Martedì 24 giugno, Giorgia Meloni e Donald Trump si sono trovati insieme durante una cena offerta dai reali d’Olanda, all’inizio del vertice Nato. Questo incontro ha rappresentato un momento significativo per l’Italia e l’Unione Europea, che stanno rispondendo alle richieste dell’ex presidente americano. Meloni ha sottolineato l’importanza di un avvicinamento tra Washington e le istanze europee.
Il primo momento chiave: il colloquio con Trump
Durante un punto stampa tenutosi nel pomeriggio successivo alla cena, Giorgia Meloni ha condiviso dettagli sul suo incontro con Donald Trump. I giornalisti erano particolarmente interessati a conoscere i temi discussi tra i due leader. La premier italiana ha rivelato che uno dei principali argomenti trattati è stato il Medioriente, in particolare la tregua tra Israele e Iran e la possibilità di riprendere i negoziati sul nucleare iraniano.
Meloni ha evidenziato la necessità di applicare la stessa determinazione mostrata nella questione mediorientale anche per altri conflitti attuali come quello in Ucraina e a Gaza. Ha affermato: «Ho detto a Donald Trump che serve la stessa determinazione per altri due importanti “cessate il fuoco”: in Ucraina, dove la Russia sembra non voler fare passi avanti; e a Gaza, dove la situazione è insostenibile». Queste dichiarazioni mettono in luce l’urgenza della premier nel richiedere interventi concreti su questioni internazionali critiche.
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Inoltre, Meloni ha menzionato le sue interlocuzioni con leader come Netanyahu riguardo alla situazione a Gaza. Questo approccio dimostra non solo una volontà di dialogo ma anche una strategia mirata ad affrontare crisi globali attraverso collaborazioni internazionali.
Il secondo momento chiave: spesa militare e libero scambio
Il secondo aspetto rilevante emerso dal vertice riguarda le dichiarazioni fatte da Meloni durante il giro di tavolo dei leader presenti al summit Nato. Rivolgendosi direttamente a Trump, lo ha invitato ad associare l’aumento della spesa militare con lo sviluppo di un’area transatlantica di libero scambio. Ha descritto queste due iniziative come «due facce della stessa moneta», suggerendo che entrambe siano essenziali per garantire stabilità economica ed efficacia nella difesa comune.
Meloni si è espressa favorevolmente riguardo all’idea di accordi tariffari più leggeri; infatti si è detta «abbastanza d’accordo» su una possibile intesa al 10%, definendola non particolarmente impattante sulle imprese italiane. Questa posizione era stata anticipata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani ed evidenzia un approccio pragmatico da parte del governo italiano verso le politiche commerciali internazionali.
La premier italiana ha inoltre sottolineato quanto sia fondamentale mantenere compatta l’Alleanza atlantica mentre gli impegni sul riarmo vengono considerati significativi ma sostenibili per tutte le nazioni coinvolte nel progetto NATO. Contrariamente alle affermazioni del responsabile economico della Lega Alberto Bagnai riguardo all’insostenibilità dell’obiettivo del 5% del Pil destinato alla spesa militare, Meloni sostiene che tali impegni non distoglieranno risorse dalle altre priorità governative.
Le posizioni italiane sulla difesa comune europea
Giorgia Meloni si è espressa chiaramente contro ipotesi relative alla creazione di un esercito o difesa comune europea separata dalla NATO. Ha affermato: «Attenzione alle sovrapposizioni». L’Italia rimane fermamente ancorata al modello NATO basato su eserciti nazionali cooperanti piuttosto che sulla costruzione di forze armate sovranazionali autonome.
In questo contesto politico complesso, il governo italiano sta puntando sulla costruzione della colonna europea dell’Alleanza Atlantica per riequilibrare i contributi americani nelle operazioni comuni. Inoltre, durante gli incontri con gli alleati nordatlantici sono stati discussi aspetti cruciali come l’impegno verso il fianco Sud contro minacce emergenti provenienti dalla Russia nell’Africa settentrionale.
Infine, Meloni ha insistito sull’importanza delle nuove tecnologie nella guerra moderna dicendo: «Oggi un satellite può valere più di un carrarmato», citando esplicitamente esempi pratiche come quelli forniti dalla resistenza ucraina contro le aggressioni russe.