Nuovo capitolo nel contenzioso fiscale tra Italia e colossi tecnologici americani

Meta, X e LinkedIn ricorrono contro l’Agenzia delle Entrate italiana per contestare richieste fiscali significative legate all’Iva su servizi gratuiti, in un contesto di tensioni commerciali tra USA ed Europa.
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Il braccio di ferro tra il fisco italiano e le grandi aziende tecnologiche statunitensi si arricchisce di un nuovo capitolo. Secondo quanto riportato da fonti vicine alla questione, Meta, X e LinkedIn hanno presentato ricorso contro l’Agenzia delle Entrate italiana dopo che è sfumato un accordo per il pagamento dell’Iva. Al centro del contenzioso c’è la registrazione gratuita degli utenti sulle piattaforme social, considerata dalle autorità italiane come una transazione imponibile ai fini fiscali.

Le richieste fiscali nei confronti dei colossi tech

Nel marzo scorso, l’Agenzia delle Entrate ha emesso avvisi di accertamento per importi significativi: circa 887 milioni di euro a carico di Meta, 140 milioni a LinkedIn e 12,5 milioni a X. Questi importi sono stati contestati dalle aziende che hanno deciso di ricorrere presso un tribunale tributario di primo grado alla scadenza dei termini previsti per la risposta. Meta ha dichiarato di aver collaborato pienamente con le autorità in merito ai propri obblighi fiscali sia secondo il diritto comunitario che locale. Tuttavia, l’azienda si oppone ferocemente all’idea che l’accesso alle proprie piattaforme debba essere soggetto all’imposta sul valore aggiunto.

La situazione rimane incerta poiché non è chiaro se i ricorsi presentati porteranno a un processo tributario lungo e complesso, articolato su tre gradi di giudizio. Nel frattempo, l’Italia sta preparando domande da sottoporre al Comitato Iva della Commissione Europea; una risposta ufficiale è attesa entro la primavera del 2026.

Settori potenzialmente coinvolti nella questione dell’Iva

Non solo i giganti della tecnologia sono interessati dalla richiesta fiscale italiana; esperti avvertono che questa controversia potrebbe estendersi ad altri settori economici. Compagnie aeree, supermercati ed editori potrebbero trovarsi coinvolti nell’obbligo del pagamento dell’Iva per servizi online gratuiti offerti agli utenti in cambio dell’accettazione dei cookies per la profilazione dei dati personali.

Questa richiesta sull’imposta sul valore aggiunto rappresenta solo uno degli aspetti delle tensioni commerciali esistenti tra le big tech americane e i paesi europei. La situazione è ulteriormente complicata dall’annuncio da parte del presidente americano Donald Trump riguardo all’introduzione di dazi al 30% dal primo agosto scorso sulle importazioni provenienti dall’Europa.

Secondo quanto riportato da Reuters, Meta non ha modificato il suo modello “pay-or-consent”, nonostante i rischi legati alle possibili sanzioni imposte dall’Unione Europea. Inoltre, come evidenziato dal Financial Times, la Commissione Europea ha interrotto una delle sue indagini sulla piattaforma X riguardante violazioni delle norme sulla trasparenza digitale; questo passo sembra mirare a facilitare negoziati commerciali più ampi con gli Stati Uniti.

La questione fiscale continua quindi ad essere al centro del dibattito pubblico europeo e americano mentre entrambe le parti cercano soluzioni sostenibili in un contesto commerciale sempre più complesso.