Sono ufficialmente partite nelle Marche le riprese del film “La bambina di Chernobyl“, diretto da Massimo Nardin. Questa è l’opera prima del regista, che ha collaborato con Luca Caprara per la sceneggiatura. Il cast include Vincenzo Pirrotta e Yeva Sai, mentre la produzione è affidata a Federica Folli e Pete Maggi per Cine1 Italia Srl. Il progetto gode del sostegno della Regione Marche , della Fondazione Marche Cultura e della Marche Film Commission, sottolineando l’impegno della regione nella promozione del cinema.
Le riprese nel cuore delle Marche
Le riprese si svolgeranno nelle prossime settimane in diverse località delle città di Ancona e Ascoli Piceno. La troupe è composta interamente da professionisti marchigiani, un aspetto che evidenzia il potenziale cinematografico del territorio. Ambientato nella storica Città dorica, il film narra una storia intensa che si sviluppa durante la notte di Halloween.
Il protagonista Christian, interpretato da Vincenzo Pirrotta, è un pasticciere cinquantenne afflitto dalla solitudine e dal diabete. Mentre sta preparando una torta nuziale per un cliente importante, alla sua porta bussa Nina , una giovane ucraina ventenne in evidente stato confusionale. Nina è la figlia della “bambina di Čhernobyl”, accolta anni prima da Christian nella sua casa.
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Questa premessa introduce uno scenario ricco di emozioni e conflitti interiori tra i due personaggi principali. L’incontro tra Christian e Nina non solo segna l’inizio di una nuova relazione ma anche il riemergere di ricordi dolorosi legati al passato.
Black out nella notte: tensione ed emozione
Durante la notte tempestosa in cui si svolge gran parte dell’azione, un violento temporale provoca un black out elettrico che costringe i protagonisti a confrontarsi con segreti taciuti troppo a lungo. Questo evento naturale diventa metafora dei conflitti interiori dei personaggi: l’oscurità esterna riflette quella interna.
L’interazione tra Christian e Nina evolve rapidamente; entrambi devono affrontare le loro paure più profonde mentre cercano risposte alle domande irrisolte sul loro passato comune. La trama promette momenti intensi dove riconciliazione ed emotività giocano ruoli chiave nel percorso narrativo.
“La bambina di Čhernobyl” si preannuncia come un’opera capace di esplorare temi universali come la memoria collettiva, il senso di colpa personale e il desiderio umano innato per redenzione attraverso una narrazione intima profondamente radicata nei paesaggi marchigiani.
Con questa produzione cinematografica, le Marche continuano a dimostrarsi terreno fertile per storie significative da raccontare al grande pubblico; non resta quindi che attendere ulteriori sviluppi su questo progetto artistico atteso dai cinefili locali e non solo.