Riapertura del caso Città della Scienza: la Cassazione annulla l’assoluzione del custode

La Corte di Cassazione riapre il caso dell’incendio doloso alla Città della Scienza di Napoli, annullando l’assoluzione del custode Paolo Cammarota e ordinando un nuovo processo per chiarire le responsabilità.
Riapertura del caso Città della Scienza: la Cassazione annulla l'assoluzione del custode - Socialmedialife.it

La Corte di Cassazione ha deciso di riaprire il caso riguardante l’incendio doloso che ha distrutto la Città della Scienza a Napoli nel 2013. L’organo giuridico ha annullato l’assoluzione del custode Paolo Cammarota, unico imputato, e ha disposto il rinvio degli atti al tribunale partenopeo per un nuovo processo. Questa decisione segna un importante passo avanti nella ricerca della verità su uno dei più gravi eventi che hanno colpito la cultura scientifica in Italia.

Seguici su Google News

Ricevi i nostri aggiornamenti direttamente nel tuo feed di
notizie personalizzato

Seguici ora

La decisione della Cassazione

Ieri, i giudici della Corte di Cassazione hanno preso una decisione significativa sul caso dell’incendio alla Città della Scienza. Hanno annullato la recente assoluzione di Paolo Cammarota, il custode accusato di aver provocato il rogo che nel 2013 devastò completamente la struttura museale. La Corte ha stabilito che le conclusioni presentate dalla pubblica accusa dovranno essere ulteriormente esaminate e non si procederà alla chiusura del caso.

Questa nuova fase processuale prevede un rinvio degli atti al tribunale di Napoli, dove i giudici dovranno affrontare nuovamente le prove e le testimonianze già raccolte nei precedenti processi. Si tratta quindi di una terza opportunità per chiarire definitivamente cosa sia realmente accaduto quella sera del 4 marzo 2013.

Il contesto dell’incendio

L’incendio alla Città della Scienza è avvenuto in una serata piovosa e tranquilla a Napoli, ma si trasformò rapidamente in un evento drammatico quando le fiamme divorarono gran parte delle esposizioni scientifiche presenti all’interno del museo. Secondo quanto emerso dalle indagini iniziali, furono utilizzati liquidi infiammabili trasportati all’interno dell’edificio tramite taniche per dare vita a questo atto vandalico.

Le modalità con cui è stato appiccato il fuoco sono state descritte come particolarmente crudeli: alcuni punti d’innesco erano stati trattati giorni prima per accelerare l’efficacia delle fiamme. Inoltre, sembra che qualcuno abbia disattivato volontariamente l’allarme antincendio prima di aprire la porta principale dell’edificio, facilitando così l’accesso ai piromani.

Le reazioni alle nuove sviluppi

La notizia della riapertura del caso ha suscitato diverse reazioni tra i cittadini napoletani e gli esperti nel campo culturale e scientifico. Il sindaco Gaetano Manfredi ha commentato questa evoluzione dicendo: «Ora abbiamo bisogno di un’inchiesta bis». Le parole del primo cittadino evidenziano non solo la necessità di fare chiarezza su quanto accaduto ma anche il desiderio collettivo di restituire dignità a uno spazio culturale fondamentale per Napoli.

Il processo rappresenta ora una nuova opportunità non solo per cercare giustizia ma anche per riflettere sull’importanza dei luoghi dedicati alla scienza ed educazione nella società contemporanea italiana. La comunità locale spera che questo nuovo capitolo possa portare finalmente risposte concrete dopo anni segnati da incertezze e domande rimaste senza risposta riguardo alle responsabilità legate a quel tragico evento.

In attesa delle prossime udienze presso la Corte d’Appello partenopea nei mesi futuri, tutti gli occhi saranno puntati su come si svilupperanno questi procedimenti legali cruciali nella storia recente napoletana.