La madre di Alberto Trentini chiede aiuto: “Vogliamo risposte dal governo italiano”

La madre di Alberto Trentini, cooperante italiano detenuto in Venezuela, chiede al governo italiano risposte e azioni concrete per la liberazione del figlio, dopo otto mesi di silenzio.
La madre di Alberto Trentini chiede aiuto: "Vogliamo risposte dal governo italiano" - Socialmedialife.it

La madre di Alberto Trentini, un cooperante italiano detenuto in Venezuela da otto mesi, ha lanciato un appello accorato al governo italiano per ottenere risposte e azioni concrete. Armanda Colusso ha espresso la sua amarezza per il silenzio delle istituzioni e l’assenza di comunicazioni dirette da parte della premier Giorgia Meloni. La situazione si fa sempre più difficile per la famiglia, che vive nell’incertezza e nella preoccupazione.

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L’inizio della prigionia

Alberto Trentini è originario di Venezia ed era impegnato in attività di cooperazione internazionale nel paese sudamericano. Dallo scorso ottobre, lavorava con l’organizzazione non governativa Humanity & Inclusion, dedicata ad aiutare le persone con disabilità. Durante un viaggio professionale dalla capitale Caracas a Guasdualito, nel nordovest del Venezuela, è stato arrestato insieme all’autista dell’ong che lo accompagnava.

La madre Armanda ricorda i momenti prima dell’arresto: “Ho ricevuto messaggi da lui mentre si trovava ancora all’aeroporto di Caracas,” racconta. Dopo quel contatto iniziale, però, il silenzio è calato su Alberto e sulla sua famiglia. La Farnesina sta seguendo il caso con discrezione ma la mancanza di informazioni ufficiali alimenta ansia e preoccupazione tra i familiari.

“Non sappiamo nulla di certo,” afferma Armanda Colusso. “Nessuno ci aggiorna sulla situazione attuale.” Questa condizione genera una pressione emotiva insostenibile per la famiglia che vive giorno dopo giorno senza notizie sul destino del loro caro.

La ricerca della speranza

Armanda Colusso non si arrende al silenzio istituzionale: “Una madre non può rassegnarsi,” dichiara con determinazione. L’assenza di comunicazioni ufficiali da parte delle autorità italiane contribuisce a far crescere paura e senso d’abbandono nella sua vita quotidiana. “Non vogliamo attaccare nessuno – continua – ma chiediamo rispetto.” Per lei e per la famiglia Trentini è fondamentale che venga riconosciuta l’importanza della situazione: “Alberto è un cittadino italiano e ha diritto a ogni sforzo possibile affinché venga liberato.”

In questo contesto difficile, la famiglia ha chiesto al governo italiano un’azione diplomatica più incisiva riguardo alla detenzione del cooperante veneziano. Ogni giorno senza notizie aumenta il desiderio dei familiari di ricevere segnali concreti dalle autorità competenti.

L’appello disperato della madre sottolinea quanto sia cruciale mantenere alta l’attenzione su questa vicenda umanitaria complessa che coinvolge cittadini italiani all’estero in situazioni delicate come quella vissuta da Alberto Trentini in Venezuela.