Bologna, 29 giugno 2025 – Per la prima volta in oltre quindici anni, Raffaele Sollecito e Giuliano Mignini hanno avuto un confronto pubblico. L’incontro si è svolto all’Arena del Sole di Bologna ed è stato organizzato nell’ambito della rassegna ‘Bo-noir’, dedicata ai femminicidi che hanno segnato l’Italia. Sullo sfondo di questo dibattito c’è il drammatico omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel novembre del 2007.
Il contesto dell’incontro
La notte tra il 1° e il 2 novembre del 2007 rappresenta una data cruciale nella cronaca italiana. Meredith Kercher, ventiduenne in Erasmus a Perugia, viene trovata senza vita nel suo appartamento con segni evidenti di violenza. Questo evento ha dato inizio a un lungo iter giudiziario che ha coinvolto Sollecito e Amanda Knox come principali indagati. Giuliano Mignini, all’epoca pubblico ministero della causa, ha sempre sostenuto la colpevolezza dei due giovani.
L’incontro al Chiostro dell’Arena del Sole ha visto come moderatori lo scrittore Stefano Tura, il giornalista Alvaro Fiorucci e Donatella Donati, avvocata di Sollecito. La scelta della location non è casuale: Bologna è una città simbolo per molte questioni legate alla giustizia italiana ed è stata teatro di numerosi eventi culturali legati alla criminalità.
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Un incontro teso ma civile
Nonostante i tentativi di dialogo da parte dei moderatori, l’atmosfera tra i due protagonisti era palpabile. Seduti uno di fronte all’altro senza mai incrociarsi nello sguardo, entrambi hanno mantenuto le loro posizioni su quanto accaduto negli anni passati. Sollecito aveva già espresso chiaramente la sua avversione nei confronti del pm Mignini affermando che non avrebbe mai potuto considerarlo un amico dopo aver cercato “di distruggerlo”. Anche Mignini aveva ribadito recentemente che non si sentiva a suo agio nel trascorrere tempo con lui.
Questo confronto rappresenta quindi un capitolo nuovo ma anche complesso nella storia personale dei due uomini coinvolti in uno dei casi più controversi d’Italia. La tensione era evidente nelle loro espressioni facciali mentre discutevano delle varie fasi processuali che avevano caratterizzato gli ultimi quindici anni.
Le tappe giudiziarie significative
Il caso Kercher ha attraversato diverse fasi processuali degne di nota: inizialmente nel 2009 Knox e Sollecito furono condannati per omicidio; successivamente nel 2011 vennero assolti dalla Corte d’Assise per insufficienza probatoria; tuttavia nel 2014 una nuova condanna li riportò dietro le sbarre con pene rispettivamente a lungo termine: Knox fu condannata a oltre ventotto anni mentre Sollecito ricevette una pena di venticinque anni.
Infine, il colpo finale arrivò il 27 marzo del 2015 quando la Corte di Cassazione annullò definitivamente le sentenze precedenti assolvendo entrambi i giovani dall’accusa principale lasciando solo Rudy Guede come unico condannato per l’omicidio della giovane britannica.
Questo intricato percorso giuridico continua ad alimentare discussioni accese tra esperti legali e appassionati delle cronache nere italiane; ogni fase sembra portare nuovi interrogativi sulla verità storica riguardante quel tragico evento avvenuto quasi vent’anni fa.
Un dibattito aperto sulle vittime
Il ciclo ‘Bo-noir’, durante il quale si sono svolte queste discussioni pubbliche sulla vicenda Kercher insieme ad altri casi simili in Italia, mira anche ad affrontare temi più ampi legati alla violenza contro le donne e alle ingiustizie subite dalle vittime spesso dimenticate dalla società civile. Attraverso questi incontri vengono esplorate le dinamiche sociali attorno ai femminicidi cercando così non solo giustizia ma anche consapevolezza collettiva su problematiche ancora molto attuali oggi.