La Commissione europea contro razzismo accende il dibattito politico in Italia sulla profilazione razziale

La raccomandazione di Bertil Cottier sulla profilazione razziale in Italia scatena polemiche politiche, evidenziando le tensioni tra il governo italiano e le istituzioni europee sui diritti umani.
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La recente dichiarazione di Bertil Cottier, presidente della Commissione europea contro razzismo e intolleranza , ha riacceso un acceso dibattito politico in Italia. Cottier ha raccomandato al governo italiano di condurre uno studio indipendente sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine, scatenando reazioni immediate dalla maggioranza guidata da Giorgia Meloni. Questo episodio evidenzia le tensioni tra le istituzioni italiane e quelle europee riguardo ai diritti umani.

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Le dichiarazioni di Cottier e la reazione politica

Durante una conferenza stampa per presentare il report annuale dell’Ecri, Cottier ha sottolineato la necessità di affrontare fenomeni strutturali come la selezione delle persone fermate in base a origini etniche, la segregazione scolastica dei bambini rom e le discriminazioni verso persone trans e intersessuali. Nonostante il report non contenesse dati specifici sui singoli Stati, è stata proprio questa mancanza che ha attirato l’attenzione del governo italiano.

Un giornalista dell’Ansa ha chiesto a Cottier se avesse raccomandazioni specifiche per l’Italia. Il presidente Ecri ha rimandato a uno studio precedente pubblicato lo scorso ottobre, ribadendo l’importanza della ricerca sulla profilazione razziale. Tuttavia, questo richiamo è stato interpretato dalla maggioranza come un attacco ingiustificato alle forze dell’ordine italiane.

Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, ha definito le osservazioni del giurista svizzero “astruse e false“, mentre Maurizio Lupi dei Noi Moderati si è espresso criticamente nei confronti della Commissione europea accusandola di aver commesso errori simili nel passato. Queste reazioni hanno messo in luce una difesa compatta delle istituzioni nazionali contro quelle europee.

La posizione del governo italiano sulle istituzioni europee

Le affermazioni della premier Meloni hanno ulteriormente alimentato il dibattito sul ruolo delle istituzioni internazionali nella governance italiana. Meloni ha ricordato che l’Italia è stata tra i fondatori del Consiglio d’Europa nel 1949 con lo scopo di promuovere democrazia e diritti umani dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale. Ha denunciato quella che considera una deriva faziosa nelle dichiarazioni provenienti dalle istituzioni europee.

Questa posizione si allinea con una lettera inviata recentemente dal governo italiano alla Corte europea dei diritti dell’uomo , sostenuta anche da altri Paesi membri dell’Ue come Danimarca ed Estonia. Nella lettera si esprimeva preoccupazione per l’indipendenza della Corte rispetto ai diritti degli stranieri, suggerendo che tali garanzie siano superate o non più rilevanti.

La Lega si è schierata apertamente contro il Consiglio d’Europa definendolo un ente inutile da sciogliere; un’affermazione che riflette una crescente sfiducia verso le organizzazioni internazionali percepite come critiche nei confronti delle politiche nazionali.

Il ruolo del Quirinale nel contesto attuale

In questo clima teso tra politica interna ed esterna spicca la decisione del Quirinale di convocare Vittorio Pisani, capo della polizia italiana. L’incontro mira a rinnovare “stima e fiducia” nelle forze dell’ordine italiane dopo le recenti polemiche sollevate dal rapporto Ecri sul tema della profilazione razziale.

Il presidente Sergio Mattarella aveva già espresso sorpresa riguardo al contenuto del rapporto Ecri lo scorso ottobre; ora ci si aspetta che questo incontro serva non solo a sostenere le forze armate ma anche a rafforzare la posizione del governo davanti alle critiche esterne sulle questioni legate ai diritti umani.

Questo sviluppo potrebbe influenzare ulteriormente i rapporti tra Italia ed Europa mentre continua ad emergere un quadro complesso riguardante i diritti civili nel Paese; ciò pone interrogativi su quale direzione prenderà l’Italia nell’affrontare queste problematiche delicate all’interno dello scenario europeo contemporaneo.

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