Un ragazzo di 26 anni, originario della Tunisia, è attualmente sotto processo con l’accusa di aver violentato la sua ex fidanzata, allora diciassettenne. I fatti risalgono alla primavera del 2018 e comprendono anche episodi di stalking che avrebbero causato alla vittima un perdurante stato d’ansia e paura. La vicenda è seguita dal pubblico ministero Maria Rita Pantani ed è ora all’esame del collegio giudicante.
Le accuse di violenza sessuale
Secondo le ricostruzioni presentate in aula, il giovane avrebbe costretto la fidanzata a subire rapporti sessuali completi contro la sua volontà in almeno due occasioni. Gli eventi si sarebbero verificati mentre lui si sdraiava sopra di lei e la immobilizzava tenendola ferma per le braccia. Queste gravi accuse sono state formulate dopo che la ragazza ha trovato il coraggio di denunciare gli abusi subiti.
Il caso ha suscitato grande attenzione mediatica non solo per la gravità delle accuse ma anche per il profilo dell’imputato, già noto alle forze dell’ordine per precedenti penali legati a una rapina commessa nel 2017 insieme a un complice. Questo episodio aveva portato alla condanna del giovane nel 2019 con rito abbreviato.
Stalking e minacce nei confronti della vittima
Oltre alle accuse di violenza sessuale, l’imputato deve rispondere anche di stalking nei confronti della ragazza. Secondo quanto emerso durante le indagini, egli avrebbe controllato il suo cellulare senza consenso, schiaffeggiandola e strattonandola fino a provocarle lividi sulle braccia. In un episodio particolarmente inquietante, le avrebbe stretto la gola per circa un minuto.
Le minacce rivolte dalla giovane sembrano essere state motivate da gelosia; l’imputato si sarebbe presentato ripetutamente sotto casa della vittima nella speranza di contattarla nuovamente. Inoltre, in una circostanza ha chiamato i vigili del fuoco sostenendo che potesse trovarsi in difficoltà. Il suo comportamento persecutorio includeva telefonate incessanti – fino a venti al giorno – messaggi notturni e insulti pesanti che hanno spinto la ragazza a bloccarlon sul telefono.
Questi comportamenti si sarebbero protratti dal febbraio al novembre 2018, causando alla vittima uno stato d’ansia persistente e timori riguardo alla propria sicurezza personale.
L’iter giudiziario
Il fascicolo d’inchiesta è attualmente nelle mani del collegio dei giudici presieduto da Cristina Beretti insieme ai colleghi Giovanni Ghini e Silvia Semprini. Ieri era prevista l’audizione dei testimoni coinvolti nel caso mentre l’imputato viene difeso dall’avvocato Mario Di Frenna.
La situazione giuridica rimane complessa; nonostante le gravi accuse mosse contro il giovane tunisino, non ci sono elementi chiari su come procederà il processo né sull’esito finale delle udienze programmate nei prossimi giorni. La parte offesa non si è costituita parte civile nel procedimento legale avviatosi contro l’imputato.