A Candelo, nel Biellese, un tranquillo ufficio postale è stato teatro di una rapina armata che ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza delle filiali postali in Piemonte. L’episodio, avvenuto la scorsa settimana, ha visto coinvolti tre uomini con precedenti penali. Grazie a un’operazione coordinata tra carabinieri e polizia, i malviventi sono stati arrestati in pochi giorni. La procura di Biella ha seguito da vicino le indagini.
I dettagli della rapina
La rapina si è consumata in pochi attimi ma ha lasciato il segno nella comunità locale. Secondo quanto emerso durante una conferenza stampa tenutasi il 24 giugno, l’autista del commando è stato identificato grazie alle immagini delle videocamere di sorveglianza dell’ufficio postale. Armato e minaccioso, il rapinatore è entrato nell’ufficio e ha intimorito i dipendenti presenti; per dare maggiore peso alla sua azione criminale, ha sparato almeno tre colpi in aria prima di fuggire con un bottino di soli 600 euro.
Il gruppo era composto da un 39enne e un 45enne residenti nel Biellese ma originari rispettivamente della Calabria e della Puglia, insieme a un 60enne proveniente dalla provincia di Verbania. Per cercare di depistare le forze dell’ordine dopo la rapina, hanno inscenato il furto di una vettura noleggiata da uno dei membri del gruppo stesso. La macchina è stata poi abbandonata nel quartiere Chiavazza dove è stata data alle fiamme per eliminare ogni prova del loro passaggio.
Le indagini sono state rapide ed efficaci: due dei tre uomini sono stati già arrestati convalidando gli ordini d’arresto emessi dalla magistratura; per il terzo soggetto si attende ora la decisione del giudice per le indagini preliminari .
Le reazioni delle autorità
Durante la conferenza stampa che ha fatto seguito agli arresti erano presenti figure chiave come il procuratore Ruggero Mauro Crupi e la pm Paola Francesca Ranieri. Hanno illustrato i dettagli dell’operazione insieme al luogotenente Edoardo Solari dei carabinieri e al commissario Filippo Barba della squadra mobile.
L’episodio non rappresenta un caso isolato nella regione piemontese; infatti gli sportelli postali continuano ad essere obiettivi privilegiati per i malviventi. Solo nell’anno corrente si sono registrate diverse rapine simili a Settimo Torinese, Caselle e Carmagnola: qui due uomini avevano fatto irruzione armati durante l’orario d’apertura rubando circa 1.300 euro mentre a Caselle fu catturato un ex dipendente che tentò una rapina travestito da corriere espresso.
Il problema della sicurezza negli uffici postali
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dalle recenti vicende riguarda l’inadeguatezza delle misure di sicurezza adottate negli uffici postali piemontesi, soprattutto nei comuni più piccoli o mediocri come Candelo. Molte filiali risultano sprovviste sia di vigilanza armata sia di sistemi d’allerta moderni ed efficaci; spesso anche l’organizzazione interna degli spazi rende difficile rispondere prontamente a situazioni critiche come quella verificatasi recentemente.
Le sigle sindacali hanno espresso forte preoccupazione su questo tema già lo scorso anno: «Non possiamo accettare – dichiarava allora UIL Poste Piemonte – che gli sportelli diventino luoghi rischiosi per lavoratori ed utenti». Le richieste avanzate includono piani straordinari volti ad aumentare la sicurezza attraverso installazione massiccia di telecamere moderne o vetri antiproiettile oltre alla presenza costante di vigilanza nei momenti ritenuti più sensibili.
Indagini in corso su collegamenti con altri crimini
Candelo non è sola nella lotta contro questo fenomeno criminale; altre città stanno affrontando problemi simili legati all’incolumità pubblica nelle strutture dedicate ai servizi essenziali come quello postale. Nonostante l’efficacia dimostrata dalle forze dell’ordine nell’arrestare rapidamente i responsabili della recente aggressione armata, resta aperta una questione fondamentale: molti uffici continuano ad essere facili bersagli per bande organizzate.
Nel frattempo, le autorità continuano le indagini approfondite sui tre individui arrestati cercando eventuali legami con altri episodi criminosi avvenuti nello stesso periodo o nelle aree limitrofe del Piemonte fino alla Lombardia.