Il Grande Teatro di Lido Adriano si prepara a debuttare con la sua terza edizione il primo giugno al Cisim, nell’ambito del Ravenna Festival. Questo progetto di teatro comunitario, che coinvolge attivamente circa 120 partecipanti volontari di tutte le età, porterà in scena la “Bhagavadgita”, uno dei testi sacri più significativi dell’induismo. Dopo quasi otto mesi di preparazione, l’iniziativa rappresenta non solo una sfida artistica ma anche un’opportunità per riflettere su temi profondi come la guerra e i legami umani.
Un progetto artistico e umano
L’esperienza del Grande Teatro è frutto della collaborazione tra diversi professionisti del settore culturale. Il nucleo artistico è composto dai direttori Luigi Dadina e Lanfranco Vicari, dal drammaturgo Tahar Lamri e dalla direttrice organizzativa Federica Francesca Vicari. Insieme a loro lavorano anche il musicista Francesco Giampaoli e il percussionista Enrico Bocchini, oltre agli attori Camilla Berardi, Marco Saccomandi e Marco Montanari della compagnia Spazio A. La Brigata Artistico Solidale del Grande Teatro include partecipanti provenienti dal coro stesso.
Dadina ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti nei primi tre anni: “Il bilancio è positivo oltre le nostre aspettative.” Ha sottolineato l’importanza della trasformazione dell’entusiasmo iniziale in consapevolezza duratura nel prossimo triennio. Il progetto mira a consolidarsi come un teatro popolare che coinvolge diverse generazioni e crea forti legami con il territorio.
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Vicari ha aggiunto che l’idea alla base del Grande Teatro era quella di creare un collettivo artistico multidisciplinare capace di integrare musica, teatro e arte visiva per costruire un percorso condiviso con la comunità locale. La varietà delle discipline coinvolte ricorda molto lo spirito dell’hip hop ed esprime una continua ricerca creativa.
Riflessioni sulla guerra attraverso l’arte
La nuova edizione si distingue per una particolare attenzione alla componente musicale all’interno dello spettacolo. Dadina ha spiegato come le musiche giochino un ruolo cruciale nel definire azioni e coreografie: “Questo è il nostro modo di intendere il teatro.” Quest’anno lo spettacolo affronterà tematiche legate alla guerra senza cercare risposte facili o consolatorie; piuttosto invita a scavare nelle contraddizioni interiori degli individui.
Moder ha descritto questo approccio come una stratificazione continua nella costruzione dello spettacolo: “Stiamo creando qualcosa che moltiplica visioni ed esperienze.” Questa ricerca non solo arricchisce artisticamente ma offre anche uno spazio dove generazioni diverse possono confrontarsi su temi complessi.
La scelta della Bhagavadgita
La decisione di mettere in scena la Bhagavadgita deriva da riflessioni avviate durante i lavori precedenti sul Panchatantra. Dadina ha rivelato come alcune considerazioni fatte da Simone Weil sull’incontro con i testi indiani abbiano influenzato questa scelta: “La Bhagavadgita ci chiama a esplorare territori nuovi.”
Tahar Lamri ha evidenziato quanto sia rilevante affrontare questioni esistenziali universali in tempi incerti come quelli attuali; il dialogo tra Krishna e Arjuna rappresenta conflitti interiori contemporanei riguardanti responsabilità personali rispetto alle dinamiche collettive.
Inoltre, Lamri sottolinea quanto sia importante promuovere comprensione interculturale attraverso pratiche spirituali orientali in un contesto globale sempre più complesso.
Musica originale da Ravenna
Le musiche dello spettacolo sono state composte appositamente da Francesco Giampaoli per accompagnare le scene ispirate al testo sacro indiano. Giampaoli racconta che prima della composizione ascolta molta musica dei Paesi d’origine delle storie trattate nello spettacolo: “Ogni anno accumulo nuove frasi musicali.” Questo processo rende ogni produzione unica grazie ai diversi elementi culturali integrati nel lavoro creativo.
Moder aggiunge che le parole delle canzoni nascono dalle melodie create da Giampaoli; questo scambio creativo permette loro di superare confini stilistici predefiniti mentre lavorano insieme alla scrittura dei testi cantati dagli interpreti coinvolti nello show finale.
Un coro intergenerazionale
Il cuore pulsante del Grande Teatro rimane comunque il suo aspetto comunitario. Il coro comprende membri dai 4 agli 80 anni provenienti da storie diverse; secondo Federica Francesca Vicari, questa diversità arricchisce notevolmente l’esperienza teatrale complessiva.
Il coro sarà supportato dagli attori professionisti Camilla Berardi e Marco Saccomandi nella conduzione dei laboratori teatrali mentre altri collaboratori contribuiranno all’organizzazione generale dello spettacolo insieme alla Brigata Artistico Solidale composta da circa venti persone impegnate nella preparazione finale.