La crisi democratica in Brasile: il documentario “Apocalisse ai tropici” esplora l’ascesa di Bolsonaro

Il documentario “Apocalisse ai tropici” di Petra Costa esplora l’ascesa e la caduta di Jair Bolsonaro, analizzando l’impatto dell’evangelismo sulla politica brasiliana e le fragilità democratiche del paese.
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Il nuovo documentario della regista brasiliana Petra Costa, intitolato “Apocalisse ai tropici”, affronta la tumultuosa ascesa e caduta del presidente Jair Bolsonaro. Attraverso una narrazione intensa e coinvolgente, il film analizza non solo la figura di Bolsonaro ma anche le forze più profonde che hanno influenzato la politica brasiliana negli ultimi anni. Con un focus particolare sull’impatto del cristianesimo evangelico come potere politico, questo lavoro si propone di offrire uno sguardo critico sulla fragilità delle istituzioni democratiche nel paese.

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Il contesto politico e sociale del Brasile

La storia recente del Brasile è segnata da eventi drammatici che hanno messo a dura prova le sue istituzioni democratiche. La presidenza di Jair Bolsonaro ha rappresentato un momento cruciale in questo percorso, caratterizzato da tensioni politiche crescenti e polarizzazione sociale. Il documentario di Petra Costa si inserisce in questo contesto complesso, evidenziando come il rifiuto dei risultati elettorali da parte di Bolsonaro abbia alimentato una crisi profonda nella fiducia pubblica verso le istituzioni.

Bolsonaro ha spesso denunciato brogli elettorali senza fornire prove concrete, etichettando i media come “fake news”. Questa retorica ha incitato i suoi sostenitori a mobilitarsi contro il parlamento e altre istituzioni governative. L’assalto al Congresso Nazionale avvenuto durante la sua presidenza è emblematico della frattura tra governo e cittadini. Il film non si limita a raccontare questi eventi; cerca invece di contestualizzarli all’interno di un quadro più ampio che include l’emergere dell’evangelismo come forza politica dominante.

Silas Malafaia: il burattinaio dietro Bolsonaro

Nel suo documentario, Petra Costa sposta l’attenzione su Silas Malafaia, un telepredicatore pentecostale influente che gioca un ruolo cruciale nell’ascesa politica di Bolsonaro. Malafaia viene descritto non solo come un sostenitore ma anche come una figura centrale nella creazione dell’immagine pubblica del presidente. Conosciuto per i suoi messaggi carismatici e per la sua vasta rete mediatica, Malafaia incarna quella fusione tra religione e politica che caratterizza gli sviluppi recenti in Brasile.

Il film mette in luce la strategia comunicativa adottata dal telepredicatore: presentare la lotta politica come una guerra culturale tra valori tradizionali familiari ed ideologie considerate minacciose dalla sinistra. Attraverso questa narrativa religiosa-politica, Malafaia riesce a mobilitare masse significative attorno alla figura di Bolsonaro, trasformandolo da semplice leader politico a simbolo quasi messianico per molti dei suoi seguaci.

Un cambiamento radicale nella società brasiliana

“Apocalisse ai tropici” esplora anche il fenomeno della crescita esponenziale della popolazione evangelica in Brasile negli ultimi decenni. Da meno del 5% negli anni ’80 a oltre il 30% oggi, questo cambiamento demografico rappresenta uno degli sviluppi religiosi più rapidi mai registrati nel mondo moderno. Il film ricostruisce le origini storiche dell’evangelismo conservatore nel paese collegandole agli interventi politici statunitensi durante gli anni della Guerra Fredda.

Negli anni ’60 e ’70 vi era una preoccupazione crescente per l’avanzata della teologia progressista all’interno della Chiesa cattolica latinoamericana; ciò portò gli Stati Uniti ad appoggiare missionari evangelici con posizioni fortemente anti-comuniste per contrastare questa tendenza percepita come minacciosa per i loro interessi geopolitici nella regione. Questo sostegno ha contribuito alla formazione di una forma specifica ed autoritaria d’evangelismo che oggi permea profondamente la cultura politica brasiliana.

Svelare fragilità democratiche attraverso l’apocalisse

Il titolo “Apocalisse ai tropici” racchiude due significati distintivi: da un lato richiama visioni catastrofiche associate alla fine dei tempi; dall’altro suggerisce uno svelamento delle verità nascoste riguardanti lo stato attuale delle strutture democratiche brasiliane. Petra Costa utilizza uno stile narrativo poetico per riflettere sulle contraddizioni presenti nella società contemporanea mentre affrontano temi complessi legati alla fede religiosa ed al potere politico.

Attraverso immagini evocative ed interviste incisive con protagonisti chiave dello scenario politico-religioso brasiliano, il documentario invita lo spettatore ad interrogarsi sulla natura stessa delle democrazie moderne quando vengono messe sotto pressione dalle ideologie religiose estremiste.

L’eredità duratura dell’insurrezione

Uno degli aspetti più inquietanti trattati nel film riguarda l’assalto agli edifici governativi avvenuto recentemente in Brasile; eventi paragonabili alle sommosse avvenute negli Stati Uniti lo scorso gennaio 2021 mostrano quanto possa essere fragile l’equilibrio democratico quando viene messo sotto assedio dalla violenza giustificata ideologicamente dai leader politici stessi.

La narrazione culminante evidenzia quanto sia difficile tornare indietro dopo tali episodi violenti; infatti, sebbene ci sia stata una sconfitta elettorale significativa per Bolsonaro, ciò non significa necessariamente che le forze populiste siano state sconfitte o abbiano perso influenza sul panorama politico nazionale.

Concludendo con immagini potenti ed evocative, “Apocalisse ai tropici” offre al pubblico non solo uno spaccato sulla situazione attuale ma anche spunti importanti su quali potrebbero essere le future sfide politiche.