La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16925 del 6 maggio 2025, ha affrontato il tema della concessione dell’attenuante per “lieve entità” in materia di rapina. Questa decisione arriva dopo la sentenza n. 86/2024 della Corte Costituzionale, che ha avuto un impatto significativo sul riconoscimento delle attenuanti nel contesto penale.
Motivo di ricorso e ammissibilità
Il caso esaminato dalla Corte riguarda un ricorso in cui si lamentava il mancato riconoscimento dell’attenuante per lieve entità da parte del giudice d’appello. La Corte ha ritenuto ammissibile il motivo di ricorso, sottolineando che la questione non poteva essere sollevata in sede di appello poiché l’intervento della Corte Costituzionale è avvenuto successivamente alla deliberazione della sentenza impugnata.
Secondo i principi giuridici stabiliti dalla giurisprudenza, non è possibile dedurre con un ricorso per cassazione l’omessa motivazione da parte del giudice d’appello riguardo al diniego dell’attenuante se tale questione era già proponibile durante l’appello e non è stata adeguatamente presentata attraverso motivi aggiunti o nelle conclusioni finali.
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Questo aspetto evidenzia come le opportunità processuali debbano essere sfruttate nei tempi e nei modi previsti dalla legge, affinché le questioni possano essere valutate correttamente dai vari gradi di giudizio.
L’attenuante della lieve entità nella giurisprudenza
Nel merito della questione relativa alla rapina, la Cassazione ha chiarito che l’attenuante per lieve entità rappresenta uno strumento supplementare rispetto ad altre attenuanti già previste dal codice penale italiano. Essa consente una maggiore flessibilità nella determinazione delle sanzioni applicabili a seconda della gravità effettiva dei fatti commessi.
La Corte ha specificato che se le caratteristiche del reato indicano una offensività minima, può legittimamente essere concessa questa attenuante anche se era già stata riconosciuta una diminuente comune ai sensi dell’articolo 62 comma 4 del codice penale. Questo approccio mira a garantire che ogni caso venga valutato singolarmente e con attenzione alle sue peculiarità.
Inoltre, la Cassazione ha delineato due possibilità riguardo al riconoscimento o al diniego dell’attenuante: da un lato può decidere sulla base degli elementi chiari emersi dalla motivazione della sentenza impugnata; dall’altro lato può annullare la sentenza qualora siano necessari accertamenti fattuali non effettuati nel giudizio precedente.
Valutazioni specifiche sul caso esaminato
Nel caso oggetto di analisi nella recente pronuncia, i magistrati hanno osservato come gli elementi forniti dal giudice d’appello lasciassero supporre che il fatto non fosse stato considerato di lieve entità. Il giudice aveva infatti fatto riferimento a un pregiudizio complessivo derivante dal reato commesso e aveva sottolineato sia il valore dei beni oggetto del tentativo di sottrazione sia l’intensità delle minacce esercitate nei confronti dell’addetto alla vigilanza durante l’accaduto.
Queste considerazioni sono state fondamentali nel determinare il rigetto della richiesta di attenuanti più favorevoli da parte degli imputati coinvolti nel procedimento penale. La decisione finale riflette quindi una volontà precisa da parte dei magistrati: garantire che ogni aspetto rilevante venga preso in considerazione prima di concedere benefici legali agli autori dei reati contro il patrimonio e la persona.