Fabio Marchese Ragona, noto vaticanista, ha collaborato con papa Francesco alla stesura dell’autobiografia “Life: la mia storia nella Storia”. Questo libro, che sarà disponibile dal 3 maggio in edicola con il Corriere e la Gazzetta a 12,99 euro e che Lucky Red trasformerà in un film nel 2025, offre uno sguardo unico sulla vita del pontefice. Durante il lavoro insieme, Marchese Ragona ha avuto modo di conoscere un papa sensibile e ironico, ma anche profondamente impegnato su temi complessi come gli abusi e le sfide incompiute.
La genesi dell’autobiografia
Il progetto dell’autobiografia è nato da una conversazione tra Marchese Ragona e papa Francesco. L’idea era quella di raccontare la vita del pontefice attraverso i grandi eventi storici che lo hanno segnato. Francesco ha accolto l’idea con entusiasmo, sottolineando l’importanza di lasciare un messaggio ai giovani. Ha aperto il suo “libro dei ricordi”, rivelando momenti significativi della sua vita personale e professionale.
Uno dei primi ricordi condivisi riguarda lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale quando aveva solo tre anni. Ricorda flash visivi della sua infanzia: i genitori spaventati che parlavano di Hitler come un mostro e le conversazioni tra adulti sulle difficoltà vissute dai familiari in Italia. Questi eventi traumatici hanno lasciato una profonda impressione su di lui.
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I ricordi dolorosi della guerra
Francesco ha descritto come la fine della guerra fosse segnata dalla gioia delle donne del suo quartiere che piangevano felici per il ritorno alla pace. Questa esperienza lo ha motivato a combattere contro ogni forma di conflitto nel corso della sua vita. Quando si è trattato di parlare degli anni bui sotto la dittatura argentina, il tono si è fatto serio; per lui quel periodo rappresentava “un genocidio generazionale”. Ha raccontato delle sue azioni per cercare giustizia durante quegli anni turbolenti.
Marchese Ragona riporta anche le accuse ricevute da Bergoglio riguardo alla presunta complicità con il regime argentino durante gli anni ’70. Il pontefice spiegò come avesse tentato di salvare due confratelli gesuiti incontrando Jorge Rafael Videla ma non riuscì a proteggere una cara amica.
Un uomo in cerca di purificazione
Un altro tema centrale emerso dalle conversazioni riguarda i periodi difficili vissuti da Bergoglio stesso. In particolare quando fu “esiliato” dalla Chiesa per punizione senza comprendere appieno le ragioni dietro questa decisione inizialmente traumatizzante per lui. Con il tempo comprese che quell’esperienza serviva a purificarlo spiritualmente; trascorse quel periodo leggendo libri sui Papi e confessando i suoi peccati.
La modalità lavorativa tra Marchese Ragona e papa Francesco era caratterizzata da incontri prolungati seguiti da correzioni via telefono; spesso si trovavano nella residenza papale a Santa Marta dove Bergoglio mostrava anche luoghi significativi legati al suo passato ecclesiastico.
Momenti personali durante la collaborazione
Durante queste sessioni lavorative non mancavano momenti leggeri: Bergoglio amava scherzare ed era capace d’inserire battute nei discorsi quotidiani creando così un clima disteso nonostante i temi trattati fossero spesso seri o dolorosi. Una volta si presentò al telefono dicendo “Sono el Coco”, riferendosi all’Uomo Nero mentre indossava abiti bianchi – dimostrando così una personalità vivace oltre quella seria del leader religioso.
Inoltre, nel raccontare dettagli sul Conclave che lo portò all’elezione papale nel 2013, confessò a Marchese Ragona d’aver intuito subito dopo pranzo quale sarebbe stato l’esito elettorale ma dichiarò d’aver inconsciamente evitato quel momento decisivo fino all’ultimo istante possibile perché non desiderava essere eletto Papa.
Le sfide attuali secondo papa Francesco
Infine sono emersi argomenti delicati come gli abusi sessuali nella Chiesa cattolica; questo rimane uno dei temi più critici affrontati dal pontefice stesso definendolo “una sfida incompiuta” cui tutti devono contribuire affinché venga trovata verità giusta nelle situazioni più complesse come quella riguardante Emanuela Orlandi.
Marchese conclude descrivendo l’immagine finale del loro rapporto professionale: ogni volta che terminavano una sessione insieme, Bergoglio accompagnava Fabio fino all’ascensore facendogli sempre un segno della croce sulla fronte prima d’inviarlo via con affetto dicendo “Ora vai! Non rompere le scatole”.