La coscienza umana: confronto tra teorie scientifiche e implicazioni etiche

Il dibattito sulla coscienza si intensifica con il confronto tra la teoria dell’informazione integrata e quella dello spazio di lavoro globale, rivelando complessità e implicazioni bioetiche significative.
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La questione della coscienza continua a suscitare dibattiti accesi nel mondo scientifico. Due teorie principali, la teoria dell’informazione integrata e la teoria dello spazio di lavoro globale, cercano di spiegare come emerga questa complessa esperienza umana. Recenti studi condotti da un gruppo di neuroscienziati hanno messo a confronto queste due visioni, rivelando risultati che sollevano interrogativi non solo sul funzionamento della mente, ma anche sulle conseguenze bioetiche legate alla definizione di coscienza.

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Le teorie in competizione

Negli ultimi anni, il dibattito sulla natura della coscienza si è intensificato. Da un lato troviamo la teoria dell’informazione integrata , proposta dal neuroscienziato Giulio Tononi nel 2004. Questa teoria descrive la coscienza come una proprietà intrinseca dei sistemi che elaborano informazioni in modo unitario. Secondo l’IIT, il cervello integra le informazioni attraverso interazioni tra gruppi di neuroni; il livello massimo di integrazione determina il correlato neurale della coscienza.

Dall’altro lato c’è la teoria dello spazio di lavoro globale , formulata dallo psicologo Bernard Baars nel 1988. Questo modello suggerisce che il cervello opera con numerosi moduli mentali che elaborano informazioni in modo inconscio e competono per accedere a uno “spazio di lavoro globale”. Qui i processi possono comunicare tra loro e raggiungere così la consapevolezza.

Entrambi i modelli offrono spunti interessanti su come comprendere l’emergere della coscienza e sono stati oggetto di numerose ricerche negli ultimi anni. Tuttavia, nessuno dei due ha ancora fornito una spiegazione definitiva o universalmente accettata del fenomeno.

Il test delle teorie

Per cercare una maggiore imparzialità nella valutazione delle due teorie, un gruppo chiamato Cogitate Consortium ha deciso di mettere a confronto le previsioni dell’IIT e del GNWT attraverso esperimenti rigorosi. I risultati sono stati presentati nel 2023 su riviste scientifiche prestigiose come Nature ed hanno generato notevoli discussioni all’interno della comunità scientifica.

Il test ha mostrato che entrambi i modelli hanno avuto successi ma anche insuccessi significativi nelle loro previsioni riguardo alla manifestazione della coscienza in diversi contesti sperimentali. Questo pareggio evidenzia quanto sia complesso comprendere questo fenomeno umano fondamentale; sembra chiaro che siamo ancora lontani dall’avere una spiegazione completa o soddisfacente sulla natura della coscienza.

Le implicazioni delle scoperte sono ampie: stabilire se entità diverse da noi possano essere considerate dotate di consapevolezza potrebbe avere ripercussioni significative in ambito bioetico e legislativo, influenzando decisioni riguardanti pazienti in coma o intelligenze artificiali avanzate.

La teoria dell’informazione integrata

La proposta dell’IIT si basa sull’idea che ogni sistema capace d’elaborare informazioni può possedere una forma rudimentale di consapevolezza se presenta determinate caratteristiche strutturali ed operative. Tononi ha identificato cinque assiomi fondamentali per descrivere ciò: questi postulati delineano le proprietà necessarie affinché un sistema fisico possa generare esperienze soggettive complesse.

Un aspetto distintivo è rappresentato dal parametro “Phi”, utilizzato per misurare il livello d’integrazione delle informazioni all’interno del sistema cerebrale o artificiale considerato. Maggiore è l’interdipendenza tra gli elementi informativi elaborati dal sistema stesso, maggiore sarà percepita la sua capacità cognitiva e quindi potenzialmente anche quella consapevole.

Questa visione cartesiana implica un approccio retrospettivo: partendo dalla nostra esperienza diretta con la coscienza si cerca ora d’identificare quali condizioni fisiche siano necessarie affinché essa emerga nei sistemi complessi come quello umano o artificiale.

La teoria dello spazio di lavoro globale

La GNWT offre invece una prospettiva differente sulla dinamica cerebrale coinvolta nella formazione della consapevolezza umana. Secondo questo modello cognitivo proposto da Baars oltre trent’anni fa, esistono molteplici moduli mentali attivi simultaneamente nell’elaborazione inconscia delle informazioni provenienti dall’ambiente esterno così come dalle aree interne al cervello stesso.

L’idea centrale è quella del palcoscenico mentale dove avviene una sorta garà fra questi processori cognitivi per ottenere accesso alla consapevolezza collettiva; solo quelli più rilevanti riescono ad affermarsi nello spazio condiviso portando così messaggi utilissimi al nostro comportamento quotidiano ed alle nostre decisioni cognitive più elevate.

Questo approccio sottolinea non solo l’importanza degli aspetti modularizzati nella mente umana ma anche quanto sia cruciale capire quali meccanismi permettano ad alcune esperienze mentali d’essere portate alla luce mentre altre rimangono nell’ombra dell’inconscio.

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