Dipendenti pubblici chiedono il pagamento immediato del Tfs: la situazione attuale

I dipendenti pubblici italiani mobilitano per il pagamento immediato del Trattamento di Fine Servizio, sollecitati dalla Corte Costituzionale, mentre il governo affronta difficoltà legislative e finanziarie.
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Mercoledì 14 maggio 2025, i dipendenti pubblici italiani hanno avviato una mobilitazione per richiedere all’Inps il pagamento immediato del Trattamento di Fine Servizio , che rappresenta la loro liquidazione. Questa iniziativa è stata stimolata dalla sentenza della Corte Costituzionale numero 130 del 2023, che ha criticato fortemente l’attuale normativa che prevede un’attesa fino a cinque anni dopo il pensionamento per ricevere tali somme. Gli statali stanno quindi inviando in massa diffide all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, chiedendo un cambiamento immediato.

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La sentenza della corte costituzionale

La Corte Costituzionale ha emesso nel 2023 una sentenza significativa riguardo al Tfs dei dipendenti pubblici. Pur non dichiarando illegittima la norma esistente, ha evidenziato come l’attesa prolungata per il pagamento possa essere considerata iniqua e contraria ai principi di equità e giustizia sociale. Questo pronunciamento ha dato nuova linfa alle richieste dei lavoratori statali, i quali ora si appellano direttamente all’Inps per ottenere le loro spettanze senza ulteriori ritardi.

Nella relazione annuale sul funzionamento dell’Inps presentata dal Consiglio di Indirizzo e Vigilanza , presieduto da Roberto Ghiselli, si evidenzia un aumento delle diffide ricevute dall’Istituto da parte degli iscritti. Questi documenti richiedono esplicitamente il pagamento del Tfs senza dilazioni e con riconoscimento degli interessi legali accumulati fino al saldo finale. Tuttavia, l’Inps si trova in una posizione difficile poiché non può procedere autonomamente a modifiche normative; spetta infatti al governo e al Parlamento intervenire.

Le difficoltà legislative

Nonostante le pressioni crescenti da parte dei sindacati e dei lavoratori stessi, ad oggi poco è stato fatto a livello legislativo per risolvere questa situazione critica. Massimo Battaglia, segretario generale della Confsal-Unsa – sindacato che ha portato la questione davanti alla Corte – ha confermato di aver presentato due diffide anche direttamente al governo senza ottenere risultati concreti finora.

Attualmente ci sono diverse proposte di legge in discussione presso il Parlamento italiano volte a riformare le modalità di erogazione del Tfs. Tuttavia, queste iniziative sono state ostacolate dalla Ragioneria Generale dello Stato che ha espresso pareri negativi riguardo alla mancanza delle necessarie coperture finanziarie. Domani è previsto un incontro nella Commissione Lavoro della Camera con un comitato ristretto volto ad esplorare possibili soluzioni pratiche per affrontare questa problematica complessa.

Possibili soluzioni economiche

Una delle opzioni discusse riguarda l’introduzione di meccanismi bancari attraverso cui le banche potrebbero anticipare i pagamenti del Tfs ai dipendenti pubblici mentre lo Stato si farebbe carico degli interessi associati a tali prestiti. Tuttavia, anche questa soluzione potrebbe non soddisfare pienamente quanto stabilito dalla Corte Costituzionale: secondo quest’ultima infatti il pagamento dovrebbe avvenire immediatamente piuttosto che tramite prestiti o anticipazioni.

L’impatto economico sul bilancio pubblico sarebbe significativo: se venisse accolta la richiesta di pagamenti tempestivi del Tfs ci sarebbe bisogno subito di quasi 14 miliardi di euro dalle casse dello Stato. Questa cifra elevata rappresenta una sfida considerevole per qualsiasi governo desideroso di mantenere sotto controllo i conti pubblici mentre cerca allo stesso tempo di soddisfare le legittime richieste dei propri dipendenti.

Ritardi nei pagamenti attuali

Oltre alle questioni normative ed economiche c’è anche da considerare come gli attuali processori dell’Inps stiano già causando ritardi nei pagamenti dovuti ai pensionati pubbliche amministrazioni precedentemente citate nella relazione Civ. Infatti spesso vengono versate ingenti somme come interessiper mora perché i tempi previsti dalla legge vengono superati notevolmente; questo accade frequentemente quando le amministrazioni competenti non inviano tempestivamente tutta la documentazione necessaria all’Inps.

Il risultato finale è sempre lo stesso: gli impiegati statali sono costretti ad affrontare lunghe attese prima di ricevere ciò che spetta loro dopo anni dedicati al servizio pubblico; questo crea frustrazione tra coloro che hanno servito lo Stato con impegno ma ora devono fare fronte a procedure burocratiche lente ed inefficaci nel garantire diritti fondamentali come quello alla liquidazione.

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