il messaggio di Papa Francesco per la 59ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, celebrata il 1° giugno 2025, si presenta come un appello forte e chiaro in un contesto segnato da conflitti e divisioni. Il Papa esorta tutti i cristiani a riflettere sul ruolo della comunicazione sociale, invitando a condividere “con dolcezza la speranza che è nei vostri cuori”, richiamando il versetto della Prima Lettera di Pietro. Le sue parole pongono l’accento sull’importanza di utilizzare la comunicazione come strumento per promuovere la pace piuttosto che alimentare tensioni.
Un messaggio di speranza nel contesto attuale
Nel suo messaggio pubblicato il 24 gennaio 2025, Papa Francesco sottolinea l’importanza del ruolo dei comunicatori nel trasmettere un messaggio positivo in tempi difficili. In particolare, egli invita tutti a diventare “comunicatori di speranza”, ancorati alla figura di Cristo come modello ideale. La sua riflessione si concentra sulla necessità di evitare una comunicazione che possa generare paura o odio; al contrario, è fondamentale diffondere un messaggio che incoraggi e sostenga gli altri.
Papa Francesco definisce la speranza come “un rischio che va corso”, evidenziando così quanto sia essenziale affrontare le sfide con coraggio e determinazione. La sua visione della comunicazione non si limita ai professionisti dei media ma coinvolge ogni cristiano nella responsabilità collettiva di diffondere verità con rispetto e compassione.
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Che tipo di comunicatori siamo?
Il Papa pone una domanda cruciale: “Che tipo di comunicazione pratichiamo?”. Questa interrogativa assume particolare rilevanza in territori segnati da conflitti come quelli della Terra Santa, dove ogni parola può avere conseguenze significative. Egli paragona i comunicatori cristiani a cercatori d’oro: devono saper scovare storie positive anche nei momenti più bui.
Nella sua riflessione, il Pontefice identifica tre caratteristiche fondamentali per una corretta pratica della comunicazione cristiana: vedere il bene anche nelle situazioni più disperate grazie all’ispirazione dello Spirito Santo; essere pronti a spiegare le ragioni della propria fede; infine, parlare sempre con gentilezza anziché aggressività o paura. Questi principi sono essenziali per costruire ponti tra le persone piuttosto che erigere muri divisivi.
Papa Francesco fa riferimento all’incontro tra Gesù risorto e i discepoli sulla strada verso Emmaus come esempio perfetto del modo in cui dovrebbe avvenire la vera comunicazione: iniziando dall’ascolto delle sofferenze altrui prima ancora dell’intervento diretto con parole consolatorie.
Una visione profetica della comunicazione
Il Santo Padre immagina uno stile relazionale capace non solo d’informare ma anche d’accompagnare gli individui nei loro momenti difficili. Questo approccio diventa particolarmente significativo in periodi caratterizzati da guerre e divisione sociale; attraverso una narrazione basata sulla misericordia piuttosto che su sentimenti negativi si possono creare legami autentici tra le persone.
La proposta del Papa è quella d’impegnarsi attivamente nella creazione d’un linguaggio inclusivo ed empatico capace d’avvicinare i cuori umani invece d’allontanarli ulteriormente. In questo senso, egli richiama l’attenzione sull’importanza dell’amore quale motore principale delle interazioni umane; ciò implica trasformare le parole in strumenti capaci di guarire ferite profonde anziché infliggerne altre.
In Terra Santa questa visione assume toni urgenti poiché ogni parola ha il potere sia d’aprire nuove ferite sia contribuire alla loro guarigione attraverso storie positive ed esperienze condivise.
L’appello ai cristiani nei media
Papa Francesco rivolge un invito specifico ai cristiani presenti nella regione mediorientale: clero, giovani giornalisti e genitori sono chiamati ad assumere un ruolo attivo nel panorama mediatico locale scegliendo sempre l’amore nelle loro interazioni quotidiane. In contesti spesso caratterizzati dalla disperazione generale è fondamentale far emergere voci portatrici di speranza anziché lasciarsi sopraffarre dall’indignazionismo prevalente.
L’appello finale del Pontefice è chiaro: diventiamo narratori consapevoli delle esperienze vissute dai nostri contemporanei ricordando costantemente al mondo intero che Cristo cammina accanto all’umanità anche nei momenti difficili. Condividere storie cariche dì significato può rappresentare uno strumento potente per costruire ponti fra culture diverse ed avvicinare comunità lontane fra loro.