Albatross: il film che racconta la vita di Almerigo Grilz, un inviato di guerra triestino

“Albatross”, in uscita il 3 luglio, racconta la vita di Almerigo Grilz, inviato di guerra triestino, esplorando temi di amicizia, sacrificio e verità attraverso le sue esperienze nei conflitti.
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Il film “Albatross”, in uscita il 3 luglio con Eagle Pictures, narra la storia di Almerigo Grilz, un coraggioso inviato di guerra triestino. Scritto e diretto da Giulio Base, il lungometraggio esplora le esperienze di un uomo che ha dedicato la sua vita a raccontare conflitti e ingiustizie nel mondo. Attraverso una trama intensa e ricca di emozioni, il film invita a riflettere su temi come l’amicizia, il sacrificio e l’importanza della verità.

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La trama del film

“Albatross” si apre in un contesto turbolento: gli anni di piombo in Italia. Qui si intrecciano le vite dei protagonisti Almerigo Grilz, interpretato da Francesco Centorame, e Vito. I due ragazzi si trovano coinvolti nella guerriglia urbana mentre cercano di sfuggire alla repressione delle forze dell’ordine. Durante una carica della polizia, Vito viene catturato mentre Almerigo riesce a fuggire per aiutarlo. Questo evento segna l’inizio del loro legame profondo ma complesso.

Nonostante i percorsi diversi che prenderanno nel corso degli anni – con Vito diventando un noto giornalista e fondatore di una radio libera – i destini dei due uomini continuano a incrociarsi. L’agenzia stampa fondata da Almerigo negli anni Ottanta diventa uno strumento importante per dare voce ai conflitti internazionali nei quali è coinvolto come reporter. Purtroppo la sua carriera viene tragicamente interrotta nel 1987 quando perde la vita in Mozambico all’età di 34 anni.

Un legame oltre il tempo

La relazione tra Almerigo e Vito è caratterizzata da rispetto reciproco nonostante le differenze ideologiche che li separano. Mentre Vito costruisce una carriera brillante nei media nazionali ed è riconosciuto come figura influente nel panorama giornalistico italiano, continua a portare avanti la memoria dell’amico scomparso.

Il film mette in luce questo legame attraverso flashback che mostrano momenti chiave della loro amicizia e delle scelte fatte lungo i rispettivi cammini professionali. La narrazione non solo esplora le tensioni politiche dell’epoca ma anche gli affetti umani che resistono al passare del tempo.

In occasione del ritorno a Trieste per partecipare all’associazione dei giornalisti locali, Vito si batte affinché venga riconosciuto pubblicamente l’impatto avuto da Grilz sulla professione giornalistica italiana; tuttavia incontra resistenze significative dal mondo accademico locale.

Il messaggio centrale del film

Giulio Base descrive “Albatross” come una storia complessa ma necessaria da raccontare: «Ci sono storie che non gridano ma lasciano comunque un’eco», afferma il regista parlando della vicenda umana ed etica rappresentata dal suo protagonista principale. La pellicola non intende essere né celebrativa né accusatoria; piuttosto cerca di avvicinarsi alla figura di Grilz attraverso i contrasti sociali ed esistenziali della sua epoca.

Base ha scoperto la storia sei anni fa ed è stato colpito dalla profondità emotiva degli eventi narrati; ha deciso quindi d’impegnarsi per rendere giustizia alla memoria dell’inviato scomparso senza pregiudizi o tesi precostituite.

L’eredità lasciata da Almerigo Grilz

Sebbene chi scrive queste righe non abbia conosciuto direttamente Grilz – essendo nato dopo la sua morte – ha potuto apprendere dettagli significativi sulla sua vita grazie agli amici Fausto e Gian, custodi dei suoi scritti e materiali fotografici rimasti dopo la sua scomparsa prematura.

Nel 2023 è stato istituito un premio giornalistico intitolato ad Almerigo proprio per onorare il suo contributo al mondo dell’informazione; tale iniziativa mira soprattutto a incoraggiare giovani talenti nel campo del giornalismo investigativo.

Un momento particolarmente toccante avviene quando Grilz discute con un combattente ribelle prima della sua morte imminente: «A volte ho paura… Immagina un fuoco dentro te stesso», dice lui al compagno d’avventura prima d’alzare il bicchiere in segno d’augurio verso “una vita scomoda”. Questa scena racchiude perfettamente lo spirito audace dello stesso protagonista: vivere intensamente anche quando ciò comporta rischi elevati.