Il dibattito sull’impatto ambientale del mining di bitcoin continua a suscitare interesse e preoccupazione. Questo processo, che consente la creazione di nuovi bitcoin e la validazione delle transazioni sulla rete blockchain, è spesso criticato per il suo elevato consumo energetico. Tuttavia, secondo James Butterfill, Head of Research di CoinShares, le cose sono più complesse. Il mining potrebbe non solo ridurre altri impatti ambientali, ma anche rendere le energie rinnovabili più efficienti dal punto di vista economico.
I miner di bitcoin cercano l’energia più economica
I miner di bitcoin sono costantemente alla ricerca dell’elettricità meno costosa disponibile sul mercato. Questa necessità li spinge ad utilizzare fonti energetiche considerate “stranded”, ovvero energia che non può essere facilmente integrata nella rete elettrica tradizionale. Molte volte queste fonti provengono da progetti rinnovabili situati in aree remote dove l’energia prodotta rischia di andare sprecata.
Attualmente oltre il 56% dell’energia utilizzata nel mining proviene da fonti sostenibili, una percentuale superiore a quella del settore finanziario che si attesta intorno al 40%. Questo dato implica un notevole passo avanti verso la sostenibilità: per ogni kilowattora consumato dal settore* finanziario si producono circa 400 grammi di CO2; al contrario, l’industria mineraria emette circa 250 grammi grazie all’aumento dell’efficienza energetica*.
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Secondo uno studio condotto dall’Università di Cambridge, il consumo elettrico complessivo della rete Bitcoin è rimasto relativamente stabile negli ultimi anni nonostante un aumento significativo della potenza computazionale . Questo fenomeno è attribuibile ai progressi tecnologici nel settore del mining che hanno reso i processi molto più efficienti rispetto al passato.
Il Texas guida l’adozione delle energie rinnovabili
Negli Stati Uniti, il Texas emerge come un caso esemplare nell’utilizzo delle energie rinnovabili per il mining di bitcoin. Dal 2021 ad oggi si è registrata una significativa diminuzione dell’intensità delle emissioni legate a questo processo: da quasi 600 grammi a soli 250 grammi per kilowattora. Questa riduzione è stata possibile grazie all’aumento della quota d’energia sostenibile utilizzata nel mining, passata dal 33% al già citato 56%.
In Texas, l’utilizzo dell’energia in surplus ha portato sia alla diminuzione dei costi sia all’aumento della redditività per i fornitori energetici locali. La capacità eolica nello stato ha visto una crescita del 50%, raggiungendo i 44 gigawatt; parallelamente, quella solare ha avuto un incremento straordinario dell’800%, arrivando a toccare i 22 gigawatt. Questi dati pongono il Texas come leader indiscusso nel panorama americano riguardante le energie rinnovabili.
Il contributo del bitcoin alla riduzione delle emissioni
Un altro aspetto rilevante riguarda il problema crescente del gas flaring—la combustione controllata del gas naturale in eccesso—che rappresenta una seria minaccia per la qualità atmosferica globale. Secondo recenti rapporti della BBC, questa pratica è diffusa soprattutto nelle operazioni estrattive nel Golfo del Messico ed è responsabile significative emissioni nocive nell’atmosfera.
Il flaring tradizionale genera circa 59 grammi equivalenti CO2 ogni mille BTU , mentre con generatori modernizzati questa cifra scende drasticamente a soli 22 grammi—una riduzione considerevole che rende tale metodo tre volte meno inquinante rispetto alle automobili alimentate a benzina.
La difficoltà principale legata al flaring risiede nella sua gestione: spesso l’energia prodotta non può essere immagazzinata o trasportata economicamente vantaggiosamente; pertanto viene bruciata nei luoghi remoti dove viene generata senza possibilità d’integrazione con reti elettriche o gasdotti esistenti. Qui entra in gioco il mining di bitcoin che può utilizzare quest’energia sprecata contribuendo così alla diminuzione complessiva delle emissioni generate dal flaring stesso.
L’attuale situazione sul gas inutilizzato
Nonostante gli sviluppi positivi evidenziati finora, attualmente solo circa 120 megawatt sono notoriamente dedicati allo sfruttamento diretto del gas inutilizzato attraverso attività minerarie Bitcoin. Ciò suggerisce chiaramente come ci sia ancora ampio margine d’espansione affinché questa pratica possa contribuire ulteriormente alla riduzione globale delle emissioni nocive.
Il mondo sta assistendo ad una trasformazione silenziosa nell’ambito del mining, con miglioramenti continui nelle tecnologie hardware insieme ad un utilizzo sempre maggiore d’alternativa ecologiche. Se tali tendenze continueranno, sarà possibile vedere risultati tangibili nella lotta contro cambiamenti climatici globalmente riconosciuti.