Il film “28 Anni Dopo”, attualmente in programmazione nei cinema, ha suscitato un acceso dibattito nel Regno Unito, specialmente per l’introduzione del personaggio di Jimmy Crystal, interpretato da Jack O’Connell. La sua apparizione finale, caratterizzata da un look eccentricamente provocatorio e da azioni violente, ha scatenato reazioni contrastanti tra il pubblico e i critici. Questo articolo esplorerà le implicazioni culturali e sociali legate a questa rappresentazione cinematografica.
L’impatto del personaggio di Jimmy Crystal
Nel finale del film, Jimmy Crystal si presenta con una parrucca bionda e una tuta dai colori sgargianti. Circondato da seguaci vestiti in modo simile, si impegna in scene violente contro gli infetti utilizzando armi non convenzionali come lance e nunchaku. Questa rappresentazione ha portato molti a interrogarsi sulla natura dei sopravvissuti che popolano questo universo distopico. A prima vista potrebbero sembrare semplicemente un gruppo strano e instabile; tuttavia, chi è familiare con la cultura britannica riconoscerà che il culto guidato da Crystal trae ispirazione dalla figura controversa di Jimmy Savile.
Jimmy Savile è stato uno dei più noti presentatori televisivi britannici fino alla sua morte nel 2011; successivamente è emerso che era anche uno dei predatori sessuali più prolifici della storia del Regno Unito. Le sue azioni hanno avuto ripercussioni devastanti su centinaia di vittime vulnerabili ed hanno sollevato interrogativi profondi sulla responsabilità delle istituzioni nel proteggere i minori.
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La scelta di includere un personaggio così carico simbolicamente all’interno della trama ha generato polemiche significative tra i fan del film e gli osservatori culturali. Molti vedono questa decisione come una critica alla società contemporanea o come un tentativo audace di affrontare temi scomodi attraverso la narrativa horror.
Chi era realmente Jimmy Savile?
Per comprendere appieno l’impatto della figura evocata nel film “28 Anni Dopo”, è fondamentale conoscere meglio chi fosse realmente Jimmy Savile. Famoso per le sue trasmissioni radiofoniche e televisive negli anni ’70 e ’80, Savile aveva costruito una carriera basata su opere benefiche che lo avevano reso popolare tra il pubblico britannico.
Tuttavia, dopo la sua morte sono emerse accuse schockanti riguardanti abusi sessuali perpetrati su bambini ed adulti durante decenni sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Le indagini condotte dopo la sua scomparsa hanno rivelato oltre 400 vittime; alcuni degli abusi sono avvenuti in luoghi considerati sicuri come scuole o ospedali dove lui stesso operava per attività benefiche.
Lo scandalo derivante dalle rivelazioni sui crimini commessi da Savile ha portato a cambiamenti significativi nelle politiche relative alla protezione dei minori nel Regno Unito ed ha messo in luce gravi mancanze nelle istituzioni coinvolte nella sorveglianza delle celebrità pubbliche.
In questo contesto storico complesso si colloca anche “28 Anni Dopo”. Ambientata prima che le atrocità commesse da Savile venissero scoperte al grande pubblico, la pellicola gioca sull’ambiguità morale dei suoi protagonisti intrappolati nei primi anni 2000 mentre affrontano una crisi globale causata dal virus della rabbia.
La visione artistica dietro il film
Il regista Danny Boyle spiega chiaramente l’intento narrativo dietro l’inserimento del personaggio interpretato da O’Connell: “Il ruolo rappresenta l’introduzione del male all’interno di un ambiente altrimenti compassionevole”. Con queste parole, Boyle sottolinea quanto sia cruciale esplorare tematiche oscure attraverso figure emblematiche nella narrazione cinematografica contemporanea.
Alex Garland, sceneggiatore fin dall’inizio della trilogia iniziata con “28 Giorni Dopo”, offre ulteriori spunti sul significato profondo delle storie raccontate: “Il primo film parla della famiglia mentre il secondo tratta dell’essenza stessa del male”. Queste affermazioni pongono interrogativi sul futuro sviluppo narrativo previsto per i prossimi capitoli della saga horror post-apocalittica.
“28 Anni Dopo” non solo continua ad espandere l’universo creato dai precedenti capitoli, ma invita anche a riflessioni critiche sulle dinamiche sociali attuali attraverso metafore potenti legate ai culti moderni ed alle figure pubbliche cadute in disgrazia.