Un anno fa, alcuni collaboratori della premier Giorgia Meloni iniziarono a manifestare ottimismo riguardo alla possibile nomina di un diplomatico italiano come nuovo rappresentante speciale della NATO per le relazioni con i paesi del Sud. Questa notizia suscitò discussioni nei media e in Parlamento, ma le reali responsabilità e mansioni del nuovo inviato rimasero poco chiare. L’Italia ha da tempo cercato di attirare l’attenzione dell’Alleanza Atlantica sul “fianco sud”, ovvero sul Mediterraneo, chiedendo una maggiore considerazione per gli sviluppi politici e militari in Africa.
Il contesto della nomina
Negli ultimi anni, l’Italia ha tentato di spingere la NATO a focalizzarsi maggiormente sulle questioni legate al Mediterraneo e all’Africa. Questo interesse è emerso con forza sotto il governo Meloni, che ha visto nel rafforzamento delle relazioni con i paesi africani una priorità strategica. I ministri degli Esteri e della Difesa, Antonio Tajani e Guido Crosetto, hanno più volte sostenuto questa causa nel corso dei loro mandati.
Tuttavia, nonostante gli sforzi italiani per ottenere la nomina di un rappresentante speciale per il “fianco sud”, nel luglio 2024 Jens Stoltenberg assegnò questo incarico allo spagnolo Javier Colomina. La reazione del governo italiano fu immediata: Crosetto espresse fiducia nella possibilità di rivedere tale decisione dopo l’arrivo dell’ex primo ministro olandese Mark Rutte come nuovo segretario generale della NATO nell’ottobre successivo. Ma anche questa speranza si è rivelata infondata.
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Le dichiarazioni recenti
Mercoledì scorso durante il Question Time al Senato, Giorgia Meloni è tornata sull’argomento rispondendo a una domanda posta da Carlo Calenda. Ha affermato che è giunto il momento affinché la NATO presti maggiore attenzione al “fianco sud” dell’Alleanza. Questa dichiarazione ha avuto un sapore sia di protesta che d’ammissione rispetto all’inconcludenza delle trattative italiane su questo tema cruciale.
Fonti interne alla NATO confermano che Colomina continuerà a ricoprire il suo ruolo senza alcuna nuova nomina prevista all’orizzonte. Questo scenario evidenzia la difficoltà storica dell’Italia nell’inserire le proprie istanze nelle agende internazionali riguardanti la sicurezza mediterranea ed africana.
L’importanza strategica del fianco sud
La questione del “fianco sud” non è nuova; essa preoccupa i governi italiani da oltre quindici anni poiché l’attenzione della NATO si è progressivamente spostata dall’Europa verso altre aree geografiche come l’Indopacifico e l’Ucraina. Gli Stati Uniti hanno ridotto notevolmente le loro attenzioni verso questioni mediterranee ed africane mentre crescevano sfide significative legate alle migrazioni massicce dal Nord Africa verso l’Europa.
L’Italia chiede ora maggior supporto finanziario e militare per affrontare queste problematiche in Africa attraverso lo sviluppo economico locale; ciò potrebbe contribuire ad evitare ingerenze russe o cinesi nella regione ed evitare conflitti interni che possano avere ripercussioni dirette sui paesi europei.
Le difficoltà nelle trattative
Nel giugno 2022 durante una riunione a Madrid sotto il governo Draghi, fu difficile ottenere inserimenti specifici nel documento strategico della NATO riguardanti il “fianco sud”. Da allora Meloni e Crosetto hanno costantemente sottolineato i rischi derivanti dalla sottovalutazione delle minacce provenienti dall’Africa nei vari incontri internazionali ai quali hanno partecipato.
Durante uno dei recentissimi vertici G7 tenutosi a Borgo Egnazia, Meloni presentò dati visivi sull’influenza crescente esercitata da Russia e Cina su diversi stati africani vicini all’Europa; ciò mirava ad evidenziare quanto fosse urgente affrontare queste dinamiche prima che diventassero problematiche più gravi sul piano geopolitico europeo.
Nonostante questi sforzi però la proposta italiana per avviare missioni specifiche in Nord Africa non trovò accoglienza presso gli alleati europei né presso Stoltenberg stesso; così facendo venne meno anche parte sostanziale del Piano Mattei dedicato alla cooperazione con i paesi africani avviatos dal governo italiano sin dal 2022.