L’osservatorio Vera C. Rubin: una nuova era per l’astronomia dal cielo cileno

L’Osservatorio Vera C. Rubin in Cile avvia la mappatura continua del cielo australe, promettendo di rivoluzionare l’astronomia con dati innovativi e una fotocamera da 3.200 megapixel.
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L’Osservatorio Vera C. Rubin, situato sul Cerro Pachón in Cile a oltre 2.600 metri di altitudine, rappresenta un passo significativo nell’evoluzione dell’astronomia moderna. Questo avamposto scientifico ha iniziato a raccogliere dati che promettono di rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo attraverso la più estesa mappatura continua del cielo australe mai realizzata.

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Prime immagini e eventi di presentazione

Le prime immagini scattate dall’osservatorio sono state recentemente rivelate al pubblico, mentre i dati raccolti finora, frutto di circa dieci ore di osservazione, saranno presentati durante una serie di eventi che si svolgeranno oggi, lunedì 23 giugno. Gli appassionati e gli studiosi potranno seguire le trasmissioni in diretta streaming sui canali YouTube sia del MediaInaf che dell’Osservatorio Vera C. Rubin stesso.

Questa iniziativa non solo segna un traguardo importante per la comunità scientifica internazionale ma offre anche l’opportunità al pubblico di avvicinarsi ai progressi della ricerca astronomica contemporanea. La condivisione dei dati e delle immagini è parte integrante della missione dell’osservatorio, volto a coinvolgere un ampio pubblico nella scoperta del cosmo.

Collaborazione internazionale nel progetto

Il progetto dell’Osservatorio Vera C. Rubin è il risultato di una vasta collaborazione internazionale tra istituzioni scientifiche provenienti da diversi paesi. In particolare, il cuore della sua operatività è rappresentato dalla Legacy Survey of Space and Time , una campagna osservativa ambiziosa che si propone di raccogliere enormi quantità di dati sull’universo ogni notte – circa 20 terabyte – nei prossimi dieci anni.

A guidare questa impresa ci sono il National Science Foundation e il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti , insieme ad altre importanti istituzioni come NoirLab e Slac National Accelerator Laboratory. L’Italia gioca un ruolo fondamentale in questo contesto grazie all’Istituto Nazionale di Astrofisica , che coordina le attività italiane legate all’analisi dei dati raccolti dall’osservatorio.

Sara Bonito, rappresentante dell’Inaf nel Board of Directors della Lsst Discovery Alliance del Vera C. Rubin Observatory ed esperta nella scienza delle stelle variabili e transitorie, sottolinea l’importanza delle diverse competenze coinvolte nel progetto: “La varietà degli approcci scientifici permette risposte a domande complesse riguardanti la nostra Galassia così come fenomeni cosmici più ampi.”

La fotocamera astronomica più grande mai costruita

Al centro delle operazioni c’è la fotocamera astronomica più grande mai realizzata fino ad oggi: con i suoi 3.200 megapixel riesce a catturare porzioni significative del cielo australe con dettagli senza precedenti. Ogni immagine acquisita copre un’area equivalente a 45 volte quella della luna piena; per visualizzarla alla massima risoluzione sarebbero necessari ben 400 monitor televisivi da 4K.

Un altro aspetto innovativo riguarda la rapidità con cui l’osservatorio può spostarsi da una porzione all’altra del cielo: meno cinque secondi per puntare verso nuove aree celesti permetterà agli scienziati d’indagare su fenomeni celesti in modo molto efficiente ed efficace nel corso dei prossimi dieci anni.

Grazie alla capacità unica dell’Osservatorio Vera C. Rubin d’effettuare riprese multiple dello stesso punto celeste – fino a circa ottocento volte – sarà possibile creare un vero “lungometraggio” del cosmo ad altissima risoluzione negli anni futuri.

Chi era Vera Cooper Rubin?

Vera Cooper Rubin fu una figura pionieristica nell’ambito astrofisico; nata nel 1928 a Filadelfia negli Stati Uniti, ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio delle galassie e alla rotazione galattica contribuendo significativamente alle prove sull’esistenza della materia oscura insieme al collega Kent Ford.

Nel corso della sua vita professionale ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui la National Medal of Science nel 1993; inoltre è stata eletta membro della National Academy of Sciences nel 1981 prima scomparire nel 2016 presso Princeton negli Stati Uniti.