Boicottaggio al porto di Genova: i camalli contro l’invio di armi in Israele

I camalli genovesi del Calp organizzano un presidio contro l’arrivo della nave Contship Era, carica di armi destinate a Israele, in segno di opposizione al commercio d’armi e alle guerre.
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Il 6 giugno, i camalli genovesi del Collettivo autonomo lavoratori portuali si preparano a un nuovo presidio al porto di Genova per opporsi all’arrivo della nave Contship Era, che trasporta armi e materiale bellico destinati a Israele. Questa iniziativa segue il precedente boicottaggio delle spedizioni di armi verso l’Arabia Saudita per la guerra in Yemen, che aveva attirato l’attenzione internazionale e persino il riconoscimento da parte di Papa Francesco.

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Il presidio dei camalli genovesi

I lavoratori portuali del Calp hanno annunciato un presidio al ponte Etiopia nel pomeriggio del 6 giugno, in coincidenza con l’arrivo della nave israeliana Contship Era. Questo evento rappresenta una continuazione della loro opposizione all’invio di armi nei conflitti internazionali. I membri del Calp affermano che non vogliono essere complici delle guerre e dei genocidi che colpiscono popolazioni innocenti come quella palestinese. La loro azione è motivata dalla volontà di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione e chiedere maggiore responsabilità da parte delle autorità locali.

Nel contesto dell’attuale conflitto a Gaza, il Calp ha espresso solidarietà a chi si mobilita contro la guerra e ha ribadito la necessità di fermare le operazioni commerciali legate alla vendita d’armi. L’organizzazione ha anche fatto riferimento alla mancanza di risposte concrete da parte delle autorità genovesi riguardo ai traffici d’armi nel porto, evidenziando una crescente consapevolezza politica su questo tema tra diverse forze politiche italiane.

La posizione dei portuali francesi

In parallelo alle azioni dei camalli genovesi, i portuali della CGT a Marsiglia hanno già pianificato un intervento simile. Il giorno prima dell’arrivo della Contship Era a Genova, essi non caricheranno un container contenente componenti per mitragliatori prodotti dalla Eurolinks nel porto francese di Fos sur Mer. Questa coordinazione tra i lavoratori portuali europei sottolinea una rete crescente di attivismo contro il commercio d’armi.

L’USB Mare e Porti ha dichiarato che stanno collaborando attivamente con altri gruppi sindacali per organizzare manifestazioni pacifiche volte ad opporsi alle guerre condotte dai governi occidentali. Questo approccio collettivo mira non solo a fermare le spedizioni belliche ma anche ad aumentare la consapevolezza pubblica riguardo ai diritti umani nelle zone colpite dai conflitti.

Le richieste al governo italiano

Il Calp sta facendo pressioni sulle autorità locali affinché prendano una posizione chiara sui traffici d’armi attraverso il porto genovese. In particolare, gli attivisti chiedono trasparenza riguardo alla natura del carico imbarcato dalla nave Zim prevista per lo scalo tecnico sia a Genova sia successivamente a Salerno. Alcuni parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno sollevato preoccupazioni simili sulla possibilità che questa nave possa trasportare armamenti italiani o componentistica militare prodotta nel nostro Paese.

Le dichiarazioni degli esponenti politici evidenziano come ci sia ancora molta ambiguità riguardo alla tipologia degli oggetti imbarcati dalle navi mercantili italiane coinvolte in operazioni internazionali sensibili come quelle legate ai conflitti armati in Medio Oriente. Gli stessi parlamentari hanno invitato il governo italiano ad impedire qualsiasi utilizzo dei nostri porti da parte delle navi destinate al rifornimento militare nei teatri bellicosi.

La situazione rimane tesa mentre cresce la mobilitazione sociale contro le guerre moderne e le conseguenze devastanti sui civili coinvolti nei conflitti globalizzati.

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