Il processo riguardante il fallimento delle Fabbriche Riunite Srl di Brugnera è giunto alle fasi conclusive, coinvolgendo Paolo Marco Filippin, ex tronista di “Uomini e donne“, accusato di truffa contrattuale. Il caso ha colpito anche numerosi cittadini bellunesi che hanno subito danni economici. Durante l’udienza, tenutasi ieri sotto la presidenza del giudice Eugenio Pergola, sono emerse richieste significative da parte della pubblica accusa.
Le accuse contro Filippin
Filippin, 62 anni e originario di Artegna, si trova al centro dell’inchiesta per le sue presunte responsabilità nel crac dell’azienda. Il pubblico ministero Federico Baldo ha chiesto una pena detentiva di 8 anni e 8 mesi per l’ex tronista. La posizione dell’imputato è stata chiarita durante l’udienza: secondo l’accusa, Filippin avrebbe ingannato i clienti facendoli credere che stessero trattando con un contraente solvibile.
Le vittime avevano versato caparre per mobili mai consegnati dopo aver effettuato ordini presso fiere o nei punti vendita a Trieste e Brugnera. La Procura ha evidenziato come queste persone siano state raggirate in un contesto dove la fiducia nel fornitore era stata riposta senza riserve.
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La posizione della moglie e le parti civili
A differenza del marito, la moglie Paola Francovich è accusata solo limitatamente alla bancarotta fraudolenta e documentale. L’imputata ha ricoperto il ruolo di amministratore unico della Srl dal dicembre 2015 fino al gennaio 2019. Per lei il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione poiché non sono emerse prove sufficienti a dimostrare condotte dolose.
Numerose parti civili si sono costituite nel processo chiedendo risarcimenti per i danni subiti a causa del fallimento dell’azienda. Tra queste vi sono rappresentanti della curatela fallimentare guidata dall’avvocato Daniela Vaccher insieme ai clienti danneggiati che avevano versato acconti senza ricevere i prodotti ordinati.
Organizzazioni come Codacons e Federconsumatori hanno preso parte attivamente al caso attraverso i loro legali, supportando le vittime nella richiesta dei dovuti rimborsi.
Il fallimento delle Fabbriche Riunite
Il crollo finanziario delle Fabbriche Riunite Srl è avvenuto nel maggio 2019 ed ha suscitato notevole attenzione mediatica sia locale che nazionale. L’azienda aveva accumulato debiti significativi pari a circa 1,4 milioni di euro prima del suo fallimento ufficiale.
La Guardia di Finanza di Pordenone aveva già raccolto circa sessanta denunce da parte dei clienti danneggiati tra il 2016 ed il 2018; questi ultimi avevano versato complessivamente oltre 457mila euro in acconti per beni non consegnati mai ricevuti dai fornitori promessi durante gli acquisti nelle fiere o nei negozi fisici.
Durante la sua arringa difensiva, l’avvocato Lorenzo Magnarelli ha presentato una visione alternativa degli eventi sostenendo che Filippin fosse stato frainteso come amministratore effettivo quando in realtà operava su delega all’interno della società. Secondo questa interpretazione difensiva, non ci sarebbero stati atti fraudolenti né manipolazioni intenzionali da parte sua nell’ambito gestionale dell’azienda falita.