Finta rapina a Canischio: direttore postale denunciato per peculato e frode informatica

Un direttore postale di Canischio inscena una rapina per giustificare un ammanco di 20 mila euro, ma le indagini dei carabinieri rivelano un piano fraudolento e irregolarità finanziarie.
Finta rapina a Canischio: direttore postale denunciato per peculato e frode informatica - Socialmedialife.it

Un caso di cronaca che ha scosso la piccola comunità di Canischio, in provincia di Torino. Un uomo di 35 anni, direttore dell’ufficio postale locale, ha inscenato una rapina per giustificare un ammanco di 20 mila euro. La verità è emersa grazie alle indagini condotte dai carabinieri, che hanno smascherato il piano del diretto interessato.

La denuncia iniziale e le indagini

Nel mese di aprile, il 35enne aveva raccontato agli investigatori una storia drammatica: due banditi mascherati e armati lo avrebbero costretto a prelevare contante dalla cassaforte dell’ufficio postale. Questa versione dei fatti sembrava convincente all’inizio, ma i carabinieri hanno avviato un’indagine approfondita per verificare la veridicità della denuncia. Le prime analisi hanno sollevato dubbi sulla credibilità del racconto.

Con il passare del tempo, le indagini si sono intensificate e sono emerse prove che indicavano come la rapina fosse stata solo una messa in scena orchestrata dal direttore stesso. I carabinieri hanno scoperto che l’uomo aveva effettuato prelievi non autorizzati anche in altri uffici postali dove aveva lavorato precedentemente. Questo comportamento sospetto ha portato gli investigatori a esaminare più da vicino la sua carriera professionale.

Scoperta delle irregolarità finanziarie

Le ricerche condotte dai carabinieri insieme all’ufficio “Fraud Management” di Poste Italiane hanno rivelato un quadro inquietante: oltre al buco da 20 mila euro nella cassa dell’ufficio postale attuale, era stato riscontrato anche un ammanco precedente di ben 9.600 euro in uno degli altri uffici dove l’uomo era impiegato prima della sua attuale posizione a Canischio.

In aggiunta ai prelievi non autorizzati, è stata riscontrata una cinquantina di interrogazioni anagrafiche su clienti specifici che avevano subito frode informatiche per circa 10 mila euro complessivi. Questi dati suggeriscono un modus operandi ben definito da parte del direttore postale nel gestire informazioni sensibili dei clienti con intenti fraudolenti.

Le accuse formalizzate

Alla luce delle evidenze raccolte durante le indagini, il 35enne è stato denunciato dai carabinieri con diverse accuse gravi tra cui simulazione di reato, peculato e accesso abusivo al sistema informatico. Inoltre dovrà affrontare anche l’accusa relativa alla frode informatica legata alle irregolarità scoperte nelle sue pratiche lavorative precedenti.

Questo episodio mette in luce non solo i rischi legati alla gestione delle finanze pubbliche ma anche quanto sia fondamentale garantire controlli rigorosi nei servizi essenziali come quelli offerti dagli uffici postali. La comunità locale ora si interroga sulle conseguenze future e sull’affidabilità degli operatori pubblici nel gestire denaro pubblico e informazioni sensibili dei cittadini.