Controversia sui crediti di carbonio: Netflix e Meta coinvolte in un caso legale in Kenya

Netflix e Meta affrontano una controversia legale sul Northern Kenya Rangelands Carbon Project, sollevando interrogativi sui diritti delle popolazioni indigene e sull’integrità del mercato dei crediti di carbonio.
Controversia sui crediti di carbonio: Netflix e Meta coinvolte in un caso legale in Kenya - Socialmedialife.it

Netflix e Meta si trovano al centro di una controversia legale che tocca temi delicati come i diritti delle popolazioni indigene, la sostenibilità ambientale e la credibilità del mercato globale dei crediti di carbonio. La vicenda ruota attorno alla sospensione del Northern Kenya Rangelands Carbon Project , il più grande progetto al mondo per la compensazione delle emissioni attraverso la gestione dei pascoli. Questo articolo esplora le implicazioni della situazione attuale, analizzando le accuse mosse dalle comunità locali e l’impatto sul mercato dei crediti di carbonio.

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Il Northern Kenya Rangelands Carbon Project

Il Northern Kenya Rangelands Carbon Project è stato avviato nel 2012 con l’obiettivo di incentivare pratiche sostenibili come il pascolo rotazionale, promuovendo così la rigenerazione del suolo e aumentando l’assorbimento di carbonio. Il progetto si estende su circa 4,7 milioni di acri nel nord del Kenya ed è abitato da diverse comunità indigene, tra cui i Maasai e i Borana. In cambio della gestione sostenibile delle terre, vengono venduti crediti certificati nel mercato volontario.

Tuttavia, una recente controversia legale ha portato a una sospensione temporanea dell’intero meccanismo. Alcuni gruppi locali hanno accusato la Northern Rangelands Trust — l’organizzazione responsabile del progetto — di aver implementato il programma senza ottenere un consenso libero ed informato dalle comunità interessate. Un tribunale keniota ha accolto queste denunce, mettendo in discussione non solo la validità dei progetti futuri ma anche quella dei milioni di crediti già venduti a grandi aziende come Netflix e Meta.

Le accuse contro le aziende coinvolte

Le accuse mosse dai gruppi indigeni sono gravi: secondo quanto emerso dal processo legale, almeno una delle principali conservancies associate al NKRCP sarebbe stata istituita senza un consenso reale da parte delle popolazioni locali. Ciò avrebbe comportato pratiche coercitive che minerebbero non solo i diritti territoriali ma anche il tradizionale stile di vita pastorale degli indigeni.

La sentenza del tribunale potrebbe avere ripercussioni significative sul mercato globale dei crediti di carbonio; si stima che fino al 20% dei crediti già emessi possa essere invalidato se dovessero emergere ulteriori irregolarità nei progetti associati ad altre aree geografiche. Gli attivisti Maasai denunciano quello che definiscono un esproprio silenzioso delle loro terre ancestrali; vaste porzioni potrebbero finire intrappolate in schemi compensativi o aree protette che compromettono gravemente il modello tradizionale della pastorizia nomade.

La difesa delle grandi aziende

In risposta alle accuse ricevute, sia Netflix che Meta hanno dichiarato che i crediti acquistati sono stati verificati da enti accreditati come Verra — uno degli standard più riconosciuti nel settore volontario per i crediti di carbonio. Entrambe le aziende affermano inoltre d’essere diventate carbon neutral rispettivamente dal 2020 e dal 2022 . Tuttavia, questa vicenda solleva interrogativi fondamentali sulla reale efficacia della semplice validazione tecnica nell’assicurare integrità ed equità nei progetti ambientali.

Il dibattito si allarga ulteriormente quando ci si chiede se sia sufficiente per un’azienda considerarsi carbon neutral mentre acquista crediti provenienti da iniziative potenzialmente dannose per le comunità locali coinvolte nella loro realizzazione. L’accusa principale riguarda proprio questo aspetto: molti critici sostengono che tali compensazioni possano rappresentare più una manovra contabile piuttosto che una vera riduzione delle emissioni atmosferiche.

Crisi sistemica nel mercato volontario dei crediti

La situazione in Kenya non è isolata ma fa parte d’un contesto globale caratterizzato da turbolenze significative nel mercato volontario dei crediti di carbonio . Dopo aver raggiunto picchi record negli anni precedenti con valori superiori ai 1 miliardo di dollari nel 2022, il settore ha subito un drastico calo fino a scendere a circa 723 milioni di dollari entro il 2023.

Questa crisi è attribuibile a vari fattori tra cui inchieste giornalistiche rivelatrici riguardanti progetti inefficaci o fraudolenti; agenzie specializzate stanno rivedendo criteri cruciali mentre cresce anche lo scetticismo fra investitori aziendali riguardo alla trasparenza dell’intero sistema. Grandi operatori come South Pole hanno dovuto ridimensionare operatività e personale dopo essere stati coinvolti in scandali simili a quelli ora affrontati dalle due multinazionali americane citate precedentemente.

I prezzi stessi stanno crollando: alcuni tipi specificamente criticabili sono passati da oltre sedici dollari a meno otto dollari per tonnellata; molti altri vengono svenduti sotto cinquanta centesimi ciascuno rendendo difficile mantenere fiducia all’interno d’un sistema dove essa risulta fondamentale per attrarre nuovi investimenti o acquirenti disposti ad impegnarsi seriamente nella* transizione ecologica* necessaria contro cambiamenti climatici sempre più evidenti.

Verso nuove regole nella governance ambientale

La questione sollevata dalla vicenda Netflix- Meta va oltre gli aspetti reputazionali aziendali poiché mette in luce lacune strutturali nell’attuale sistema volontario relativo ai mercati carbone globalizzati oggi insufficientemente regolamentati rispetto alle esigenze etiche contemporanee richieste dalla società civile internazionale sempre più sensibile verso question mark social responsibility. È evidente quindi necessaria l’emergenza d’una nuova governance fondata su regole chiare, accountability condivisa, criteri riconosciuti globalmente.

Un possibile sviluppo futuro potrebbe vedere convergere mercatini regolamentati con quelli volontari creando meccanismi misti che impongono standard minimi anche fuori dall’ambito ETS. Allo stesso tempo cresceranno pressioni affinché venga resa obbligatoria disclosure strategica offsetting distinguendo chiaramente riduzioni reali versus mere compensazioni.

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