Rafting Marmore, la “cascata” di emozioni a un’ora da Roma

Quando il fiume Nera sgorga dall’ultimo salto della Cascata delle Marmore – 165 metri di spuma che avvolge la Valnerina come un velo teatrale – succede qualcosa di unico: l’acqua, imbrigliata fino a pochi istanti prima, diventa palcoscenico per il rafting più iconico dell’Italia centrale. A trasformare quel rombo in esperienza ci pensa Rafting Marmore, il più grande centro fluviale dell’Umbria, che da oltre vent’anni traghetta manager in cerca di team-building, famiglie curiose e amanti dell’adrenalina nello stesso abbraccio spumeggiante.

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Un parco giochi naturale (e certificato)

Chi arriva alla base di Papigno – ex borgo minerario affacciato sul canyon – trova mute appese ad asciugare, pagaie colorate a ventaglio e guide dagli accenti impastati di dialetti diversi: molte provengono da squadre agonistiche di canoa, tutte sono brevettate F.I.Raft e formate con i moduli di sicurezza Rescue 3 International. Un dettaglio non secondario, se si considera che il centro vanta le doppie certificazioni ISO 9001 (qualità) e ISO 45001 (sicurezza sul lavoro), rarità nel turismo outdoor.

Il campo d’azione è diviso in due: sotto la cascata si affrontano rapide di classe III-IV+, un concentrato di salti, onde e curve obbligate che costringe il gruppo a trovare immediatamente ritmo e fiducia; qualche chilometro più a valle, tra le rocche medievali di Ferentillo e il borgo di Arrone, il fiume si distende e lascia spazio al “Raftingper-tutti”, pensato per bambini, over-55 o semplici neofiti in cerca di battesimo fluviale.


Più che un giro in gommone

L’offerta del centro somiglia a un menu degustazione per spiriti outdoor. C’è l’Hydrospeed, che sostituisce il gommone con un bob da tenere stretto fra le braccia, e il Torrentismo/Canyoning, perfetto per chi preferisce le gole laterali – calate in corda, toboga naturali e pozze smeraldo. Nei weekend estivi appare persino la versione notturna del River Adventure, un mix di zip-line, passaggi sospesi e luci frontali che trasforma il canyon in set cinematografico.

E se le scariche di adrenalina non bastano, il centro è anche hub nazionale per la formazione dei soccorritori fluviali: Fire Legions, team della Croce Rossa e tecnici delle federazioni sportive ogni anno si alternano sulle stesse rapide che, il giorno dopo, accolgono scolaresche e addii al celibato.


Dal briefing al brindisi

Il rituale comincia sempre allo stesso modo: vestizione (muta, casco, salvagente), lezione a secco sull’erba e “paddle-high-five” – la pagaia alzata in cerchio – che sancisce il patto di squadra. Venticinque minuti dopo, ci si ritrova fradici, con le braccia indolenzite e quel sorriso un po’ incredulo da “l’ho appena fatto davvero”.

Lo spazio antistante la base, un’antica filanda riconvertita, diventa poi lounge informale: docce calde, tavoli di legno, barbecue a disposizione e il profumo di bruschette che sale al tramonto. Qui si scambiano i primi video girati con l’action-cam (GoPro è stata fra i partner storici) e si confrontano le “linee” tenute in rapida, come se si parlasse di sci ma al contrario, contro-corrente.


Oltre l’esperienza: eco-etica e premio fedeltà

Il Nera è parte del Parco Fluviale omonimo: un corridoio di biodiversità dove vivono airone cenerino, martin pescatore e rare felci tropicali che sopravvivono grazie alla nebbia perpetua della cascata. Rafting Marmore aderisce al protocollo Leave No Trace: gruppi contingentati, pulizia periodica delle sponde, sostegno a progetti di monitoraggio scientifico.

Non mancano le idee regalo: voucher digitali – validi un anno – impacchettati in e-card minimal, comode da inviare in chat aziendale o infilare nel biglietto di compleanno. Un modo gentile per regalare, più che un oggetto, un ricordo d’acqua che resta incollato alla pelle anche dopo la doccia.


Un pezzo di Umbria (e di team) da portare a casa

«Mettere otto colleghi sullo stesso gommone significa farli ragionare come un’unica mente muscolare» spiega Marco, guida di lungo corso. «In pochi minuti la gerarchia d’ufficio si azzera: chi non rema nel timing giusto si bagna, punto». Forse è per questo che, nell’era dello smart working, il rafting sotto le Marmore sta diventando l’equivalente outdoor di un hackathon: accorcia le distanze, azzera formalismi e riconsegna al gruppo la sensazione – rara – di aver spinto nella stessa direzione.

Il rumore della cascata accompagna anche il rientro in città: una colonna sonora naturale che, se si sta in silenzio, rimane in loop nella mente. Fino alla prossima discesa.

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