Il team building che funziona davvero? Parte dalla natura

Dalla fatica condivisa al relax collettivo: perché le esperienze outdoor cambiano il modo di lavorare (insieme)

C’è qualcosa che succede solo quando si esce dall’ufficio. Quando si abbandonano le scrivanie, le call su Zoom, le chat di gruppo che lampeggiano e si scende – letteralmente – su un sentiero. Insieme. A piedi, in gommone, o camminando nel letto asciutto di un fiume. Si ride, ci si guarda in faccia, si scopre che il collega silenzioso ha un talento per prendere decisioni rapide. Che il capo, senza cravatta, ha paura delle altezze. Che la ragazza nuova in realtà conosce benissimo il latino e lo tira fuori per scherzare con tutti.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di
notizie personalizzato

Seguici ora

Ecco cosa succede durante un’esperienza di team building ben pensata: il gruppo si rivela. Non si tratta solo di “fare qualcosa di diverso” con i colleghi. Si tratta di riscoprire le dinamiche del gruppo al di fuori delle gerarchie formali. Di ricostruire fiducia, di accorciare le distanze che si sono allungate con mesi di lavoro da remoto.

Il contesto conta: perché uscire dalla città è già metà del lavoro

Negli ultimi anni, complice anche la trasformazione forzata del lavoro post-pandemico, sempre più aziende hanno cominciato a cercare nuove forme di socialità per i propri team. Cene, escape room, aperitivi: tutto utile. Ma c’è un passo ulteriore che molti stanno facendo, e porta fuori. Letteralmente fuori.

Tra le destinazioni preferite per questo tipo di esperienza c’è l’Umbria, non solo per la vicinanza a Roma, ma anche per il tipo di paesaggio che offre: verde, silenzioso, compatto, ma ricco di stimoli. Un esempio? La zona della Cascata delle Marmore, con i suoi sentieri, canyon e il fiume Nera che corre tra le gole.

Le attività che funzionano meglio? Quelle che sorprendono

In questo tipo di contesto, il rafting è una delle esperienze più efficaci. Non serve essere sportivi, non è una prova di forza, ma un esercizio reale di coordinazione. Un gruppo di sei o otto persone su un gommone deve remare insieme, seguire le indicazioni di una guida, affrontare rapide e curve. L’adrenalina è bilanciata dalla fiducia reciproca. La velocità dalla necessità di restare uniti.

Altre attività, come il River Walking – un trekking fatto sul letto del fiume, percorribile solo in certe ore, quando la diga a monte chiude il flusso – permettono invece un contatto più lento e riflessivo con l’ambiente. Si cammina tra le rocce, ci si bagna fino alle ginocchia, si parla in modo diverso. A volte, anche solo il silenzio condiviso cambia il modo in cui ci si guarda in ufficio il giorno dopo.

Lavorare meglio non è solo una questione di produttività

In un’epoca in cui il lavoro è diventato sempre più fluido, instabile, mentale, c’è un bisogno crescente di esperienze concrete. Lavorare bene in gruppo, oggi, significa conoscersi in profondità, fidarsi e sentirsi parte di qualcosa. Nessun manuale, nessuna policy aziendale potrà mai sostituire la complicità che nasce dopo una giornata passata fuori, tra fatica, risate e un pranzo condiviso all’aperto.

E se è vero che l’identità di un gruppo non si costruisce in un giorno, è anche vero che certi luoghi aiutano. I boschi, i corsi d’acqua, i paesaggi aperti sono spazi che invitano a cambiare ritmo, a guardarsi attorno, a lasciarsi andare. E in questo spazio può tornare a nascere anche un modo più sano e vero di stare insieme, al lavoro e fuori.

Change privacy settings
×