Il Bridge Film Festival si è concluso il 12 luglio, regalando alla città di Verona cinque giorni intensi dedicati al cinema, alla musica e alla danza. La rassegna ha avuto luogo presso l’Antica Dogana, affacciata sul fiume Adige, ed ha offerto una selezione di cortometraggi e lungometraggi che hanno affrontato il tema del conflitto sia interno che esterno. Il titolo dell’edizione di quest’anno, “Is there anybody in there“, trae ispirazione dalla celebre canzone dei Pink Floyd e invita a riflettere sulle crisi personali e sociali che caratterizzano la nostra epoca.
Un tema attuale: appartenenza e giustizia
L’edizione del festival ha messo in luce come far parte di una comunità oggi significhi confrontarsi con le sue ingiustizie. I film presentati hanno esplorato la complessità delle relazioni umane attraverso storie toccanti che pongono domande profonde sulla nostra esistenza. La selezione ha incluso opere significative che trattano della solitudine, della ricerca d’identità e delle divisioni sociali.
Tra i lavori proiettati spiccano tre film emblematici che incarnano questi temi. In particolare, l’opera “Zecji Nasip” del regista Čejen Černič Čanak racconta la storia di Marko, un giovane croato alle prese con il ritorno dell’amico d’infanzia Slaven dopo anni di esilio a Berlino. Questo incontro riaccende tensioni familiari ma anche sentimentali in un contesto sociale segnato da pregiudizi e aspettative oppressive.
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Tra solitudine e crisi esistenziale
“Zecji Nasip” si distingue per la sua profonda introspezione nel mondo interiore dei personaggi. Marko vive inizialmente una vita serena nel suo villaggio rurale; tuttavia, l’arrivo di Slaven mette in discussione il suo equilibrio emotivo. La pellicola esplora come le barriere sociali possano influenzare le relazioni personali attraverso simbolismi forti come i sacchi di sabbia utilizzati per rinforzare gli argini dei fiumi vicini.
La narrazione segue Marko mentre lotta contro le aspettative maschili imposte dalla società; egli cerca conforto nell’amore fraterno piuttosto che nelle convenzioni tradizionali legate alla virilità o al successo sportivo. Il film è stato accolto positivamente nei festival internazionali ed è diventato un simbolo della ricerca croata per libertà personale ed espressione artistica.
Identità spezzate nel cortometraggio “Upshot”
Un altro lavoro significativo presentato al festival è “Upshot“, diretto dalla regista palestinese Maha Haj. Questo cortometraggio racconta la vita quotidiana di una coppia rifugiata in una fattoria mentre cercano di affrontare il dolore causato da eventi traumatici passati legati al conflitto israeliano-palestinese.
Attraverso dialoghi apparentemente banali sui figli o sulle faccende domestiche emerge lentamente la verità straziante: i loro bambini sono stati vittime innocenti della guerra dieci anni prima. L’intervento imprevisto di un giornalista svela questa tragedia nascosta portando alla luce ricordi dolorosi ma necessari da affrontare per poter continuare a vivere nella memoria degli amori perduti.
Questo corto riesce a racchiudere in trenta minuti tutta l’intensità emotiva della vita spezzata dai conflitti armati; prodotto tra Palestina, Italia e Francia, ha ricevuto riconoscimenti prestigiosi nei festival cinematografici internazionali dimostrando così quanto possa essere potente il linguaggio visivo nell’affrontare tematiche delicate come quelle del lutto collettivo.
Riflessioni sulla Russia post-invasione ucraina
Infine, non può mancare all’appello “Mr Nobody against Putin“, documentario diretto da David Borenstein e Pavel Talankin che offre uno spaccato crudo della realtà russa dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina nel 2022 fino ai giorni nostri. Attraverso gli occhi del giovane insegnante Pasha nella scuola più contaminata al mondo situata a Karabash viene mostrata senza filtri la propaganda governativa rivolta ai giovani studenti russi.
Le immagini catturate dal professore mettono in evidenza non solo l’indottrinamento ideologico imposto dal regime ma anche le conseguenze devastanti su vite innocenti costrette ad abbracciare guerre non scelte dai loro cuori ma imposte dall’alto tramite decreti autoritari.
Pasha si trova quindi costretto ad abbandonare tutto ciò che ama per cercare salvezza altrove mentre i suoi studenti rimangono intrappolati nella spirale bellica; questo documentario ha riscosso notevoli successi nei festival internazionali sottolineando quanto sia difficile vivere sotto regimi oppressivi dove ogni forma d’espressione viene soffocata dalla paura.
Questi tre film rappresentano solo alcune delle voci emerse durante il Bridge Film Festival 2025; ognuno porta con sé storie potenti su solitudine, identità perduta ed esperienze condivise all’interno delle comunità colpite dai conflitti contemporanei.