Il Rapporto sulla ricostruzione del Centro Italia, presentato a Roma, rivela che gli edifici di culto colpiti dalla sequenza sismica del 2016-2017 ammontano a 2.456. Di questi, 1.221 sono di proprietà privata e richiedono un investimento complessivo di circa 737,8 milioni di euro. La conferenza stampa ha visto la partecipazione del Commissario Straordinario per la Riparazione e Ricostruzione e dei rappresentanti delle Regioni interessate: Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo.
Edifici di culto: interventi recenti e significato culturale
Negli ultimi due anni si è registrata una significativa attività nella ricostruzione degli edifici religiosi. Solo nei primi quattro mesi del 2025 sono stati approvati ben 121 interventi, corrispondenti al 50% dei progetti definitivi discussi in conferenza permanente. Questo aspetto della ricostruzione è considerato cruciale non solo per il valore storico e architettonico degli edifici coinvolti ma anche per il loro ruolo nelle comunità locali.
Il Commissario Castelli ha sottolineato l’importanza della riapertura della basilica di Norcia prevista per il prossimo 30 ottobre; un evento simbolico che segna quasi nove anni dal terremoto devastante che ha colpito la zona nel 2016. La basilica era rimasta in piedi solo con la facciata dopo i danni subiti ed ora i lavori interni stanno procedendo verso una conclusione attesa da molti fedeli.
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L’arcidiocesi di Spoleto-Norcia ha espresso speranza riguardo alla riapertura entro fine dell’Anno Santo; tuttavia non ci sono ancora date ufficialmente confermate per questo importante evento religioso.
Situazione della ricostruzione privata e pubblica
Secondo le informazioni contenute nel Rapporto aggiornato ai primi cinque mesi del 2025, la ricostruzione privata sta mostrando segnali positivi con un incremento del 22% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le liquidazioni dei contributi concessi hanno raggiunto i sei miliardi e cento milioni di euro . Questi dati evidenziano come gran parte delle liquidazioni sia avvenuta dal gennaio scorso ad oggi.
In termini operativi, nell’ultimo anno sono stati chiusi oltre novecento cantieri relativi a danno grave ed altri seicento per danno lieve; ciò porta il totale a più di quindicimila cantieri già conclusisi o in corso d’opera sul territorio colpito dal sisma.
Per quanto riguarda invece la ricostruzione pubblica, su un totale programmato di circa tremilacinquecento interventi saranno avviati nel corso dell’anno circa mille duecento nuovi cantieri; già quattrocento erano stati aperti nei primi quattro mesi dell’anno corrente.
Impatti economici e sociali della ricostruzione
Un’indagine condotta dal Cresme stima che grazie alle risorse messe in campo dal Programma Next Appennino si prevede una crescita complessiva del PIL nelle regioni interessate pari a oltre tre miliardi ottocentomila euro. Questo progetto si inserisce all’interno della più ampia strategia volta a contrastare le crisi sismiche ed economiche che affliggono queste aree storicamente vulnerabili.
La situazione demografica presenta sfide significative poiché negli ultimi cento anni gli insediamenti abitati nella zona colpita sono diminuiti in modo drastico da circa quattromila cinquecento unità agli attuali livelli ridotti significativamente dalla crisi sismica recente.
Grazie ai progetti promossi da Next Appennino si stanno sviluppando nuove filiere agrosilvopastorali mirate alla gestione sostenibile delle risorse forestali locali; questo approccio mira non solo alla valorizzazione delle materie prime ma anche al rafforzamento dell’economia locale attraverso pratiche produttive sostenibili.
Emergenza abitativa: famiglie ancora senza casa
Nel rapporto emerge chiaramente l’emergenza abitativa persistente nelle aree colpite dai terremoti passati: nell’ultimo anno ben mille trecento nuclei familiari hanno potuto rientrare nelle proprie case mentre negli ultimi tre anni più di quattromila famiglie hanno ritrovato stabilità abitativa dopo le difficoltà iniziali seguite al sisma.
Tuttavia restano ancora diecimila nuclei familiari senza sistemazione definitiva nei centotrentotto comuni inclusivi nel cratere sismico; questa situazione coinvolge poco più ventimila persone che continuano ad attendere soluzioni abitative adeguate alle loro necessità quotidiane.
Occupazione: segnali incoraggianti
Sul fronte occupazionale giungono notizie positive legate alle misure implementate tramite Next Appennino con stime relative all’incremento lavorativo significativo nelle regioni periferiche coinvolte dalla tragedia naturale: Abruzzo registra quattro mila seicento trenta nuovi posti lavoro creatisi recentemente mentre Lazio ne conta mille duecentotrentatre.
Le Marche vedono otto mila cinquecentoventi nuove assunzioni mentre Umbria chiude con novecentonovantatre posti aggiuntivi generati dalle iniziative messe in atto negli ultimi tempi.
Questi dati indicano flussi positivi sul mercato lavorativo locale dove negli scorsi tre anni risultano attivati oltre trecentomila lavoratori nuovi, portando ad un incremento occupazionale generale pari al sei punto quattro percentuale rispetto agli standard nazionali stabiliti nello stesso periodo temporale analizzato.
La rinascita economica passa attraverso sicurezza sociale ed ambientale, come ribadito dall’intervento finale del Commissario Castelli durante l’incontro romano dove viene sottolineata l’importanza fondamentale dello sviluppo sostenibile quale strumento essenziale contro lo spopolamento persistente nella regione centrale italiana duramente provata dagli eventi naturali catastrofici recentemente successisi.