Dimitri Kunz, compagno della ministra Daniela Santanchè, è stato interrogato per quattro ore al Palazzo di Giustizia. L’udienza preliminare ha visto coinvolti anche Paolo Concordia e riguarda un caso di truffa aggravata ai danni dell’Inps. Al centro del dibattito ci sono le modalità con cui sono stati gestiti i fondi della cassa integrazione durante il periodo Covid per i dipendenti delle aziende Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria.
Accuse e contesto del procedimento
Il procedimento giudiziario si concentra sull’uso improprio dei fondi destinati alla cassa integrazione. Secondo l’accusa, nonostante i dipendenti fossero regolarmente al lavoro, venivano pagati utilizzando i soldi della “cassa” Covid. Questo ha sollevato interrogativi sulla correttezza delle pratiche aziendali adottate da Visibilia in un momento critico come quello della pandemia.
Kunz si trova ad affrontare queste accuse insieme a Santanchè e Concordia, tutti accusati di aver orchestrato una manovra fraudolenta ai danni dell’ente previdenziale italiano. La questione è particolarmente delicata poiché coinvolge figure pubbliche in un contesto già complesso come quello economico-sociale generato dalla crisi sanitaria.
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Eccezione di inutilizzabilità delle prove
Un aspetto cruciale emerso durante l’interrogatorio riguarda l’eccezione sollevata dai legali difensori Nicolò Pelanda e Salvatore Pino. I due avvocati hanno contestato la validità delle prove raccolte attraverso email, messaggi WhatsApp e registrazioni ambientali effettuate dai dipendenti del gruppo Visibilia riguardanti la ministra Santanchè.
I legali sostengono che tali prove siano state acquisite in violazione dell’articolo 68 della Costituzione italiana, che tutela le immunità parlamentari. Secondo questa interpretazione giuridica, le comunicazioni destinate alla ministra non possono essere utilizzate senza una previa autorizzazione da parte del Parlamento. Questa posizione potrebbe avere ripercussioni significative sul proseguimento del processo.
La difesa di Dimitri Kunz
Durante il lungo interrogatorio, Kunz ha cercato di dimostrare la sua estraneità alle decisioni relative all’applicazione dei fondi Covid nella sua azienda. Ha dichiarato che non ricopriva ruoli decisionali in merito alla gestione della cassa integrazione e ha attribuito eventuali errori al direttore amministrativo dell’azienda.
I suoi avvocati hanno presentato documentazione a supporto delle sue affermazioni: “Non vi era consapevolezza da parte sua riguardo all’applicazione della cassa a zero ore,” hanno spiegato gli avvocati dopo l’interrogatorio. Inoltre, Kunz ha fornito elementi oggettivi per chiarire la propria posizione rispetto ad alcuni giornalisti coinvolti nel caso.
Prossimi passi nel procedimento giudiziario
L’udienza preliminare si è conclusa con il rinvio deciso dal gup Tiziana Gueli al prossimo 17 ottobre per consentire ai pubblici ministeri di replicare alle argomentazioni presentate dalla difesa. Questo rinvio segna solo una tappa intermedia in un processo che promette ulteriori sviluppi significativi sia sul piano giuridico sia su quello mediatico, data la notorietà degli imputati coinvolti nella vicenda.
Il caso continua a suscitare interesse pubblico ed è atteso con attenzione il prossimo incontro in aula dove potrebbero emergere nuovi dettagli o svilupparsi ulteriormente le posizioni già espresse dalle parti interessate.