Davide Iodice, regista napoletano, ha presentato uno spettacolo innovativo che coinvolge ragazzi con disabilità per rispondere a una domanda fondamentale: “Che cos’è una persona?”. Attraverso la figura di Pinocchio, il capolavoro di Collodi, lo spettacolo si propone come antidoto contro i pregiudizi legati alla normalità. L’opera è stata recentemente ospitata alla Biennale Teatro 2025 a Venezia e replicata al Teatro Mercadante di Napoli.
La genesi del personaggio di Pinocchio
Il personaggio di Pinocchio è nato dalla penna di Carlo Lorenzini, noto con lo pseudonimo Collodi. Durante la sua giovinezza trascorse momenti spensierati giocando con gli amici e rifiutando il percorso religioso che i genitori avevano scelto per lui. Questo atto ribelle ha portato alla creazione del burattino più famoso della letteratura italiana. La storia racconta le avventure e le disavventure di un burattino che desidera diventare un bambino vero, affrontando sfide e tentazioni lungo il cammino.
Pinocchio è stato tradotto in oltre 250 lingue ed è diventato un simbolo universale della crescita personale e delle difficoltà legate all’identità. Il suo viaggio non è solo fisico ma anche emotivo; rappresenta l’eterna lotta tra bene e male, tra desiderio di libertà e responsabilità.
Leggi anche:
L’adattamento teatrale contemporaneo
L’adattamento realizzato da Davide Iodice si distingue per l’inclusione attiva dei ragazzi “extra-ordinari”, ovvero quelli portatori di disabilità. Questi giovani artisti non solo interpretano i ruoli classici della favola ma contribuiscono anche a riscrivere la narrazione attraverso le loro esperienze personali. Lo spettacolo diventa così un mezzo per esplorare temi complessi come l’accettazione sociale e la diversità.
Iodice ha creato una comunità teatrale composta da circa duecentocinquanta membri tra attori professionisti, allievi normotipi e famiglie dei ragazzi coinvolti nel progetto. Questa sinergia permette al pubblico di vedere oltre le etichette sociali spesso imposte dalla società moderna.
Il messaggio profondo dietro la storia
La domanda centrale dello spettacolo — “Che cos’è una persona?” — viene affrontata in modo diretto dai giovani protagonisti nei confronti del loro maestro sul palco. La risposta proposta dal maestro sottolinea quanto sia complesso definire l’essenza umana: “Una persona è un problema irrisolvibile”. Questo concetto assume particolare rilevanza quando si parla delle persone che vivono situazioni considerate fuori dall’ordinarietà.
Nel contesto dell’opera originale scritta da Collodi, emerge chiaramente come ogni individuo abbia diritto a momenti felici ed espressivi nella propria vita quotidiana; questo messaggio viene amplificato dallo spirito inclusivo dello spettacolo diretto da Iodice.
Riflessioni sulla normalità attraverso Pinocchio
Iodice invita il pubblico a riflettere su cosa significhi essere “normali”. In molte occasioni durante lo spettacolo si evidenzia come chi vive situazioni diverse possa sentirsi emarginato o giudicato dalla società; tuttavia ciò non deve impedire loro d’essere se stessi o vivere pienamente le proprie emozioni.
Questa reinterpretazione moderna del classico collodiano offre uno sguardo critico sulle aspettative sociali riguardo alla normalità; ci ricorda che ognuno merita spazio per esprimersi senza paura del giudizio altrui.
Inoltre, lo spettacolo riporta alla mente alcuni passaggi emblematici dell’opera originale dove Pinocchio stesso esprime dubbi sulla sua identità mentre cerca disperatamente approvazione dagli altri personaggi intorno a lui.
Un futuro incerto ma ricco di significato
Il lavoro svolto da Davide Iodice va oltre il semplice intrattenimento; rappresenta un tentativo concreto d’integrare realtà diverse nel mondo dell’arte teatrale contemporanea. Nonostante manchi ancora uno spazio dedicato esclusivamente alle prove della compagnia nel panorama napoletano — costretti ad utilizzare strutture pubbliche — questi giovani continuano a lavorare insieme ogni settimana sognando nuove opportunità artistiche.
La questione su cosa accadrà dopo rimane aperta nella mente degli spettatori così come nei cuori dei protagonisti: “E dopo?” diventa quindi non solo una domanda retorica ma anche uno stimolo ad immaginare possibilità future piene d’amore ed accettazione reciproca.