In Italia, circa 13 milioni di persone vivono con una disabilità, ma i servizi a loro dedicati sono insufficienti. Questo è particolarmente evidente nel settore culturale e audiovisivo, dove l’accesso ai contenuti è limitato. Le statistiche rivelano che oltre il 77% dei film italiani del 2024 non era accessibile alle persone con disabilità sensoriali al momento della loro uscita nelle sale. La mancanza di rappresentazione e accessibilità mette in evidenza la necessità urgente di un cambiamento.
La situazione attuale dell’accessibilità nei film italiani
Durante un recente convegno a Roma, Vera Arma, fondatrice di Audecon – Osservatorio su inclusione e accessibilità audiovisiva – ha presentato dati allarmanti sull’accessibilità delle opere cinematografiche italiane. Solo poco più del 20% dei film sono dotati di sottotitoli o audiodescrizioni adeguate per le persone con disabilità sensoriali. Questi dati sono stati ottenuti confrontando i titoli pubblicizzati sui principali siti informativi con quelli disponibili su Moviereading, un’app che consente alle persone con disabilità sensoriale di seguire i film utilizzando il proprio smartphone.
Arma ha spiegato che molte produzioni hanno realizzato sottotitoli e audiodescrizioni ma spesso non rispettano le tempistiche o le modalità previste dalla legge. Questo porta a una riflessione necessaria: tutte le parti coinvolte nella filiera cinematografica devono collaborare affinché gli strumenti creati grazie al tax credit rispondano realmente alle esigenze degli spettatori.
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Normative esistenti sull’accessibilità culturale
La ministra per le disabilità Alessandra Locatelli ha ribadito l’importanza dell’accessibilità universale come principio fondamentale della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Ha sottolineato come l’industria audiovisiva possa giocare un ruolo cruciale nell’inclusione sociale garantendo che ogni contenuto sia fruibile anche da chi ha difficoltà sensoriali.
In Italia esistono normative specifiche riguardanti l’accesso ai prodotti culturali; la legge cinema riconosce ufficialmente il valore sociale ed economico dell’accessibilità nelle opere audiovisive e la include tra i criteri per accedere al tax credit statale destinato alla produzione cinematografica.
Tuttavia, dopo quasi dieci anni dall’introduzione della legge cinema, oltre la metà delle opere rimane inaccessibile alle persone con disabilità. Maurizio Borgo, Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, ha evidenziato come sia necessario cambiare approccio: invece di considerare queste norme come obblighi burocratici da adempiere per ottenere finanziamenti pubblici, dovrebbero essere viste come opportunità economiche da cogliere.
L’importanza del controllo e dell’effettività delle leggi
Borgo ha messo in luce che sebbene ci siano molte norme riguardanti l’accessibilità in Italia, ciò che manca è la loro effettiva applicazione. Per questo motivo si è sentita l’esigenza di istituire un’autorità garante nazionale capace di monitorare il rispetto della normativa vigente sulle questioni relative all’inclusione culturale.
Questa autorità potrebbe portare maggiore trasparenza nel settore e garantire che tutte le produzioni rispettino gli obblighi previsti dalla legge riguardo all’audiodescrizione e ai sottotitoli. È essenziale verificare quali siano realmente i bisogni delle persone con disabilità affinché possano partecipare attivamente alla vita culturale del Paese anziché essere considerati solo fruitori passivi.
Collaborazione tra istituzioni ed associazioni
Un tema ricorrente emerso durante il convegno riguarda la necessità di lavorare insieme tra istituzioni pubbliche ed enti privati per rendere effettivo il diritto all’accesso alla cultura per tutti. Raffaele Cagnazzo dell’Ens – Ente Nazionale Sordi – ha suggerito tavoli tecnici dove discutere nuove soluzioni innovative coinvolgendo direttamente coloro che vivono sulla propria pelle queste problematiche quotidiane.
Giuliano Frittelli dell’Uici – Unione Italiani Ciechi e Ipovedenti – propone inoltre la creazione di un osservatorio composto dalle associazioni rappresentative sul tema dell’accessibilità culturale; questo strumento permetterebbe segnalazioni dirette alle istituzioni quando una casa produttrice non rispetta gli obblighi normativi relativi all’accesso ai contenuti culturalmente significativi.
Qualità versus quantità nell’offerta audiovisiva
Le esigenze legate all’accessibilità vanno ben oltre semplicemente fornire più contenuti; devono includere anche aspetti qualitativi fondamentali nella realizzazione degli stessi. Laura Raffaeli del Blindsight Project avverte contro il rischio di produrre audiodescrizioni o sottotitolazioni senza adeguata cura qualitativa: “Non basta fare quantità”, afferma Raffaeli richiamando attenzione sulla qualità dei servizi offerti agli utenti finali.
Marzia Macchiarella introduce infine una figura professionale innovativa nel panorama italiano: quella degli access coordinator già presente nel Regno Unito da due anni circa; questi esperti supportano attivamente produzioni artistiche rendendole più inclusive verso soggetti sordi o neurodivergenti.
Il cammino verso una reale inclusione passa attraverso dialoghi costruttivi fra tutti gli attori coinvolti nella filiera cinematografica italiana così da garantire finalmente pari opportunità d’accesso alla cultura a tutti cittadini indipendentemente dalle proprie capacità fisiche o cognitive.