Il presunto killer di Villa Pamphili e le sue ambizioni cinematografiche: richieste di finanziamento per un film

Francis Kaufmann, accusato di duplice omicidio, cercava finanziamenti per un film su una storia d’amore lesbica, mentre il settore cinematografico italiano affronta polemiche sui fondi pubblici e controlli.
Il presunto killer di Villa Pamphili e le sue ambizioni cinematografiche: richieste di finanziamento per un film - Socialmedialife.it

Francis Kaufmann, accusato del duplice omicidio della compagna russa Anastasia Trofimova e della figlia Andromeda, è al centro di una controversia che coinvolge il mondo del cinema. Recenti scoperte hanno rivelato che l’uomo stava cercando finanziamenti per un nuovo progetto cinematografico, in particolare attraverso corrispondenze con produttori americani. Le mail inviate da Kaufmann, utilizzando l’alias Rexal Ford, mostrano come tentasse di raccogliere 10 mila dollari per realizzare un film sulla storia d’amore tra due ragazze lesbiche.

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La trama del nuovo film

Il progetto cinematografico proposto da Kaufmann si concentra su una giovane ragazza pakistana che ottiene una borsa di studio in Inghilterra. Qui incontra una coetanea e le due si innamorano. Tuttavia, la protagonista deve affrontare il conflitto interiore derivante dalla sua educazione conservatrice e dalle aspettative familiari. Questo tema complesso viene descritto nelle mail inviate a potenziali investitori nel settore cinematografico.

Arthur R., socio di Kaufmann nella produzione del film, ha presentato la sceneggiatura ai produttori americani sottolineando i dettagli emotivi della storia: “Ranrha proviene da una famiglia religiosa conservatrice Pakhtun ed è difficile per lei accettare la sua identità gay”. Questa narrazione mira a catturare l’interesse degli investitori mostrando non solo il potenziale commerciale ma anche il valore sociale del racconto.

La richiesta di finanziamenti

Nelle comunicazioni recenti risulta chiaro che Kaufmann stava cercando attivamente fondi per finanziare il suo progetto. L’ultima email risale al 17 marzo 2025, poche settimane prima dell’omicidio delle due donne. In questa corrispondenza emerge chiaramente la richiesta esplicita: “Siamo in grado di offrire servizi di produzione se hai un acconto di 10 mila dollari”. Questo approccio ha sollevato interrogativi sulla serietà delle intenzioni artistiche dell’accusato e sul suo operato nel settore.

Il produttore americano contattato ha espresso dubbi riguardo alla mancanza di garanzie economiche e organizzative necessarie per procedere con il progetto; pertanto ha deciso contro-investire nella proposta avanzata da Kaufmann e dal suo socio Arthur R., evidenziando come senza un pagamento anticipato non fosse possibile avviare alcuna collaborazione.

Le polemiche sul tax credit

La situazione si inserisce in un contesto più ampio riguardante le politiche italiane sul cinema e i fondi pubblici destinati alle produzioni audiovisive. Negli ultimi giorni si è intensificata la discussione sull’efficacia del sistema tax credit italiano dopo le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni sui presunti abusi nel settore: “Registi e attori hanno le pance piene ma le sale sono vuote”, affermava Meloni, criticando l’attuale gestione dei fondi pubblici.

In questo clima teso, Nicola Borrelli ha rassegnato le dimissioni dalla direzione generale Cinema del Ministero della Cultura mentre Alessandro Giuli ha annunciato misure più severe nei controlli sui finanziamenti erogati alle produzioni cinematografiche italiane ed estere. Queste misure mirano a prevenire frodi simili a quelle emerse dal caso Kaufmann.

I controlli sulle produzioni straniere

Le polemiche non si limitano solo ai casi specifici ma toccano anche questioni sistematiche relative alla supervisione delle opere prodotte all’estero rispetto a quelle italiane. Borrelli aveva già fatto notare come i criteri siano diversi: mentre nelle produzioni internazionali possono arrivare spezzoni girati senza verifiche approfondite, quelle nazionali devono passare attraverso controlli rigorosi prima dell’erogazione dei fondi pubblicitari o statali.

Questo divario nei controlli sta generando malcontento tra gli addetti ai lavori italiani che vedono nella disparità dei requisiti uno svantaggio competitivo rispetto alle produzioni straniere meno vincolate dalle normative locali.