Negli ultimi giorni, Bitcoin ha mostrato un significativo aumento di valore, alimentando l’ottimismo tra i trader e facendo crescere le aspettative per il raggiungimento della soglia psicologica dei $100.000. Tuttavia, con l’avvicinarsi del mese di maggio, alcuni esperti avvertono di procedere con cautela, richiamando alla mente il noto adagio finanziario “Sell in May and go away”. Questo articolo esplora le implicazioni storiche e attuali di questo proverbio nel contesto delle criptovalute.
Il significato dietro “sell in May and go away”
L’espressione “Sell in May and go away” ha origini nei mercati azionari tradizionali ed è basata su dati storici che evidenziano come gli investitori tendano a ottenere rendimenti inferiori tra maggio e ottobre rispetto al periodo da novembre ad aprile. Le ragioni sono molteplici: volumi di scambio più bassi durante l’estate, minore attività da parte degli investitori istituzionali e una generale riduzione della volatilità dei mercati.
Jeff Mei, COO dell’exchange BTSE, sottolinea che storicamente molti investitori seguono questo proverbio nei mesi estivi. Nonostante ciò, quest’anno potrebbe rappresentare un’eccezione poiché Bitcoin ha già toccato i $97.000 e alcune azioni legate alla crescita stanno mostrando segnali positivi. Tuttavia, la recente pubblicazione dei dati sul PIL statunitense suggerisce possibili rischi economici futuri che potrebbero influenzare negativamente il mercato delle criptovalute.
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Bitcoin e la stagionalità: cosa dicono i dati
Il mercato delle criptovalute non è immune dalle tendenze stagionali osservate nei mercati tradizionali. Secondo CoinGlass, negli ultimi anni Bitcoin ha spesso registrato performance negative o deboli nel mese di maggio:
- Nel 2021 BTC ha subito una perdita del 35%, uno dei mesi peggiori dell’anno.
- Nel 2022 si è verificato un calo del 15%, aggravato dal collasso dell’ecosistema Luna.
- Nel 2023 il mese si è chiuso sostanzialmente piatto o leggermente positivo.
Ci sono state eccezioni significative; per esempio nel maggio del 2019 Bitcoin era aumentato del 52%, segnando una delle migliori performance post-2018. Tuttavia, va notato che i mesi negativi tendono a essere seguiti da ulteriori cali a giugno: negli ultimi cinque anni quattro giugno hanno chiuso in rosso.
Questi dati non garantiscono risultati futuri ma indicano come anche il mercato crypto stia diventando sempre più sensibile ai cicli macroeconomici oltre alle sue specifiche dinamiche interne.
Altcoin e meme coin: maggiore vulnerabilità
Oltre a Bitcoin stesso, anche le altcoin—soprattutto quelle classificate come meme coin—potrebbero affrontare correzioni significative nei prossimi mesi dopo un primo trimestre caratterizzato da rally speculativi intensificati dall’interesse degli investitori retail. Con l’arrivo dell’estate potrebbe esserci uno spostamento verso asset considerati più stabili mentre gli investitori cercano opportunità meno volatili.
Vugar Usi Zade, COO dell’exchange Bitget, fa notare che dal 1950 l’S&P 500 ha registrato solo un guadagno medio dell’1,8% da maggio a ottobre con rendimenti positivi solo nel 65% dei casi; questa informazione può aiutare a comprendere meglio come la stagionalità possa influenzare anche le decisioni relative agli asset digitali.
Performance trimestrali: un quadro più ampio
Analizzando le performance trimestrali di Bitcoin negli ultimi dodici anni emergono ulteriori spunti interessanti riguardo alla sua volatilità:
Il secondo trimestre presenta una media del rendimento pari al 26%, ma con una mediana molto bassa intorno al solo 7%. Questo indica fortemente quanto siano stati determinanti eventi eccezionali per guidarne la crescita o la caduta durante questi periodi temporali specifici.
Nel terzo trimestre , invece, la media scende drasticamente fino al solo 6%, mentre nella mediana si registra addirittura una leggera flessione negativa; ciò suggerisce fasi consolidate post-rally dove gli acquisti diminuiscono notevolmente.
Zade evidenzia infine come il quarto trimestre sia tradizionalmente quello più forte per BTC con rendimenti medi pari all’85% ed una mediana attorno al 52%. Queste informazioni rafforzano ulteriormente l’idea che maggio possa rappresentare l’inizio di un periodo debole prima della ripresa autunnale prevista dai trader esperti.
Psicologia di mercato e profezie autoavveranti
La psicologia degli operatori gioca senza dubbio un ruolo cruciale nell’evoluzione dei prezzi sul mercato crypto; se abbastanza trader iniziano ad adottare comportamenti ispirati dal proverbio “Sell in May”, tale atteggiamento potrebbe trasformarsi rapidamente in realtà amplificando vendite ed accentuando così ulteriore volatilità sui grafici quotidiani.
Inoltre, se dovessero emergere segnali tecnici sfavorevoli accompagnati da inversione sentimentale potremmo assistere ad effetti moltiplicatori sulla pressione ribassista portata avanti dalla comunità stessa degli investitori crypto appassionati creando quindi scenari incerti ma non privi di opportunità.