Netflix, la piattaforma di streaming più grande del mondo, ha visto un significativo calo delle sue azioni a Wall Street. Il ribasso è avvenuto dopo che il presidente Donald Trump ha annunciato l’intenzione di imporre una tassa del 100% sui film prodotti all’estero. Questa notizia ha suscitato preoccupazioni tra gli investitori e potrebbe avere ripercussioni sul mercato dell’intrattenimento.
La flessione delle azioni di Netflix
Le azioni di Netflix hanno registrato un calo fino al 4%, scendendo a 1.113 dollari per titolo. Questo rappresenta la peggior perdita giornaliera dal 4 aprile scorso. L’annuncio del presidente Trump, fatto domenica sera, prevede l’imposizione di un dazio su tutti i film provenienti dall’estero, giustificandolo con motivi legati alla sicurezza nazionale. Secondo Trump, i film realizzati al di fuori degli Stati Uniti rappresentano una minaccia per il paese.
Il crollo delle azioni non ha colpito solo Netflix; anche altre grandi aziende del settore intrattenimento hanno subito perdite significative. Disney ha visto le sue azioni scendere del 2%, mentre Warner Bros Discovery e Paramount Global hanno registrato rispettivamente un calo del 3% e del 2%. Anche Comcast, proprietaria della Universal Pictures, ha subito una flessione dell’1%. Questi dati evidenziano come le nuove politiche commerciali possano influenzare negativamente tutto il settore.
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Impatto economico dei dazi sui film
L’impatto economico dei dazi proposti è difficile da quantificare poiché i film sono considerati servizi piuttosto che beni materiali tradizionali. A differenza dei prodotti fisici soggetti a tariffe all’ingresso nei porti statunitensi, i film presentano una struttura tariffaria complessa che solleva interrogativi su come verranno applicati questi nuovi costi.
Henning Molfenter, ex capo dei Babelsberg Studios in Germania e produttore noto per opere come “Il pianista” e “Captain America: Civil War”, ha espresso dubbi sulla chiarezza della proposta: “Si parla solo di film o anche di serie in streaming? E cosa succede con le coproduzioni internazionali?”. Queste domande rimangono senza risposta e contribuiscono ad aumentare l’incertezza nel settore cinematografico.
Contesto attuale della produzione cinematografica
Secondo Ampere Analysis, nel corso del 2024 oltre il 51% della spesa per contenuti da parte di Netflix sarà destinata a produzioni realizzate al di fuori dell’America settentrionale. Inoltre, circa il 70% degli abbonamenti paganti proviene dagli utenti situati al di fuori degli Stati Uniti e Canada. Tra le serie più popolari negli ultimi tempi ci sono titoli girati all’estero come “Bridgerton”, drama britannico ambientato nell’epoca Regency, e “Squid Game”, thriller sudcoreano che ha conquistato pubblico globale.
Questa tendenza indica quanto sia importante per Netflix diversificare la propria offerta con contenuti internazionali ed evidenzia potenziali rischi derivanti dalle nuove politiche fiscali annunciate dal governo statunitense.
La reazione degli investitori prima dell’annuncio
Prima dell’annuncio riguardante i nuovi dazi sui film esteri, molti analisti finanziari consideravano le azioni Netflix relativamente sicure rispetto ad altri titoli vulnerabili alle turbolenze economiche causate dai cambiamenti nelle politiche commerciali globali. Un report recente pubblicato dalla Bank of America aveva descritto la situazione attuale con toni ottimisti: “Prevedibile in un mondo imprevedibile”. Fino alla chiusura della settimana precedente all’annuncio presidenziale sulle tasse ai film stranieri, Netflix aveva registrato un incremento notevole delle sue quotazioni nel corso dell’anno corrente; questo risultato era nettamente superiore rispetto ai rendimenti ottenuti dai concorrenti diretti come Meta , Amazon , Apple ed Alphabet .
La situazione attuale pone interrogativi sul futuro immediato non solo per Netflix ma anche per tutto il panorama audiovisivo globale in cui operano molteplici attori economici.