Matteo Paggi, trombonista emergente della scena jazz italiana, è entrato in sala di incisione con i Fearless Five per registrare un nuovo album sotto l’etichetta Parco della Musica. Questo progetto musicale rappresenta un evento significativo, poiché è dal 2021 che Enrico Rava non pubblica un disco con il suo gruppo. L’ultimo lavoro in studio risale a “Wild Dance” del 2015. La notizia ha suscitato grande interesse tra gli appassionati di jazz e gli addetti ai lavori.
L’incontro con Enrico Rava
Matteo Paggi racconta come ha conosciuto Enrico Rava, una figura iconica del jazz italiano. Sebbene avesse sempre saputo chi fosse, la sua musica non era stata mai approfondita fino a quando non si trasferì ad Amsterdam per studiare. Qui ha condiviso la sua vita con Andrea, un amico trombettista che lo ha introdotto alla musica di Rava attraverso vari album. Colpito dalla bellezza delle composizioni del trombettista, Matteo decide di partecipare a uno dei seminari tenuti da Rava a Siena nell’agosto 2022.
Durante il seminario, Matteo suona insieme ad altri giovani musicisti e riesce subito a catturare l’attenzione di Rava. Dopo aver eseguito “The Trial”, uno dei brani del maestro, riceve una proposta inaspettata: suonare insieme durante un concerto programmato per il giorno successivo a Medicina. Nonostante l’emozione iniziale e le circostanze particolari—con Francesco Diodati alla chitarra e Francesco Ponticelli al contrabbasso—il concerto si rivela un successo tanto che la moglie di Rava suggerisce al marito di formare un quintetto con quei musicisti.
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Il processo creativo dietro il nuovo disco
La registrazione dell’album rappresenta per Matteo una realizzazione personale importante; infatti è stato descritto come “l’avverarsi di un sogno”. Durante i concerti precedenti all’incisione ufficiale dell’album, la band aveva già sviluppato una certa intesa musicale senza dover ricorrere alle prove tradizionali. Secondo quanto riferito da Matteo, le prove sono sostituite dall’esperienza live dove ogni musicista può esprimersi liberamente.
Rava tende ad evitare scalette rigide; ogni concerto offre nuove opportunità creative grazie all’improvvisazione collettiva sul palco. Questo approccio consente ai membri della band non solo di affinarsi musicalmente ma anche di esplorare nuove sonorità senza vincoli predefiniti.
L’importanza dell’improvvisazione nel gruppo
Matteo sottolinea come ognuno dei membri contribuisca attivamente alla creazione musicale all’interno dei Fearless Five; tutti sono considerati compositori nel loro diritto e portano idee fresche al progetto comune. In particolare riguardo all’elettronica utilizzata durante le performance dal vivo – strumento che lui stesso impiega – afferma che essa può trasformare radicalmente l’atmosfera delle canzoni eseguite.
Un episodio significativo avviene durante il festival San Sebastián dove utilizza effetti elettronici sul suo trombone mentre improvvisa liberamente sotto la guida incoraggiante dello stesso Rava: “Fa’ tutto quel che ti passa per la testa”. Questa libertà creativa permette ai musicisti non solo d’esprimersi ma anche d’interagire profondamente tra loro sul palco.
La formazione musicale classica e le influenze artistiche
Originario delle Marche ed educato presso il Conservatorio Rossini di Pesaro nella musica classica prima d’approdare al mondo del jazz ad Amsterdam, Matteo spiega come questa transizione sia stata fondamentale nella sua crescita artistica. Ha scelto Amsterdam perché riconosciuta come una delle capitali europee del jazz contemporaneo grazie alla qualità dei suoi conservatori musicali.
Le sue influenze musicali spaziano dall’early jazz fino ai moderni trombonisti italiani come Gianluca Petrella; egli stesso ammette quanto sia importante conoscere i grandi nomi della storia del jazz pur mantenendo viva la propria ricerca stilistica personale attraverso esperimenti sonori innovativi ed originali.
Progetti futuri oltre i Fearless Five
Oltre alla collaborazione con Enrico Rava nei Fearless Five, Matteo gestisce due progetti distintivi: WORDS e The Giraffes. Con WORDS si dedica principalmente alla musica contemporanea caratterizzata da improvvisazioni libere mentre The Giraffes riflette maggiormente le sue inclinazioni rockettaro-metalliche attraverso brani scritti più strutturati.
Inoltre partecipa anche a gruppi dedicati al dixieland come The Fried Seven, dimostrando così versatilità artistica nell’affrontare diversi generi musicali mantenendo sempre salda la propria identità sonora unica.