Terni: detenuti del carcere di Sabbione organizzano una giornata di digiuno per Papa Francesco

I detenuti del carcere di Sabbione a Terni organizzano una giornata di digiuno per Papa Francesco e la pace, promuovendo giustizia e solidarietà attraverso un progetto teatrale significativo.
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A Terni, i detenuti del carcere di Sabbione hanno lanciato un’iniziativa significativa: una giornata di digiuno dedicata a Papa Francesco e alla pace nel mondo. L’evento si svolgerà giovedì e coinvolgerà diversi prigionieri dell’area media sicurezza della struttura. Questa iniziativa rappresenta un gesto simbolico che mira a sensibilizzare su temi importanti come la giustizia e la solidarietà.

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Un’iniziativa dal carcere

L’idea del digiuno è emersa durante le prove di uno spettacolo teatrale che alcuni detenuti stanno preparando con il supporto del regista Folco Napolini. Da tempo attivo nel volontariato in carcere, Napolini ha raccolto le richieste dei detenuti, i quali desiderano esprimere la loro voce al mondo esterno. “Alcuni detenuti mi hanno chiesto di farmi portavoce della loro volontà,” ha dichiarato Napolini, sottolineando l’importanza dell’iniziativa.

Il penitenziario ternano ha recentemente attirato l’attenzione dei media per episodi legati alla violenza e ai suicidi tra i detenuti. In questo contesto difficile, il progetto del digiuno assume un significato profondo: onorare la figura di Papa Francesco, noto per il suo impegno verso i più vulnerabili e gli esclusi dalla società.

La proposta ha ricevuto il sostegno delle autorità carcerarie locali; sia il direttore Luca Sardella che la comandante Vanda Falconi hanno approvato l’iniziativa. I promotori sperano che altri istituti penitenziari in Italia possano unirsi all’appello per contribuire a questa causa comune.

Il teatro come strumento di riscatto

Il progetto teatrale “Noi non siamo questi” è nato con lo scopo di offrire ai detenuti un’opportunità per esprimersi attraverso l’arte drammatica. Ogni settimana si tengono prove dove venticinque prigionieri lavorano insieme sotto la guida esperta di Napolini. Lo spettacolo intitolato “Lo specchio” permetterà ai partecipanti non solo di raccontarsi ma anche di riflettere sulle proprie esperienze personali.

Napolini evidenzia come durante le prove ci sia stata una grande armonia tra tutti i partecipanti, inclusi quelli considerati problematici o deviati dalla società. Questo ambiente collaborativo offre ai detenuti uno spazio sicuro dove possono esplorare emozioni profonde legate alla loro condizione attuale e alle sfide quotidiane affrontate all’interno delle mura carcerarie.

I membri della compagnia teatrale sono motivati dall’idea che ogni individuo meriti una seconda possibilità nella vita, indipendentemente dagli errori commessi in passato. La pratica teatrale diventa quindi un mezzo potente per affrontare temi complessi come il sovraffollamento carcerario e le difficoltà psicologiche vissute dai prigionieri.

La lettera dei detenuti

In una lettera scritta dai partecipanti al progetto teatrale, viene messo in luce quanto sia stato significativo poter esprimere liberamente se stessi senza timori o censure. I detenuti descrivono gli incontri come momenti ricchi emotivamente, capaci di toccare corde profonde della loro interiorità.

Questa esperienza non solo permette loro un confronto diretto con le proprie emozioni ma offre anche uno sfogo alle tensioni accumulate nella vita quotidiana all’interno del carcere. Attraverso queste attività artistiche si crea infatti un clima favorevole al dialogo e alla comprensione reciproca tra persone provenienti da percorsi molto diversi fra loro.

L’incontro settimanale rappresenta così non solo un’opportunità creativa ma anche terapeutica; consente ai partecipanti di sentirsi accolti e valorizzati in un contesto spesso caratterizzato da isolamento sociale ed emotivo.

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