Un’inchiesta del Wall Street Journal ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo al coinvolgimento di Meta, la società madre di Facebook e Instagram, nel proliferare delle truffe online. Secondo documenti interni risalenti al 2022, il 70% dei nuovi inserzionisti attivi sulla piattaforma promuoveva attività fraudolente o beni di scarsa qualità. L’azienda ha risposto sostenendo che i dati sono obsoleti e che sono stati fatti significativi investimenti per combattere lo spam.
Le truffe su Facebook e Instagram
Le piattaforme social gestite da Meta non sono solo un luogo di interazione sociale, ma anche un terreno fertile per le frodi. Celebrità come Jamie Lee Curtis e Brad Pitt hanno recentemente denunciato l’uso improprio delle loro immagini in truffe legate ai deepfake. Gli utenti segnalano una varietà di inganni che spaziano dai commenti automatici a pubblicità ingannevoli. La situazione è allarmante: secondo l’inchiesta del Wall Street Journal, nel 2022 il numero crescente di inserzioni fraudolente ha messo in luce un mercato fiorente per i truffatori.
Le modalità operative dei criminali si rivelano sofisticate; molti annunci falsi utilizzano marchi noti o storie strappalacrime per attrarre vittime ignare. Negli Stati Uniti, ad esempio, un’attività locale è stata sfruttata da oltre 4.400 annunci falsificati mentre solo quindici erano autentici. Questo fenomeno non danneggia soltanto gli utenti finali ma colpisce anche le aziende legittime attraverso recensioni negative generate dalle esperienze degli utenti con le truffe.
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Il danno economico alle vittime
Il mercato delle frodi su queste piattaforme rappresenta una minaccia concreta sia per i consumatori sia per le piccole imprese che operano onestamente. Le conseguenze economiche possono essere devastanti: molte persone perdono denaro a causa di acquisti effettuati tramite annunci falsificati e aziende innocenti subiscono danni alla loro reputazione a causa della confusione generata dalle inserzioni fraudolente.
Erin West, procuratore della contea di Santa Clara in California ed esperta nel settore delle frodi online, ha evidenziato come alcune pratiche illegali siano alimentate da reti criminali internazionali che sfruttano individui vulnerabili costretti a lavorare sotto minacce severe. Queste persone spesso cadono nella rete dopo aver risposto a offerte lavorative fasulle o cercando semplicemente opportunità economiche.
La questione diventa ancora più complessa quando si considera la provenienza geografica dei contenuti fraudolenti; gran parte degli annunci ingannevoli proviene dal Sud-est asiatico dove operano laboratori dedicati alla creazione di contenuti falsificati.
La risposta tardiva di Meta
Nonostante le evidenze presentate dall’inchiesta del Wall Street Journal riguardo alla proliferazione delle frodi sulle sue piattaforme, Meta sembra riluttante ad adottare misure più rigorose contro gli inserzionisti problematici. Dipendenti ed ex dipendenti hanno riferito al quotidiano statunitense che ci sono stati numerosi avvisi su casi allarmanti senza alcuna azione significativa intrapresa dall’azienda.
Meta guadagna miliardi dagli annunci pubblicitari; nel solo anno scorso il fatturato derivante da questa attività ammontava a circa 160 miliardi di dollari. Prima che un account venga bloccato permanentemente deve ricevere fino a 32 avvisi riguardanti comportamenti scorretti; questo sistema sembra proteggere più gli interessi commerciali dell’azienda piuttosto che tutelare gli utenti dalla disinformazione e dalle frodi.
Dichiarazioni ufficiali e impegni futuri
In risposta alle accuse mosse dal Wall Street Journal, un portavoce dell’azienda ha dichiarato che Meta sta intensificando i suoi sforzi contro l’aumento delle frodi online attraverso vari strumenti tecnologici come il riconoscimento facciale e collaborazioni con istituzioni finanziarie per affrontare questa problematica complessa.
Tuttavia, la compagnia continua ad affermare la sua esenzione da responsabilità rispetto ai contenuti creativi dagli utenti grazie alla Sezione 230 della legge statunitense sulle telecomunicazioni. Nonostante ciò, Meta ribadisce l’impegno verso una lotta efficace contro le attività fraudolente sulle sue piattaforme dichiarando chiaramente: «Nessuno vuole attività fraudolente sulle nostre piattaforme».
L’inchiesta mette quindi in luce non solo la gravità del problema ma anche quanto sia cruciale monitorarne l’evoluzione nei prossimi mesi mentre l’industria digitale continua ad affrontare sfide sempre maggiormente complesse legate alle frodi online.