Un recente messaggio circolato su Facebook e Instagram ha generato confusione tra gli utenti riguardo alla possibilità di opporsi all’uso dei propri dati da parte di Meta per addestrare il chatbot Meta AI. Questo articolo chiarisce la situazione, evidenziando le informazioni corrette e smascherando le fake news che si sono diffuse.
La disinformazione sui social network
Negli ultimi giorni, molti utenti hanno ricevuto un messaggio che invita a copiare e incollare una dichiarazione per negare il consenso all’utilizzo dei propri dati personali da parte di Meta. Il post afferma erroneamente che “Meta è ora un ente pubblico” e che tutti devono pubblicare una simile dichiarazione per proteggere i propri dati. Questa affermazione è completamente falsa. Non esiste alcuna modifica dello status legale di Meta in tal senso, né tantomeno l’obbligo di pubblicare tali dichiarazioni sui social.
Marcovalero Cervellini, responsabile delle Relazioni esterne della Polizia Postale, ha avvertito gli utenti della presenza di questa catena virale priva di fondamento. Si tratta dell’ennesimo esempio di disinformazione online, simile a bufale già circolate in passato riguardo ai diritti degli utenti sui social media.
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Come esercitare il diritto d’opposizione
Per chi desidera effettivamente opporsi all’utilizzo dei propri dati da parte di Meta AI, è fondamentale seguire la procedura corretta piuttosto che affidarsi a messaggi fuorvianti. Gli utenti devono compilare due moduli specifici: uno per Facebook e uno per Instagram. Questi moduli consentono agli iscritti di esercitare i loro diritti in materia di privacy secondo le normative vigenti.
È importante notare che il termine ultimo per presentare queste richieste era fissato al 26 maggio 2025; pertanto, chi non ha completato la procedura entro quella data non potrà ottenere effetti retroattivi sulla gestione dei propri dati personali da parte dell’azienda.
Rischi connessi alla disinformazione
Sebbene la diffusione del messaggio errato non rappresenti una truffa nel senso tradizionale del termine – cioè non richiede informazioni bancarie o sensibili – può comunque indurre confusione tra gli utenti riguardo alle modalità corrette per gestire i propri diritti sulla privacy. Questo tipo d’informazioni fuorvianti può portare a comportamenti errati o inefficaci nell’affrontare questioni importanti come la protezione dei dati personali.
La Polizia Postale invita quindi tutti gli utenti a prestare attenzione alle fonti delle informazioni condivise sui social media e ad adottare un approccio critico nei confronti delle notizie virali senza fondamento reale. In caso si abbiano dubbi sulle procedure legittime relative ai servizi online o sull’uso dei propri dati personali, è sempre consigliabile consultarsi con esperti o fare riferimento direttamente alle piattaforme ufficiali coinvolte.