Il 24 giugno 1958, alle ore 7:07, un forte terremoto colpì la media Valle dell’Aterno, con epicentro nella zona attualmente conosciuta come Nucleo industriale Bazzano–Paganica. Questo evento sismico interessò non solo la città dell’Aquila ma anche numerosi comuni circostanti come Paganica, Bazzano e Onna. La scossa fu avvertita anche in ampie aree delle regioni limitrofe, tra cui Umbria e Lazio. A distanza di anni, il professor Claudio Panone ricorda l’evento sottolineando l’importanza della prevenzione e della consapevolezza riguardo alla storia sismica del territorio.
Un evento sismico significativo
Il terremoto del 1958 è stato uno dei tanti eventi tellurici che hanno colpito la regione abruzzese nel corso dei secoli. Con una magnitudo significativa, il sisma provocò danni ingenti a edifici storici e abitazioni nei centri di Bazzano, Onna e Paganica. Molti residenti furono costretti a lasciare le proprie case per giorni interi a causa delle lesioni strutturali subite dai loro edifici. Il professor Panone ricorda vividamente quei momenti difficili: «Anch’io rimasi fuori casa con i miei familiari», racconta.
La città dell’Aquila non sfuggì ai danni causati dal sisma; molti monumenti storici subirono gravi lesioni. La Basilica di San Bernardino necessitò di importanti lavori di consolidamento per riparare i danni riportati dalla scossa. Anche altre strutture significative come la cupola della Basilica di Collemaggio e il Castello cinquecentesco evidenziarono segni evidenti di deterioramento dopo l’evento sismico.
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Nonostante gli ingenti danni materiali subiti dalla città e dai paesi vicini, questo terremoto è stato spesso trascurato nella memoria collettiva degli aquilani. Non ha ricevuto lo stesso livello d’attenzione riservato ad altri eventi simili accaduti prima o dopo il suo verificarsi.
L’importanza della memoria storica
Il professor Panone mette in luce una questione cruciale: la mancanza di consapevolezza riguardo alla storia sismica dell’Aquilano ha portato a una rimozione collettiva degli eventi passati significativi come quello del 1958 o quelli precedenti nel 1950 e nel 1951 . Questi episodi dovrebbero servire da monito per le generazioni future affinché si sviluppino politiche efficaci per affrontare eventualità simili.
Panone esprime preoccupazione riguardo all’approccio adottato nei confronti della sicurezza pubblica in relazione ai rischi sismici: «Per troppo tempo si è ignorata la storia sismica», afferma con fermezza mentre invita tutti a riflettere sull’importanza della preparazione rispetto ai disastri naturali che possono colpire senza preavviso.
La media Valle dell’Aterno è nota per essere un’area ad alta attività sismica; infatti vi sono stati numerosi terremoti registrati nel corso dei secoli con epicentri nelle vicinanze de L’Aquila stessa. Questa situazione richiede attenzione continua da parte delle autorità competenti al fine di garantire che misure adeguate siano implementate per proteggere i cittadini.
Riflessioni sul futuro
Le parole del professor Panone trovano eco nelle tragiche esperienze vissute durante il devastante terremoto de L’Aquila avvenuto il 6 aprile 2009 quando oltre trecento persone persero la vita mentre molte altre rimasero ferite o senza casa dopo aver subito gravi perdite materiali ed emotive.
In quel frangente storico si manifestarono errori istituzionali significativi legati all’ignoranza delle dinamiche geologiche locali; esperti avevano minimizzato i segnali precursori presenti nei mesi precedenti al disastro affermando erroneamente che non ci fosse motivo d’allerta alcuno prima dello sciame tellurico culminante nella notte fatale del sei aprile alle ore tre trentadue minuti.
Questa tragedia rappresenta un chiaro esempio degli effetti devastanti derivanti dall’assenza d’informazione adeguata sui rischi naturali associati al territorio abruzzese; errori che non devono ripetersene mai più secondo quanto sostenuto dal professore stesso citando Anton Ludovico Antinori: «Niuno però presagì prima dell’avvenimento quello…».
L’invito alla responsabilità oggi è più forte che mai; costruire su basi solide richiede impegno collettivo verso una maggiore consapevolezza sulle problematiche legate ai fenomeni naturali così da evitare futuri disastri evitabili attraverso intervento tempestivo ed efficace basato su conoscenze consolidate.