La recente edizione della Biennale di Venezia, sotto la direzione di Willem Dafoe e con Pietrangelo Buttafuoco come nuovo presidente, ha suscitato dibattiti e riflessioni. Nonostante le aspettative di una possibile svolta politica, il festival ha mantenuto una continuità con le gestioni precedenti. Gli spettacoli presentati hanno affrontato temi contemporanei in modo incisivo, portando sul palco storie che mettono in discussione le convinzioni personali degli spettatori.
Un teatro che divide
Il teatro è da sempre un luogo di confronto e introspezione. In questa edizione della Biennale, il pubblico si è trovato a confrontarsi con situazioni eticamente complesse. Le opere presentate non solo intrattengono ma provocano anche stress etico; gli spettatori sono chiamati a schierarsi tra le ragioni opposte dei personaggi in scena. Il dramma diventa così un mezzo per esplorare conflitti interiori: ci si sente dalla parte di Antigone mentre si riconoscono anche i motivi validi del Creonte.
Tra i lavori più significativi c’è “Changes“, una commedia scritta da Maja Zade e diretta da Thomas Ostermeier. La trama ruota attorno a una coppia sulla cinquantina: lui è un insegnante appassionato dei suoi alunni, mentre lei è una deputata impegnata nella difesa di un centro antiviolenza minacciato da chi vorrebbe chiuderlo per costruire qualcosa di più grande ma meno immediatamente utile alle vite delle donne ospitate lì. Questa contrapposizione tra sette vite reali e la salute collettiva futura rappresenta uno dei dilemmi morali centrali dello spettacolo.
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L’arte come specchio della società
L’edizione 2025 ha visto la presenza di numerosi artisti emergenti insieme a interpreti affermati nel panorama teatrale italiano. Tra questi spiccano Jörg Hartmann e Anna Schudt, capaci di interpretare ventitré personaggi diversi utilizzando semplicemente cambi d’abito rapidi o accessori minimi come baffetti finti o parrucche.
Il pubblico ha assistito a performance che hanno messo in luce l’assurdità delle azioni umane attraverso comportamenti bizzarri e disperati dei protagonisti; tali comportamenti spesso sembrano privi di senso se osservati superficialmente ma rivelano profondità se analizzati nel contesto giusto.
Inoltre, alcuni spettacoli hanno sollevato interrogativi su ciò che significa davvero “fare arte”. Ad esempio, “Call me Paris” mette in relazione esperienze traumatiche legate all’abuso sessuale con elementi pop contemporanei senza mai scendere nel sensazionalismo gratuito; tuttavia alcuni critici avvertono il rischio del manierismo nelle scelte artistiche fatte dai registi.
L’importanza dell’empatia
Un tema ricorrente nella Biennale 2025 è quello dell’empatia verso l’altro. Diverse produzioni hanno cercato non solo d’intrattenere ma anche d’invitare alla riflessione profonda sulle esperienze altrui attraverso l’interpretazione autentica dei personaggi sul palco.
In particolare lo spettacolo “The Inanna Project” presenta attori provenienti da diverse culture impegnati nell’interpretazione delle antiche divinità sumeriche; questo lavoro dimostra come il teatro possa fungere da ponte tra epoche diverse e culture lontane creando connessioni emotive fortissime fra gli spettatori presenti in sala.
Anche la performance dedicata ai disabili porta alla luce questioni importanti legate all’accettazione sociale e alla dignità umana: i partecipanti condividono momenti intimi ed emozionanti insieme ai loro familiari mostrando vulnerabilità ed autenticità senza filtri né retorica strappalacrime.
Nuove voci emergenti
La nuova generazione teatrale italiana trova spazio nella Biennale grazie all’emergere del drammaturgo Athos Mion con l’opera “Orge per George“. Questo lavoro rappresenta non solo uno spaccato della vita moderna ma anche l’espressione creativa fresca necessaria per rinnovare il panorama culturale italiano. I giovani attori coinvolti nello spettacolo dimostrano talento straordinario nei loro ruoli portando freschezza al palcoscenico veneto; quest’anno sono stati ben otto i nuovi talentuosi interpreti emersi dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.
Questa combinazione tra esperienza consolidata degli artisti affermati e nuove voci promettenti arricchisce ulteriormente il programma della Biennale, rendendola un evento imperdibile per tutti gli amanti del teatro contemporaneo.