La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha accolto con favore l’approvazione della legge che istituisce la Giornata nazionale in memoria dei giornalisti uccisi. Questa giornata si celebrerà il 3 maggio, una data già riconosciuta dall’Onu dal 1993. Sebbene l’iniziativa sia considerata positiva, emergono interrogativi su come il governo intenda affrontare le questioni di giustizia e verità legate a questi tragici eventi.
L’importanza della commemorazione
L’istituzione di una giornata dedicata alla memoria dei giornalisti assassinati rappresenta un passo significativo per onorare coloro che hanno perso la vita nell’esercizio della loro professione. La scelta del 3 maggio non è casuale; coincide con le celebrazioni internazionali indette dall’Onu per sensibilizzare sull’importanza della libertà di stampa e sulla sicurezza degli operatori dell’informazione. Tuttavia, questa iniziativa solleva interrogativi su come il governo italiano intenda garantire che le famiglie delle vittime ricevano finalmente giustizia.
Famiglie in attesa di verità
Il governo potrebbe iniziare a convocare i familiari delle vittime che attendono da anni risposte concrete sui crimini commessi contro i giornalisti. Un esempio emblematico è quello dei familiari di Tullio De Mauro, ancora in cerca dei mandanti e degli esecutori del suo omicidio avvenuto nel 1977. Anche i genitori di Mario Paciolla, assassinato in Colombia nel 2020 mentre lavorava come volontario dell’Onu, chiedono nuove indagini e accesso ai documenti relativi al caso.
In questo contesto si pone anche la questione delle esecuzioni irrisolte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel 1994; ci si chiede se il governo italiano richiederà finalmente la divulgazione delle informazioni relative a questi casi complessi ma cruciali per comprendere le dinamiche dietro gli omicidi dei cronisti italiani all’estero.
Richieste alle autorità competenti
Le domande non finiscono qui: ci si aspetta anche un impegno concreto nei confronti dello Stato israeliano riguardo ai nomi dei soldati responsabili dell’uccisione del fotoreporter Raffaele Ciriello nel 2003. Inoltre, resta aperta la questione dell’assassinio di Andrea Rocchelli in Ucraina insieme ad Andrey Mironov; entrambi colpiti durante un conflitto armato dove sono emerse responsabilità precise da parte delle forze ucraine secondo due sentenze giudiziarie.
Elisa Signori Rocchelli ha recentemente pubblicato una lettera aperta sull’argomento sul sito dell’associazione Articolo 21, evidenziando l’urgenza di ascoltare le famiglie coinvolte nella ricerca della verità su queste tragedie senza tempo.
Normative sulla libertà d’informazione
Se davvero interessata alla tutela della libertà d’informazione e alla protezione degli operatori del settore mediatico, Meloni dovrebbe prendere visione del Media Freedom Act approvato lo scorso febbraio. Questo provvedimento prevede misure specifiche per tutelare le fonti giornalistiche e contrastare minacce alla libertà d’informazione attraverso severe sanzioni contro chi tenta di ostacolare il lavoro informativo o intimidire i cronisti con querele bavaglio.
Tuttavia, l’Italia sembra essere rimasta indietro rispetto a queste normative fondamentali; infatti molti membri del governo hanno intensificato attacchi verbali nei confronti della stampa invece che promuovere un clima favorevole al dialogo costruttivo tra istituzioni ed informatori.
Situazioni critiche sul campo
Infine va sottolineato come non sia sufficiente commemorare i cronisti caduti senza occuparsi attivamente delle condizioni precarie in cui operano quelli ancora vivi. Recentemente alcuni reporter hanno fatto appello al governo affinché venga garantita loro maggiore sicurezza nelle zone calde dove continuano ad operare sotto minaccia costante. È fondamentale ricordarsi non solo delle vittime passate ma anche fare qualcosa concretamente utile per proteggere chi continua a svolgere questo lavoro rischioso ogni giorno.