I primi 100 giorni della seconda presidenza Trump: impatti sui finanziamenti alla ricerca scientifica

Durante i primi mesi della sua seconda presidenza, Trump ha visto un calo di gradimento e ha imposto tagli ai finanziamenti per la ricerca scientifica, minacciando iniziative cruciali come la Women’s Health Initiative.
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Nei primi tre mesi della sua seconda presidenza, Donald Trump ha affrontato un calo significativo del suo tasso di gradimento, sceso al 41%, il livello più basso per un neoeletto dai tempi di Eisenhower. Questo periodo è stato caratterizzato da una serie di eventi che hanno avuto ripercussioni non solo sulla politica interna ed estera, ma anche sulla comunità scientifica americana. Tagli ai finanziamenti e ritorsioni nei confronti delle istituzioni di ricerca stanno mettendo a rischio uno dei settori chiave per l’innovazione e la salute pubblica negli Stati Uniti.

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La situazione della Women’s Health Initiative

Un caso emblematico dei cambiamenti in atto è rappresentato dalla Women’s Health Initiative , un programma federale attivo dal 1991 che ha coinvolto oltre 160mila donne americane per studiare le problematiche legate alla menopausa. Questa iniziativa ha prodotto risultati significativi, influenzando le linee guida internazionali riguardanti i rischi cardiovascolari e oncologici associati a questa fase della vita femminile.

Nonostante il valore scientifico del progetto, l’amministrazione Trump ha deciso di sospendere i finanziamenti previsti per la WHI a partire da settembre prossimo. Questa decisione ha suscitato preoccupazione tra gli esperti del settore, poiché riguarda una questione sanitaria che interessa una larga parte della popolazione femminile adulta negli Stati Uniti. Il National Institute of Health aveva inizialmente comunicato la sospensione senza spiegazioni dettagliate; tuttavia, dopo forti reazioni da parte della comunità scientifica e dell’opinione pubblica, si è parlato di un possibile ripristino dei fondi. Al momento non ci sono conferme ufficiali su questa eventualità.

La WHI rappresenta il più ampio studio sulla salute delle donne nel mondo ed è incredibile pensare che possa essere messo in discussione con tagli così drastici quando i costi annuali sono relativamente contenuti – inferiori ai dieci milioni di dollari.

Le agenzie governative sotto pressione

Parallelamente alle misure contro la WHI, l’amministrazione sta portando avanti un piano ambizioso volto a ridurre drasticamente le spese federali. L’obiettivo dichiarato è quello di raccogliere risorse sufficienti per finanziare un taglio delle tasse promesso agli elettori repubblicani pari a cinquemila miliardi di dollari.

Nel mese scorso sia Camera che Senato hanno approvato programmi budgetari volti a ridurre le spese delle agenzie federali almeno di quattro miliardi all’anno; si prevede inoltre che nei prossimi anni possano esserci ulteriori tagli significativi. Tra questi c’è il budget destinato alla NASA e al NIH: si stima una riduzione fino al 50% per quest’ultimo ente nel giro dei prossimi anni.

Per contestualizzare questi numeri: nel 2024 il NIH aveva ricevuto circa 48 miliardi di dollari come budget annuale – cifra già considerevole se paragonata ad altri settori non militari degli Stati Uniti – supportando oltre seimila progetti ogni anno. Questi fondi hanno contribuito allo sviluppo del 99% dei farmaci approvati negli ultimi dieci anni negli USA; pertanto, qualsiasi diminuzione significativa potrebbe avere effetti devastanti sull’innovazione medica futura e sulla salute pubblica globale.

Impatti sulle università americane

Le università statunitensi stanno vivendo anch’esse momenti difficili sotto l’amministrazione Trump; molti bandi destinati alla ricerca sono stati congelati o cancellati completamente nell’ambito degli sforzi economici dell’amministrazione stessa ma anche come risposta alle posizioni critiche assunte dalle istituzioni accademiche verso alcune politiche governative.

Harvard University ha subito tagli ai finanziamenti federali pari a circa due miliardi di dollari dopo aver ospitato proteste contro le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza all’interno dei suoi campus universitari. Anche Columbia University ha visto bloccati circa quattrocento milioni in fondi federali senza chiare motivazioni ufficializzate dall’amministrazione Trump.

Altre università come la University of Pennsylvania hanno subito simili restrizioni legate ad eventi controversi come la partecipazione delle atlete transessuali nelle competizioni sportive femminili dell’ateneo nel corso del 2022. A Cornell University così come presso Princeton e Northwestern University i blocchi sono stati annunciati senza spiegazioni specifiche ma sembrano rientrare in una strategia volta ad eliminare quelle ideologie considerate “estreme” dal governo attuale dalle principali istituzioni educative americane.

In questo clima incerto resta difficile prevedere quali saranno gli sviluppi futuri riguardo ai finanziamenti nella ricerca scientifica americana mentre cresce l’ansia tra gli scienziati sul futuro dell’intero settore accademico nazionale.

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