L’occupazione nei 14 comuni umbri colpiti dal terremoto del 2016 ha registrato un incremento significativo negli ultimi anni, con un aumento del 24% dei lavoratori subordinati. Tuttavia, la situazione rimane complessa: nonostante l’arrivo di nuove imprese e cantieri, il fenomeno dello spopolamento continua a preoccupare. L’inclusione di Spoleto nel conteggio delle statistiche occupazionali mostra una contrazione generale dell’occupazione nell’intera area.
Crescita degli occupati subordinati nei comuni senza Spoleto
Dal 2015 al 2025, i lavoratori subordinati nei comuni esclusi da Spoleto sono aumentati da 2.562 a 3.187 unità, segnando una crescita del 24,4%. Questo trend positivo è emerso in particolare dopo il 2021 e ha portato i dipendenti a rappresentare oltre il 62% del totale degli addetti in queste aree. La ricostruzione post-sisma ha attratto aziende esterne, soprattutto nel settore edile, che hanno contribuito all’aumento della forza lavoro.
Inoltre, molte microimprese locali si sono riorganizzate per affrontare le sfide economiche attuali. Alcune hanno mantenuto la sede nella Valnerina mentre operano anche in altre regioni italiane o estere. Un altro aspetto importante è l’emersione di lavoro formalmente registrato: molti ex lavoratori familiari ora risultano assunti regolarmente grazie alla maggiore attenzione verso la legalità e alla necessità di avere personale qualificato per gestire i nuovi progetti.
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Nonostante questi progressi nel settore dei lavori subordinati, ci sia stata anche una significativa diminuzione degli addetti familiari nelle microimprese locali. Questo cambiamento evidenzia un passaggio strutturale nell’economia della Valnerina che potrebbe avere ripercussioni sul tessuto sociale della comunità.
Declino degli addetti familiari e impatti sul tessuto imprenditoriale
Parallelamente all’aumento dei lavoratori subordinati si registra una diminuzione preoccupante degli addetti familiari: da 2.229 nel 2015 a soli 1.945 nel primo trimestre del 2025 . Questa riduzione riflette due dinamiche principali: da un lato c’è una tendenza nazionale verso la diminuzione delle imprese a conduzione familiare; dall’altro lato ci sono gli effetti devastanti del sisma che hanno costretto molte famiglie ad abbandonare le loro attività tradizionali.
Molti ex imprenditori non sono riusciti a riprendere le loro attività originarie dopo il terremoto per vari motivi tra cui l’incertezza economica e la paura di ulteriori eventi sismici che potrebbero compromettere nuovamente le loro vite e investimenti. In alcuni casi gli addetti continuano ad essere formalmente legati alle proprie aziende solo per motivi statistici; infatti, molti risultano ancora in cassa integrazione o legati ad attività ormai inattive.
Questa situazione porta alla creazione di “aziende fantasma”, ovvero realtà formali ma senza produzione effettiva che contribuiscono ulteriormente al declino dell’imprenditoria locale tradizionale.
Analisi complessiva dell’occupazione con inclusione di Spoleto
Quando si considera l’intero cratere umbro includendo Spoleto nella valutazione occupazionale emerge uno scenario ben diverso: gli occupati totali scendono da circa 16mila unità prima del sisma a poco più di 15mila oggi . Questo segna una contrazione complessiva pari al -4,4%, evidenziando come la città abbia subito problemi economici già prima dell’emergenza sismica, rendendo meno evidente l’impatto positivo della ricostruzione rispetto ai piccoli centri montani limitrofi dove invece si osserva un incremento netto delle assunzioni subordinate.
Spoleto rappresenta oltre il 60% della popolazione totale nell’area interessata dal cratere sismico ed è caratterizzata da problematiche socio-economiche complesse che richiedono interventi mirati per stimolare lo sviluppo locale attraverso politiche integrate tra economia ed inclusione sociale.
Nel contesto generale con Spoleto incluso vi è stato solo un modesto aumento dei lavoratori subordinati mentre gli addetti familiari hanno visto calare drasticamente i propri numeri .
Rischio futuro dello spopolamento e iniziative locali
La questione centrale rimane se questa crescita degli occupati sia sostenibile o destinata ad esaurirsi con la conclusione dei cantieri legati alla ricostruzione post-sisma? I dati demografici parlano chiaro: Norcia ha perso quasi il 10% della sua popolazione dal 2016; Cascia segue con quasi 7%. Anche Poggiodomo presenta numeri allarmanti con sole 83 persone residenti attualmente; questo scenario demografico mette in luce come i giovani stiano abbandonando queste zone senza tornare indietro contribuendo così al saldo naturale negativo presente nelle aree montane umbre.
In risposta alle sfide demografiche ed economiche nasce “Fenice”, progetto strategico volto alla rigenerazione socio-economica promossa dall’Università per Stranieri insieme agli enti locali come Comune di Norcia e Camera di Commercio Umbria. L’iniziativa punta non solo sulla ricostruzione materiale ma anche su quella immateriale attraverso formazione professionale, valorizzazioni identitarie, sostegno alle filiere produttive agricole-turistiche.
I risultati iniziali sembrano promettenti ma resta fondamentale garantire continuità negli investimenti affinché questi cambiamenti possano radicarsi profondamente nella comunità locale evitando così rischiosi rimbalzi vuoti quando termineranno i lavori pubblici previsti dalla fase emergenziale.