Un emendamento alla proposta di legge 171 prevede che le varianti urbanistiche nei comuni con oltre 50mila abitanti, tra cui Roma, tornino sotto il controllo della Regione. Questo cambiamento, che inizierà a essere discusso in consiglio dal 18 giugno, ha già sollevato polemiche tra maggioranza e opposizione. I partiti di minoranza denunciano un’inversione rispetto alle politiche precedenti e temono un ridimensionamento dell’autonomia della Capitale.
Meno poteri urbanistici per Roma
La recente proposta legislativa ha suscitato preoccupazioni significative riguardo al futuro dell’urbanistica romana. L’emendamento stabilisce che le competenze sulle varianti urbanistiche siano trasferite dalla città alla Regione per i comuni con più di 50mila abitanti. Questa decisione è stata criticata da diversi esponenti politici delle forze di opposizione come Pd, Avs, M5S e Italia Viva. Secondo loro, si tratta di un passo indietro rispetto ai progressi ottenuti durante la giunta Zingaretti.
Nel corso del suo mandato, l’ex presidente Nicola Zingaretti aveva lavorato per garantire a Roma una maggiore autonomia nella gestione delle questioni urbanistiche. Ora però sembra che questo riconoscimento venga messo in discussione dall’attuale amministrazione regionale guidata dal centrodestra. Le opposizioni avvertono che questa modifica potrebbe compromettere la capacità del Comune di gestire efficacemente il proprio territorio.
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Le reazioni delle opposizioni
Le critiche all’emendamento non si sono fatte attendere. I rappresentanti dei partiti di minoranza hanno espresso forte disapprovazione per quella che considerano una “stortura” normativa. In particolare, Tidei , Ciarla , Zuccalà e Marotta hanno sottolineato come riportare sotto il controllo regionale le competenze urbane significhi negare l’autonomia locale della Capitale.
Questa posizione è sostenuta anche da una riflessione sul passato recente: nel 2022 era stato raggiunto un accordo tra Comune e Regione proprio volto a rafforzare i poteri decisionali del Comune su questioni cruciali come l’urbanistica. La possibilità ora concreta di dover cedere nuovamente tali competenze viene vista come una retrocessione significativa nel percorso verso una gestione più autonoma ed efficiente degli affari romani.
Il dibattito sui poteri della Capitale
Il tema dei poteri concessi a Roma non riguarda solo l’urbanistica ma si inserisce in un contesto più ampio legato alla riforma costituzionale attualmente discussa in Parlamento. Da anni si parla dell’opportunità di conferire alla Capitale diritti simili a quelli delle regioni italiane per migliorare la sua governance e rispondere meglio alle esigenze dei cittadini romani.
Tuttavia, questa nuova proposta legislativa sembra andare controcorrente rispetto al dibattito nazionale sulla necessità di ampliare i poteri locali della città eterna. Il presidente Rocca ha manifestato scetticismo riguardo all’idea stessa di concedere maggiore autonomia a Roma durante recenti audizioni parlamentari.
Critiche all’inversione normativa
Le forze politiche d’opposizione parlano esplicitamente di “inversione inspiegabile” nelle scelte politiche attuali rispetto al passato recente; secondo loro questo cambio rappresenta non solo un attacco diretto all’autonomia romana ma anche una contraddizione rispetto agli sforzi compiuti negli ultimi anni per valorizzare il ruolo della capitale italiana nel contesto europeo.
I rappresentanti dell’opposizione avvertono inoltre che riprendere il controllo sulle varianti urbanistiche significa ostacolare l’efficienza amministrativa locale e negare le prerogative necessarie affinché Roma possa affrontare le sfide contemporanee come capitale europea moderna e dinamica.