Il libro “Francesco. Il Papa della misericordia” di Andrea Tornielli, in uscita il 27 maggio, racconta un episodio significativo del pontificato di Jorge Mario Bergoglio. L’estratto pubblicato offre uno spaccato della personalità del Papa e della sua capacità di avvicinarsi a chi soffre attraverso gesti concreti, come le sue famose telefonate. In particolare, viene narrata la chiamata che Francesco fece allo scrittore e giornalista Mario Palmaro, malato terminale.
Le telefonate del Papa: una pratica consueta
Papa Francesco ha reso le sue telefonate una prassi durante il suo pontificato. Questi contatti non sono solo atti formali ma espressioni autentiche di empatia verso chi si trova in difficoltà. Molte delle persone che ricevono queste chiamate sono sconosciute al grande pubblico e preferiscono mantenere private le conversazioni con il Pontefice. Tuttavia, alcune storie emergono grazie alla volontà dei protagonisti stessi.
Tornielli racconta come abbia chiesto al Papa quali criteri seguisse per decidere a chi telefonare tra le numerose lettere ricevute. La risposta fu rivelatrice: Francesco tiene da parte quelle lettere che lo colpiscono particolarmente e decide poi se è opportuno contattare i mittenti per offrire supporto morale o spirituale.
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Ogni quindici giorni, il Santo Padre dedica tempo a contattare amici detenuti nelle carceri argentine per mantenere vivo quel legame umano fondamentale anche nei momenti più bui della vita delle persone.
La storia di Mario Palmaro
Mario Palmaro era uno scrittore e giornalista noto per aver espresso critiche al pontificato di Francesco insieme al collega Alessandro Gnocchi. Quando la malattia lo colpì gravemente, gli amici chiesero preghiere per lui al Papa. Tornielli decise così di informare Bergoglio sulla situazione critica dell’amico.
Il 31 ottobre 2013, dopo aver appreso delle condizioni disperate del giornalista, il Pontefice si mise in contatto con Tornielli chiedendo se fosse opportuno chiamarlo direttamente o meno. Questo gesto dimostra la sensibilità del Papa nei confronti delle persone sofferenti; nonostante l’importanza dei suoi impegni quotidiani, egli cercava sempre modi concreti per mostrare vicinanza ai bisognosi.
Dopo aver confermato che una chiamata non avrebbe disturbato Palmaro né la sua famiglia, Bergoglio decise infine d’intraprendere questo passo importante nel pomeriggio successivo.
Il contenuto della conversazione
Il giorno seguente alla messa celebrata presso il cimitero del Verano a Roma, Papa Francesco riuscì finalmente a parlare con Mario Palmaro tramite sua moglie. Durante quella conversazione intima e toccante emerse l’umanità profonda del Pontefice; egli espresse affetto verso l’uomo oltre alle critiche ricevute nel passato da parte dello stesso Palmaro riguardo alla sua gestione ecclesiastica.
Palmaro riferì poi che quello scambio fu significativo anche dal punto di vista spirituale; sentiva l’empatia sincera da parte del Santo Padre durante un periodo drammatico della propria vita. Nonostante le divergenze ideologiche passate tra i due uomini — evidenziati dagli articoli pubblicati su “Il Foglio” — emerse chiaramente una comunione nella fede cristiana condivisa dai due interlocutori.
La notizia dell’intervento papale rimase inizialmente riservata fino a quando Roberto Beretta ne parlò sul suo blog VinoNuovo; successivamente altri media ripresero la notizia amplificando così l’eco dell’evento toccante vissuto da entrambi gli uomini coinvolti nella storia.
L’eredità lasciata da Mario Palmaro
Mario Palmaro morì nel marzo 2014 nella sua abitazione a Monza dopo aver combattuto contro il cancro per diversi mesi. Dopo la sua scomparsa, Papa Francesco continuò a ricordarlo con affetto nelle sue preghiere personali ed esprimeva spesso desiderio d’incontrare i familiari dell’uomo scomparso come segno tangibile d’affetto verso coloro che vivono situazioni simili.
Nel corso degli anni successivi all’evento tragico legato alla morte dello scrittore italiano ci furono ulteriori menzioni riguardanti lui durante colloqui privati tra Tornielli e Bergoglio; questi scambi testimoniano quanto fosse forte quel legame umano nato anche dalle differenze ideologiche precedentemente espresse dal defunto giornalista.