Il governo italiano prepara un piano anti-dazi da 25 miliardi per le imprese in attesa di Trump

Il governo italiano propone un piano anti-dazi da 25 miliardi per sostenere le imprese colpite, ma l’incertezza sulla spesa dei fondi europei e le critiche politiche sollevano preoccupazioni.
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Il governo italiano sta elaborando un piano anti-dazi del valore di 25 miliardi di euro, destinato a sostenere le imprese italiane colpite dalle possibili tariffe che l’ex presidente Donald Trump potrebbe introdurre. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha confermato l’intenzione dell’esecutivo di utilizzare fondi europei già esistenti per finanziare questa iniziativa. Tuttavia, la capacità del governo di spendere questi fondi rimane incerta.

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Piano anti-dazi: i dettagli finanziari

Adolfo Urso ha chiarito che il piano prevede l’uso dei fondi già disponibili nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza , oltre ai finanziamenti per la coesione territoriale e quelli destinati alla transizione climatica nel settore automotive. L’obiettivo è compensare le perdite economiche che potrebbero derivare dall’imposizione dei dazi sul made in Italy. Tuttavia, ci sono dubbi sulla reale possibilità di utilizzare efficacemente questi fondi.

Negli ultimi anni, il governo italiano ha mostrato difficoltà nella spesa dei fondi europei. Molti progetti non sono stati completati o addirittura avviati a causa della burocrazia e della mancanza di volontà politica per affrontare questioni cruciali legate all’efficienza della spesa pubblica. Questo solleva interrogativi su come verranno gestiti i 25 miliardi previsti dal piano anti-dazi.

Critiche al trasferimento dei fondi

Le critiche al piano non si limitano solo alla sua fattibilità economica ma si estendono anche alle scelte politiche dietro questa manovra. Alcuni osservatori sostengono che il governo stia utilizzando la questione dei dazi come pretesto per aumentare i finanziamenti alle imprese piuttosto che investire in settori fondamentali come il welfare o la sanità pubblica.

Secondo un rapporto dell’Osservatorio Pnrr Openpolis, una parte significativa delle risorse destinate al Pnrr è stata riallocata verso incentivi fiscali per le aziende anziché verso progetti socialmente utili. Questa strategia ha portato a tagli nei finanziamenti dedicati alla transizione ecologica dell’automotive e ad altri settori cruciali.

Monitoraggio sui fondi Pnrr: dati allarmanti

Un recente monitoraggio condotto dalla Cgil sui progressi nell’utilizzo dei fondi Pnrr destinati alla sanità evidenzia gravi ritardi nella spesa: su 19,2 miliardi disponibili, solo 3,7 miliardi sono stati effettivamente utilizzati fino ad oggi. La segretaria confederale Daniela Barbaresi ha sottolineato che con questo ritmo ci vorrebbero sette anni per spendere tutti i soldi disponibili prima della scadenza del Pnrr tra un anno.

In particolare riguardo ai progetti delle “Case della Comunità”, solo il 12% degli stanziamenti è stato speso finora; molti lavori non sono nemmeno iniziati o sono ancora nelle fasi progettuali iniziali. Questi dati pongono interrogativi sull’efficacia del sistema attuale nella gestione delle risorse pubbliche destinate a migliorare servizi essenziali.

Riassegnazione controversa dei fondi

La riassegnazione delle risorse destinate al Pnrr suscita ulteriormente polemiche tra le regioni italiane; secondo Salvo Russo dell’Ance Sicilia, circa tre miliardi sarebbero stati sottratti dalla Sicilia senza alcuna comunicazione ufficiale chiara riguardo ai nuovi destinatari regionalizzati degli investimenti infrastrutturali previsti nel progetto Palermo-Catania.

Questa situazione mette in luce tensioni tra diverse aree geografiche d’Italia riguardo all’allocazione equa delle risorse europee e alimenta malcontento locale nei confronti di decision maker nazionali accusati di favorire regioni diverse rispetto ad altre senza trasparenza sufficiente nelle loro azioni politiche ed economiche.

Fondamentale monitoraggio europeo

Infine, anche un report recente dalla Uil mette in evidenza la lentezza con cui vengono spesi i nuovi fondi previsti dal programma europeo 2021-2027; soltanto il 5% di queste risorse è stato utilizzato fino ad ora. Nonostante gli sforzi dichiarati per ridurre disuguaglianze sociali e territoriali in Italia, c’è una crescente preoccupazione presso gli analisti per la capacità del governo di rispettare destinatari specifici degli investimenti programmatici e promesse fatte ai cittadini italiani.

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